mercoledì 23 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo XI

Faenza, sono le 2,25.

La piazza è là dietro le case, e in piazza c'è l'arrivo. Mancheranno 250metri. Sotto i piedi il pavé, lastroni di porfido.


Incrocio alcuni atleti che tornano con lo zaino e la medaglia, hanno già finito la loro corsa. Passi doloranti, volti distrutti dalla fatica, ma felici. Eccone uno, è Leonardo Bisori, lo riconosco, toscanaccio, sarà arrivato un’ora fa, ci scommetto... lo saluto, chissà se mi ha riconosciuto.

Io me lo ricordo bene, era il 30 di Gennaio, in mezzo ad una tempesta di neve, mentre provavamo insieme la salita della Colla. Eravamo in 6: io, lui, Enrico, Andrea Accorsi, Monica Barchetti e Marco Barbieri.

Quel gruppetto andava troppo forte per me, ma ero voluto rimanere con loro, avevo tenuto duro, facevo fatica, ma ero voluto rimanere con loro. Era la 1° volta che la facevo, quella salita maledetta, ed ancora non la conoscevo: era dura, dura, dura, gli altri mi avevano staccato, di 2-300metri forse, facevo veramente fatica.

Eravamo dopo Razzuolo, il tratto più duro, mancavano 3km alla cima. Vista la mia difficoltà, Leonardo aveva rallentato, era venuto indietro a prendermi ed era stato con me, poi lo stesso aveva fatto Marco, io gli dicevo di andare, ma lui rimaneva con me, poi tutti insieme si erano fermati e mi avevano aspettato all’ultima fontana, a meno di 2km dalla Colla.

Io un pivello, loro invece... era gente abituata a correre per 100km, per 12, anche 24ore, Accorsi era in grado di vincere gare di endurance, Monica aveva corso in Nazionale ai mondiali di 100km in Corea, ed io ero lì con loro… Sentire il loro conforto, la loro incondizionata e genuina amicizia mi aveva dato una forza che non sapevo di avere.

Ricordo proprio Monica, a quella fontana, che mi chiedeva come stavo, io avevo risposto “Adesso vado in fuga!”… a momenti ci finiva dentro, alla fontana. E così eravamo arrivati lassù tutti insieme, e Bisori alla Colla ci aveva fatto quella foto, che per me vale ancora ben più di una medaglia di qualsiasi maratona.


Certe cose non si dimenticano.


Ecco, entro in piazza, mi volto per vedere se c’è qualcuno che arriva da dietro… un podista c'è, ma è troppo lontano... e non mi prenderà mai, perché adesso corro, corro, corro, vedo l’arrivo.

C’è tanta gente, applaudono, salgo sul tappeto rosso, 50, 40 metri, corro, vedo il tempo sullo striscione: leggo 11h26’…, wow! Corro, corro, corro, alzo le braccia... ARRIVO!

E' finita.

Una notte magica, indimenticabile… una corsa durissima, terribile, infinita, una sofferenza mentale e fisica quasi disumana, che si sopporta solo convincendo mente e corpo che è per l’ultima volta, che non c’è domani.

Ho vinto la mia sfida e realizzato il mio sogno, onorando questa corsa meravigliosa: ho messo sul piatto tutte le mie energie fisiche e mentali, non ho mai mollato ed ho avuto pazienza, e non mi sono mai permesso di volare, se non per gli ultimi 100 metri, quando ho visto l’arrivo.
Ma subito dopo l’arrivo, due sole parole sono uscite dalla mia bocca: “MAI PIU!”.

Ma quella ERA la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembraVA non avere limiti di spazio e di tempo…

3 commenti:

  1. Bravo! se te la senti fanne un altra. Se non te la senti, inventala...... mi sono appassionato ai tuoi racconti. Devo in oltre fare i complimenti per la lucidità con cui ricordi ogni momento della corsa. Io dopo una 10km tirata, sono sicuramente più rintronato.

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  2. Ciao Nea! in realtà ho scritto tutto subito dopo la corsa (per almeno 24 ore non riesci più a dormire nè a mangiare nè a muovere le gambe) mentre ero steso agonizzante sul divano... Comunque manca ancora l'ultimo capitolo, il 12°!
    In cui scoprirai che l'anno prossimo il Passatore lo farai anche tu!!!

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  3. Ciao grande, leggo solo ora questo magnifico articolo, complimenti sei stato un GRANDE!!!!
    A presto lungo le strade che ci danno delle belle soddisfazioni!
    Leonardo Bisori
    www.utiemmerun.it

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