venerdì 19 ottobre 2012

Sunto di un’estate, Mugello, Verona, Carpi e adesso… 12 ORE !!


di Andrea Boni Sforza

Dopo il bellissimo, indimenticabile BIS alla 100km del Monte Grappa (era il 15 luglio), è arrivata un’estate afosa ed un lungo periodo senza gare, con allenamenti brevi, mai oltre i 12km… Insomma, 45 giorni di relax.
Poi, dai primi di settembre, la lenta “ripartenza” verso le distanze più lunghe. Subito la 17,5km di Ponte Alto (MO), poi la 22km di Santa Vittoria (RE) ed il 16 un primo test “lungo” coi 27km percorsi alla “Maratona del Presidente” di Forlì, organizzata dal Club Super Marathon Italia.

Sabato 22 settembre, Maratona del Mugello
Una bellissima giornata di sport tra amici, anche se tecnicamente la mia gara è stata un’autentica débacle. Umidità pazzesca, percorso durissimo pieno di salite, cambi di ritmo e sterrato, alla fine un tempo di 4h08'26", una seconda metà portata a termine quasi di passo in oltre 2h10', forse la mia peggiore 42km in 15 anni... comunque un 158°posto su 325 arrivi al traguardo di Borgo San Lorenzo (FI), di quella che è tra le più prestigiose e la Maratona più antica d'Italia con 39 edizioni all'attivo.

Domenica 23 settembre, Maratonina di Taneto
Solo 15 ore di riposo dopo il Mugello, ed ero a correre i 21,097Km della classica “Marcialonga”.
Tempo finale 1:48’11”, di per sé niente di speciale, ma con alcuni amici si era lanciata una vera SFIDA con la “Combinata Mugello-Taneto". La somma dei tempi realizzati nelle due gare, avrebbe dichiarato il Vincitore assoluto della sfida… e la medaglia della 1° edizione è andata proprio a me, col tempo complessivo di 5h56’37”, un’inezia i 19” di vantaggio sul 2° classificato, l’ultra-trailer e triatleta Giulio Bottone (5h56’56”).

Domenica 7 Ottobre, Maratona di Verona
15 giorni dopo il Mugello, sono tornato su una 42km, prima esperienza ufficiale nel ruolo di Pace-Maker, col “palloncino” delle 4h00’. Una bella avventura, impegno e concentrazione assoluta per 240 minuti da correre tutti allo stesso ritmo, senza sbavature, un occhio al cronometro, un altro occhio, una voce ed entrambe le orecchie ai podisti in gara da assistere e supportare. Verona Marathon 2012 ha visto 1699 concorrenti all’arrivo, per me la gioia di arrivare all’Arena con l’obiettivo raggiunto, sul cronometro 3h59’41”.

Domenica 14 Ottobre, Maratona di Carpi
7 giorni dopo, altri 42km, ancora da Pace-Maker, stavolta col palloncino delle 4h30’, per conto del gruppo Running Zen di Ignazio Antonacci. Un vero “lungo lento”, una gara tecnicamente “facile” per il ritmo blando, ma anche in questo caso concentrazione ed impegno sullo sforzo altrui, oltre all’attenzione continua sul cronometro. Fare il Pace-Maker significa distogliere il corpo e la mente dalla propria gara e trasferire le proprie energie sulla gara altrui. Indescrivibile la soddisfazione di arrivare al traguardo insieme a quelli che lungo la strada diventano amici. Il popolo delle 4h30’ dà soddisfazioni senza precedenti. Tempo finale 4h29’58”, all’arrivo di Carpi 886 concorrenti.

Sabato prossimo 27 ottobre,
E' ora di smettere di giocare coi palloncini e tornare a mettersi in gioco, mettere a frutto i lunghi fatti in questo periodo e l’esperienza accumulata in questo tipo di gare. Si tratta della 12ore in programma per la UltraMaratona del Tricolore organizzata da Antonio Tallarita, mitico ed inarrivabile ultrarunner reggiano (di adozione). Si correrà all’infinito nel circuito di 1022mt del Campo Volo di Reggio Emilia. L'obiettivo è quello di percorrere almeno 100km. Non sarà facile.

domenica 12 agosto 2012

La corsa di endurance ed i farmaci antinfiammatori

di Andrea “Darta” Zambon
Questo articolo nasce per caso. Seduto con lo sguardo assente, la testa a Cesenatico per la Nove Colli Running, il corpo ferito, immobile su una sedia con un’armatura che mi tiene immobile mezzo busto. Così alle 23 di venerdì sera ho avuto la brillante idea di accendere il PC e di mettermi a cercare, come spesso mi capita informazioni su corse, personaggi, materiali. Dopo una veloce ricerca mi imbatto sul giovanissimo ultrarunner Kyle Skaggs detentore del record della Hardrock 100 Endurance Run vinta nel 2008 in 23:23:30 abbassando di circa tre ore il record della corsa stabilito da Scott Jurek nel 2007 e rifilando al secondo oltre 6 ore.
La ricerca poi ha preso un’altra strada e il fenomeno Skaggs è stato solo marginalmente coinvolto ma si è rivelato pedina fondamentale per raccogliere molte informazioni.
Di Skaggs ce ne sono due e la mia attenzione ricade sul fratello Erik iniziando così una nuova ricerca.
Ho tradotto articoli vari e leggendo ricerche condotte da specialisti del settore, integrando con nozioni personali sono giunto a fare un sunto di tutto che riporto di seguito su una questione a mio avviso importante visto il continuo incremento di gare di endurance.
Sono le 5:40 del mattino e spero che questo lavoro possa servire a far cambiare idea anche a uno solo di voi.



Perché l'ibuprofene e la corsa di resistenza sono una combinazione pericolosa?

Studi sugli ultrarunners hanno dimostrato che i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) aumentano il rischio di insufficienza renale. Nei giorni seguenti la sua vittoria al USATF 2009 100K Campionato Nazionale Trail al Where's Waldo 100K vicino a Eugene, Oregon, Erik Skaggs, 27 anni, avrebbe dovuto essere celebrato e festeggiato per il suo risultato. Invece, si trovava rintanato in casa con sensazioni di nausea, debolezza, spossatezza e vomito. "Sentivo che qualcosa non andava già appena tagliato il traguardo” ha detto Skaggs all’Oregon Mail Tribune " poco dopo la gara."Mi sono sentito debole e strano tre volte, ma ho pensato che fosse un problema di elettroliti. Non avevo mai vomitato prima durante una corsa, proprio mai." Giorni dopo, in un ospedale di Ashland, a Skaggs è stata diagnosticata un'insufficienza renale acuta. I liquidi in eccesso, gli elettroliti e i materiali di scarto si accumulavano nel suo sangue. Dopo sei giorni di trattamento, Skaggs potè recarsi a casa per iniziare una lunga e lenta ripresa. Skaggs è un esperto ultrarunner con una conoscenza approfondita del proprio corpo, segue una corretta alimentazione, è capace di affrontare lo stress e, come in questa competizione, di correre per oltre 62 miglia. Skaggs aveva spinto il suo corpo agli estremi per il ottenere record nazionale di trail in 9 ore e 11 minuti ma comunque avrebbe potuto fare di piu’ non avendo sfruttato completamente le proprie capacità.

Ma allora che cosa è andato storto?

I medici attribuiscono che la crisi di Skaggs sia dovuta all’uso di ibuprofene, di farmaci over-the-counter (OTC) non steroidei, farmaci anti-infiammatori (FANS) durante la gara. "Ho avuto una lieve sofferenza al bicipite femorale che è peggiorata durante la gara", dice Skaggs. "Così ho preso circa 1000 mg di ibuprofene in nove ore, che in realtà non è molto, ma combinato con la disidratazione e la corsa dura ha prodotto alcuni effetti collaterali spiacevoli".Per ottenere un vantaggio nella competizione, oppure per rendere l'esperienza più confortevole e meno traumatica, è ormai prassi comune tra gli ultrarunners ricorrere all’IBUPROFENE (venduto come Brufen, Nurofen, Advil, Motrin e altre marche) per prevenire o alleviare il dolore e l'infiammazione. Tuttavia, alcuni esperti mettono fortemente in guardia gli atleti da questa pratica, classificandola come un "uso improprio" del farmaco. "Non vi è alcuna prova che i FANS riducano il danno muscolare e il dolore, ma gli atleti insistono sul loro utilizzo per tale motivo," dice il Dott. Marty Hoffman, direttore di ricerca per la Western States 100-Mile Endurance Run.

In effetti, i ricercatori che assistono i corridori presso i ristori e le postazioni mediche alla Western States 100-Mile Endurance Run non hanno rilevato differenze significative nella percezione del dolore tra i corridori che avevano assunto l'ibuprofene e quelli che non l’avevano preso.Tuttavia, i corridori non lo ascoltano e anzi molti credono fermamente che l’uso dei FANS sia parte integrante del loro successo. "Ho un flusso costante di ibuprofene nelle mie vene in ogni momento. Se io non l'avessi preso durante le gare, penso che avrei potuto ritirarmi", scherza Sarah Jurgaitis di Marengo, Illinois, che ha preso 4000 mg quest'anno durante il Vermont 100 (la dose massima giornaliera raccomandata è di 1200 mg). Ma gli effetti collaterali non vanno sottovalutati.


Perché è pericoloso l'ibuprofene?

L’ibuprofene e gli altri FANS sono generalmente sicuri quando si prendono per alleviare il dolore e lesioni correlate e l'infiammazione nel breve termine. Tuttavia, l'uso quotidiano è considerato dannoso e non sicuro, il farmaco infatti aumenta il rischio di sanguinamento gastrointestinale e interferisce con la produzione di collagene, che rende difficile per i muscoli, i tessuti e le ossa di guarire correttamente dopo lesioni o recuperare dopo un duro allenamento. Durante un evento faticoso come un’ultramaratona, i FANS mettono ulteriore stress sui sistemi del corpo che sono già compromessi a causa di disidratazione, affaticamento e stress ambientali come il caldo. Per mantenere un sano equilibrio dei fluidi, l'organismo perde il 2-3 per cento del proprio peso in acqua. Tuttavia, il bere troppa acqua, specialmente se combinata con ibuprofene, può portare ad iponatremia (gli elettroliti sono troppo diluiti). "I FANS potenziano l'azione dell’ormone vasopressina arginina e inducono i reni a trattenere l'acqua e spingere fuori il sodio, che può essere quello che necessiti e vuoi se sei disidratato", dice Hoffman."Ma se non sei disidratato, hai molte piu’ probabilità di causare l’iponatremia."
Idratarsi è importante, ma esagerare con i liquidi può sortire l’effetto opposto e arrecare danni più che vantaggi. Succede se si stimola eccessivamente la diuresi, impoverendo l’organismo di elementi essenziali per il suo buon funzionamento, ma si può arrivare anche a casi più estremi, in cui l’ingestione eccesiva di liquidi può causare l’iponatremia, un’intossicazione da acqua. Si verifica quando l’assunzione di liquidi è eccessiva e continuata e i reni non riescono a sopportarne il carico filtrando tutta l’acqua. In questo modo l’eccesso di liquidi passa al sangue e ai tessuti con effetti pericolosi: perdiamo sodio ed elettroliti e nei casi più estremi i tessuti arrivano a gonfiarsi e si producono anche danni alla respirazione.

Ma cos’è l’iponatremia?

L'iponatremia è la causa più grave di collasso come conseguenza dell'attività sportiva. In linea di massima sopraggiunge a seguito dell'assunzione di liquidi ipotonici, che non contengono sodio o in minima parte, per far fronte alla perdita di sudore generalmente ipertonico. I casi più comuni si verificano nelle gare di resistenza particolarmente lunghe e sono più frequenti fra le donne, i corridori più lenti e tutti coloro che assumono acqua invece di sports drink addizionati con sodio. I sintomi di iponatremia dipendono dalla gravità della mancanza di sodio. Una concentrazione normale di sodio nel sangue va da 135 a 145 mEq/L, e il grado di iponatremia può essere da leggero a grave:
1. Leggero (sodio = 131-134 mEq/L), di solito non ha sintomi;
2. Moderato (sodio = 126-130 mEq/L), possono comparire fastidi, nausea, stanchezza, confusione mentale e la cosiddetta "andatura a fantasma" ovvero movimenti involontari e ripetuti delle gambe in fase di riposo);
3. Grave (sodio <126 anche="anche" apoplettico="apoplettico" colpo="colpo" coma="coma" e="e" la="la" meq="meq" morte.="morte." provocare="provocare" pu="pu">


Gli esami del sangue effettuati su un atleta iponatremico rivelano, solitamente, una temperatura rettale inferiore ai 39°C e pressione sanguigna e frequenza cardiaca nei valori normali. Il livello di coscienza va sempre a diminuire allorquando si passa da una fase moderata ad una più grave. L'iponatremia causata da un eccesso di liquidi provoca nell'atleta gonfiori e la sensazione che gli anelli, l'orologio e le scarpe siano più stretti che in precedenza: in questo caso si è verificato un deciso aumento di peso nel corso della competizione. Tuttavia, gli atleti iponatremici possono anche essere disidratati o avere un minor volume sanguigno e ciò si spiega con il fatto che hanno recuperato solo in parte le perdite di sudore con i liquidi ipotonici che hanno assunto. Questo tipo ipotonico di iponatremia è piuttosto comune tra i corridori più veloci. L'esperienza ci insegna che si può parlare di iponatremia se la temperatura rettale, la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca sono su valori normali per l'atleta che ha subito un collasso e presenta un abbassamento del livello cosciente. Quando l'atleta dà segni di iperidratazione, bisogna assolutamente evitare la somministrazione di liquidi per via endovenosa in quanto si rischia di danneggiare il cuore o addirittura arrivare alla morte. Quando l'atleta sembra disidratato e si presume abbia un volume sanguigno basso, una somministrazione endovenosa di soluzione salina serve a ripristinare acqua e sali. Nei casi più gravi, si può optare per soluzioni saline altamente ipertoniche (3-5%) da iniettare molto lentamente (meno di 50 ml/h) tenendo sotto continuo controllo le condizioni generali dell'atleta. La maggioranza degli atleti che presentano forme anche piuttosto gravi di iponatremia recuperano da soli nel giro di 1-3 ore di riposo e cure di sostegno. Quando l'urina diventa abbondante e chiara, l'atleta è in fase di recupero. Ritornando al nostro articolo Hoffman sostiene che nei casi più gravi questa condizione provoca l'accumulo di acqua nei polmoni e nel cervello e può condurre a convulsioni, coma e morte.Un corridore che sta passando solo piccole quantità di urina scura e ha le gambe gonfie, le caviglie e i piedi sta mostrando segnali di pericolo di un'altra condizione dannosa. "L'evidenza suggerisce che l'iponatremia aumenta il rischio di rabdomiolisi ovvero la disgregazione muscolare che produce prodotti di scarto che intasa i reni e che può portare ad insufficienza renale acuta", dice Hoffman.Tra il 2002 e il 2006, il dottor DC Nieman, direttore del laboratorio di performance alla Appalachian State University, ha condotto uno studio che confronta i tempi dei finisher, il tasso di sforzo percepito e gli stati fisici (con campioni di sangue pre e post-gara) tra due gruppi di concorrenti alla Western States 100-Mile Endurance Run. I membri di un gruppo hanno preso tra i 600 e i 1200 mg di ibuprofene prima e durante la gara, e i membri dell'altro gruppo non hanno preso alcun antidolorifico.Lo studio del Dr. Nieman ha trovato poco variazione tra i due gruppi quando si trattava di dolore muscolare o di prestazioni, ma ha trovato più casi di infiammazione e endotossiemia (quando si ha perdita di tossine nel flusso sanguigno attraverso il colon) tra gli uitilizzatori di ibuprofene.
"L’ibuprofene non ha avuto effetti benefici sul dolore muscolare", dice Nieman. "Quando ho presentato questi risultati a un seminario per i corridori della Western States 100-Mile Endurance Run, praticamente tutti hanno detto che avrebbero continuato ad usare l'ibuprofene."Altri hanno chiesto a Nieman dei sostituti dell’ibuprofene e la sua ricerca ha dimostrato che una combinazione di quercetina, estratto di tè verde e olio di pesce puo’ essere molto efficace.


Potrebbe accadere a me?

Purtroppo, questi casi pericolosi non sono così infrequenti. L’anno scorso alla Western States 100-Mile Endurance Run su 399 partecipanti, cinque sono stati ricoverati in ospedale con iponatremia e rabdomiolisi. L'uso frequente di farmaci può essere problematico, infatti recenti ricerche hanno dimostrato che l'uso di ibuprofene a lungo termine incrementa il rischio di malattie cardiache. Hoffman, quattro volte finisher alla Western States 100-Mile Endurance Run, è in missione per salvare vite umane attraverso l'educazione nella comunità dei trail runners circa i pericoli connessi all'uso di FANS durante le gare. "Abbiamo esaminato i finisher del 2009, alla Western States 100-Mile Endurance Run e al Vermont 100-miglia, e di 701 intervistati, il 56,3% ha dichiarato di utilizzare i FANS durante la corsa,". Hoffman dice: "Credo che il numero dovrebbe essere pari a zero."

giovedì 2 agosto 2012

Ancora 6 ORE, stavolta SOTTO LE STELLE !

Sabato prossimo 4 agosto, con partenza alle ore 24.00 e conclusione alle 6 del mattino di domenica, a San Benedetto del Tronto (AP) si terrà la 2° edizione della la “6 Ore sotto le stelle”, organizzata da Francesco Capecci, il "factotum" della Maratona sulla Sabbia e della 24ore Telethon di Dicembre.
L’anno scorso, 81 ultramaratoneti parteciparono alla gara, vinta da Luca Passamonti (70,2km percorsi) e da Angela La Torre (59,4km) tra le donne. Si tratta di un vero e proprio ritrovo “estivo” per gli appassionati delle “ultra” in circuito.
Il nostro “specialista” Andrea Boni Sforza sarà alla partenza, una buona occasione per “spezzare” il caldo opprimente di questo periodo, e tornare a macinare Km “notturni” a 20gg di distanza dalla 100km di Asolo. 
In bocca al lupo a tutti gli amici!

sabato 21 luglio 2012

100 KM DI ASOLO, il racconto

INTRODUZIONE
di Andrea Boni Sforza

La 100km del Monte Grappa, come amo chiamare questa fantastica gara, quest'anno mi ha regalato emozioni indimenticabili, e nuovi bellissimi amici di corsa.
Il grande Emil Zátopek diceva che "La vittoria è grande, ma ancora di più lo è l'amicizia."
Io dico che le Ultramaratone, le gare di resistenza da 100km ed oltre, vanno interpretate. 
A volte si corrono per se stessi.
A volte si corrono con qualcun altro.
A volte si corrono per qualcun altro. 
Nel terzo caso, per me non è una missione, è una vera gioia. E la vittoria, è infinitamente più grande.
Simone Leo, un nuovo amico di corsa, ha descritto nelle righe a seguire la SUA "100km di Asolo"
Mi sento di poter dire che la sua, è diventata la MIA 100km di Asolo.
Il suo racconto è il mio racconto, quest'anno non c'è bisogno che io ne scriva uno anch'io.
Grazie.




100 KM DI ASOLO
di Simone Leo

da http://spostandoillimite.weebly.com/i-miei-articoli.html


 
Prima di cominciare il racconto della 100 km di Asolo è per me d'obbligo fare alcune premesse.

Innanzitutto ho deciso di partecipare a questa gara solamente pochi giorni prima del via e questo ha comportato un avvicinamento alla stessa molto diverso dal solito. Nessuna informazione,nessuna ricerca sul percorso. Solo alcune visite al sito che comunque riportava pochi dati.

Il 4 luglio,a due giorni dalla chiusura delle iscrizioni,ho fatto il bonifico ed il mio nome è comparso nella starting list. Subito dopo ho scoperto che questa 100 km aveva la nomea di “più dura d'Italia se non d'Europa”.

Un'altra premessa che mi sento di fare è che il mio secondo Passatore corso a fine maggio,seppur sempre duro e molto affascinante,non mi aveva impegnato più di tanto e questo aveva acceso in me la ricerca di qualcosa di più difficile. Così la mia attenzione è caduta su questa gara.

L'unica cosa certa e sicura che volevo era un accompagnatore che mi seguisse lungo tutto il percorso,non sono in grado di correre una 100 km senza assistenza. Dopo varie ricerche,avevo trovato nel mio amico Heros la persona giusta al posto giusto.

Presa la decisione di correre questa gara spostando nuovamente il mio limite e sistemata la squadra,mi sono occupato delle logistiche più dirette soltanto pochi giorni prima del via: auto al seguito,prova dei nuovi integratori,accessori,cambi,magliette e bandiera della Via della Felicità e quant'altro potesse servire per gestire al meglio la 100 km.

Così è nata la mia “100 km di Asolo”.

Nei giorni precedenti la gara avevo “conosciuto”,tramite i social network,quelli che sarebbero diventati i miei compagni di questa avventura: Alina e Andrea.

Di Alina avevo sentito dire che era una tosta, l'avevo incrociata a qualche maratona dove faceva la pace. Mentre Andrea aveva nel suo curriculum sportivo,oltre alla prima edizione di Asolo della quale ci ha fornito parecchi aneddoti,anche la mitica Nove Colli corsa solo un paio di mesi prima.

Il 14 luglio mattina,puntuale come solo lui sa fare,alle 8 precise Heros è sotto casa mia a Milano. Scendo le scale dopo aver salutato Rada con una borsa per i cambi,una per accessori e cibo,un portascarpe e uno scatolone con i libretti della Via della Felicità da distribuire.

Partiamo alla volta di Asolo ed il viaggio passa velocemente tra musica,chiacchiere e una pausa caffè a Verona. La curiosità di Heros su queste gare estreme mi stimola a raccontargli molti aneddoti sulle mie gare. Questa è la terza 100 km che corro,quarta se contiamo il Sahara a tappe. Credo di aver capito come si affronta uno sforzo del genere:si parte pianissimo e non si guarda mai l'orologio. Solo così io riesco ad arrivare in fondo.

Arriviamo al campo da rugby di Asolo dove c'è il ritiro pettorali e dove troveremo docce,pasta party e brandine per riposare all'arrivo.

Ritiro il mio numero 65 e vengo omaggiato di un bel pacco gara,anche se non contenente ciò che era scritto sul sito. Nicola,l'organizzatore,mi dirà in seguito che lo sponsor principale non ha mantenuto fede agli accordi presi con lui e che quindi alcuni gadget sono saltati. Mi tengo lo zaino e la maglietta di cotone della gara,regalo ad Heros un paio di occhiali da sole di un altro degli sponsor della manifestazione. Se lo merita.


Alle 12 in punto,a due ore dall'inizio della gara,Nicola tiene un briefing su quello che sarà il percorso. Avrei preferito non ascoltarlo! Salita,salita e poi ancora salita...si arriva fino ai 1700 e rotti metri della cima del Monte Grappa. Poi una discesa spacca gambe di 25 km ed infine,tra l'80° ed il 90° km un'altra bella salita al 15% novità assoluta di quest'anno. Che fortunato che sono.

Alle 13,finalmente arrivano Andrea e Alina e da quel momento diventeremo una squadra. La corsa,specie quella di endurance,regala anche questo:dei perfetti sconosciuti fino ad un attimo prima che diventano un team affiatato come pochi. La sofferenza,la strada,la gloria finale uniscono più di mille bandiere.

Alle 13.30 salgo sulla navetta che ci porterà alla partenza,scortato dal fedele Heros che da quel momento sarà la mia ombra ed il mio angelo custode. Mi preparo ad affrontare questi terribili 100 km e tutto sommato sono tranquillo. Ricevo un messaggio di Rada che,da Milano,mi trasmette una assoluta serenità. E' quello che ci vuole.

Ore 13.58:con due minuti d'anticipo inizia la sfida. Parto pianissimo,Heros corre con me i primi 500 metri fino alla macchina che era parcheggiata poco più avanti. Da quel momento affianco Alina e,come dirà lei,sarò una presenza costante ma discreta. Andrea per i primi km non lo vediamo e sarà così per tutta la prima parte di gara.

Si comincia a salire quasi subito e le pendenze non saranno delle più corribili. Seguo Alina che imposta una serie di andature al passo ogni tot minuti di corsetta leggera. Così facendo scolliniamo la prima salita,quella che porta a Monfumo. Sto bene,molto bene. I ristori sono regolari e ricchi di bevande e frutta. Heros,come per magia,appare puntuale ad ogni nostro pit-stop ed ogni volta ci regala battute e buonumore...in gare come Asolo,questo può fare la differenza.

La strada continua,ci stiamo avvicinando alla terribile salita chiamata “Salto della Capra”,capirò più tardi come mai viene chiamata così. In lontananza si sentono i tuoni del temporale che sta arrivando e che ha accompagnato tutte le mie gare del 2012.

I km passano uno dopo l'altro,si chiacchiera con Alina di gare fatte e di esperienze vissute attraverso la corsa. Lei mi racconta dei suoi triathlon e delle gare ciclistiche,io le parlo del team di campioni che ho messo insieme e che correranno per La Via della Felicità a New York.

Nel frattempo ci raggiunge anche Andrea,Heros è una presenza costante ai ristori.

Al 24° km o giù di lì inizia la salita.

Non ho mai visto nulla di simile.

Nei primi km si riuscirebbe anche ad alternare la corsa al passo ma,man mano che si sale,diventa difficoltoso anche solo camminare. Come se non bastasse inizia a piovere forte ed in breve tempo siamo fradici. Viste le precedenti esperienze alle 100 km,mi ero preparato “facendo il bagno” nella vaselina per evitare le vesciche e avevo pensato ad un piccolo cambio in cima alla salita. Naturalmente il nubifragio che ci ha colpito a metà dell'ascesa ha scombussolato tutti i miei piani. Nella sfiga l'unica nota positiva è Heros che,lasciata la macchina in cima al Salto della Capra,ci è corso incontro in discesa per portarci i k-way. Ha scelto il tratto di gara più duro e,appena partito,si è pure beccato una lavata memorabile. Un mito.

Comincio a chiedermi,come sempre,chi me l'ha fatto fare. E,come sempre,non riesco a dare una risposta a questa domanda. Penso che sia un modo originale di passare una notte di mezza estate. Penso.

Coperti grazie all'aiuto provvidenziale del nostro angelo custode,riprendiamo la faticosa salita e dopo poco intravediamo un ristoro nel quale,per la prima volta,trovo pane e salame. Una manna dal cielo,avevo una fame che non ne potevo più.


Dopo non so più quante ore e con un ultimo tratto con pendenze anche superiori al 20%,finalmente arriviamo al culmine del Salto della Capra. Siamo avvolti dalle nuvole e probabilmente c'è anche un filo di nebbia. E' tutto così surreale...e siamo solo al 38° km.

Arriviamo al ristoro dove c'è un capannone che fa da riparo per chi si vuole cambiare. Per la prima volta nella mia vita podistica devo cambiare pressoché tutto:cappellino,maglia e persino i pantaloncini. Decido di non cambiare calze e scarpe nonostante siano zuppe d'acqua. Purtroppo comincio a sentire il dolore tipico di chi corre molte ore:vesciche. Avevo fatto di tutto per evitarle,al mio secondo Passatore ci ero riuscito. Avevo letteralmente immerso i piedi nella vaselina. Ma la pioggia torrenziale ha rovinato tutto.

Vado avanti così perché ci aspettano alcuni km in piano e poi di nuovo salita per altri 7-8 km fino alla cima del Monte Grappa ,al 50° km. Metà gara.

Questo per me fisicamente è forse il momento peggiore. Mi sento stanco,non ne posso più di salire e comincia pure a fare freddo. Io odio il freddo quando corro. Ricordo ancora il freddo intenso al mio primo Passatore. Mi è rimasto dentro.

Andrea corre come se stesse facendo una passeggiata e anche Alina sta benone,in alcuni momenti li perdo di vista e con fatica li riprendo poco dopo. Per fortuna,dopo una serie infinita di ripidi tornanti,iniziamo a vedere dei runners con le luci frontali già posizionate in testa che stanno scendendo in direzione opposta alla nostra:siamo vicini alla vetta,loro stanno già tornando.

Dopo pochi minuti,finalmente siamo in cima al Monte Grappa.

Non si vede nulla,tutto ovattato.

C'è un rifugio all'interno del quale si trova un ristoro al caldo. C'è di tutto:pasta al ragù,pasta in bianco,minestrone,pane,formaggio,salame,prosciutto e tante altre stupende vettovaglie. Mi siedo e mangio due piatti di pasta.

Heros,eroico,mi porta la borsa e comincio a cambiarmi. Stavolta,per prima cosa,cambio calze e scarpe. Controllo:due vesciche,una abbastanza grossa. Pensavo peggio. Cambio di nuovo la maglia,ne metto una a maniche lunghe e metto uno smanicato. Fa freddo,ma non freddissimo. Poi,scendendo,sicuramente la temperatura si alzerà. Speriamo.

Saluto Heros che risale in macchina e ci aspetterà al prossimo ristoro. Riparto con Alina e Andrea. Ora ci aspettano 25 km di discesa, che in alcuni casi è peggio della salita.

Purtroppo veniamo continuamente superati da un tizio che nella salita e anche dopo,in discesa,continua a farsi dare un passaggio in macchina dalla moglie. Prima del Grappa ci aveva detto che si sarebbe ritirato ma è ancora lì,incurante degli insulti che gli lanciamo contro. Tiene nascosto bene il pettorale,per non farcelo vedere così non riusciamo a farlo squalificare. Poveretto. Dovrebbe cambiare sport,l'ultramaratona è per uomini veri. Lui,chiunque sia,di certo non lo è.

Scendendo mi sento bene e con Alina ci mettiamo anche a cantare. E' un bel momento. Ogni 6-7 km c'è un ristoro e ad ogni ristoro c'è Heros. Chiede sempre come va,sta facendo egregiamente il suo lavoro,per fortuna c'è lui.

Al ristoro del 65° km riesco persino a prendere la linea e chiamo Rada che è già rientrata a casa a Milano. Il fatto di saperla a casa,tranquilla mi fa stare bene. Lei,che ormai sa interpretare i miei momenti durante la corsa,mi dice che ho una bella voce,che mi sente bene. In effetti è cosi,sto bene. Mancano 35 km al traguardo,sembrano pochi. Bevo anche un caffè.

Alina ha una piccola crisi,l'aspetto. Siamo d'accordo così. Stiamo fermi al ristoro per 20 minuti,ne approfitto per sedermi un po'. Nel frattempo arriva Andrea che pensavamo fosse davanti,invece ha sbagliato strada e ha allungato di 3 km la sua gara.

Ben ristorati ripartiamo,sarà solo discesa per almeno altri 10 km. Alina conta i tornanti e i km,io non ci riesco. Però scendiamo,scendiamo sempre. Ogni tanto andiamo al passo per sciogliere un po' le gambe.


Al 75° km la discesa finisce,qui la gara cambia. Lo scorso anno,mi è stato detto,da qui si prendeva la statale e la strada era in piano fino alla fine. Però era molto pericolosa per le macchine che sfrecciavano a pochi metri dai podisti.

L'organizzazione ha preferito aggiungere un tratto durissimo,togliendo quello pericoloso. Io non avevo studiato il tracciato e non sapevo cosa mi stesse aspettando. Al ristoro ci danno una cartina con gli ultimi 25 km. Heros ha sonno,gli dico di riposarsi un po'. Ci raggiungerà appena si sarà ripreso.

Riparto fiducioso ma poco dopo vedo che la strada sale ancora con pendenze impossibili. Va bene che stiamo correndo la 100 km più dura d'Europa ma ora mi sembra che si stia esagerando. Mi arrabbio,me la prendo ingiustamente con l'organizzatore e lo maledico. In realtà l'errore è mio che non ho dato un'occhiata,se non di sfuggita,all'altimetria. Inoltre Alina,che nel frattempo si è ripresa alla grande,incontra una sua amica che correrà con lei fino al traguardo. Sta benissimo e ha forze da vendere. Io fisicamente sto bene ma ho perso energie per l'arrabbiatura che,con la stanchezza,non mi passa. Con il senno di poi,mi rendo conto che la spossatezza non mi ha fatto rimanere lucido facendomi perdere forze preziose per niente. E poi si sa,nell'endurance,la testa conta tutto. Molto più delle gambe.

Alina per un po' mi aspetta,poi al ristoro dell'85° km viene da me,mi abbraccia e se ne va. All'inizio ci rimango un po' male ma mi passa subito. Lei ci tiene tantissimo a questa gara e se non tiene il suo passo rischia di saltare per aspettarmi. Non glielo avrei mai permesso.

Per una Alina che “perdo”,trovo un grandissimo Andrea. Lui,finisher della Nove Colli,mi aspetta e mi sopporta. Mi dice che,giustamente,il tracciato era quello. Che dovevo sapere che era dura. Ma lo dice con gentilezza,con la calma dei forti.

Corriamo a buon ritmo e,appena la strada sale,camminiamo. Le gambe stanno tutto sommato bene,non so quanti km mancano alla fine. Di certo non sono molti,ormai.

Gli ultimi 15 km corsi con Andrea sono una delle pagine più belle della mia storia con la corsa,magari questa gara non la correrò più ma di sicuro mi rimarrà dentro a lungo.

Heros,commovente,si ferma con la macchina ogni 2-3 km e ad ogni bivio (che è comunque ben segnato). Ha paura che dopo 13 ore di corsa,la stanchezza possa tirarci qualche brutto scherzo. Non finirò mai di ringraziare questo nuovo amico appassionato come me che mi ha accompagnato in questa avventura.

Quando davanti a noi vediamo il cartello di ingresso di Asolo non credo ai miei occhi,ce la sto facendo ancora una volta. Ci attende una salitona di 2 km ma ormai non ci ferma più nessuno. Peccato solo che ad un certo punto mi volto e vedo un'auto ferma. Poco dopo,da dietro l'angolo,spunta una ragazza che corre al triplo della nostra velocità e ci supera in scioltezza. Sono sicuro,anzi super sicuro che dietro di noi non ci fosse nessuno fino a poco prima. La solita furbetta. Fanculo a lei e a quelli come lei,io all'arco dell'arrivo ci vado con le mie gambe. Fanculo.

Finita la salita ci fermiamo al volo all'ultimo ristoro,poi ci buttiamo in discesa al buio. Bellissimo quest'ultimo pezzo nel bosco. Quando ritorniamo alle luci della città manca meno di un km alla fine. Ci supera il campione Antonio Mazzeo,chapeau. E' un onore essere superati da lui.

C'è l'ultimo rettilineo,ci siamo.

A 400 metri dall'arrivo Heros mi passa dall'auto la bandiera della Via della Felicità che quest'anno ha sventolato dappertutto,in tutte le mie gare. Abbraccio Heros e riparto per l'ultimo tratto,quello della gloria.

Batto un cinque al grande Andrea e sono onorato quando prende la bandiera per un lembo e passiamo così insieme il durissimo traguardo. Anche questa è fatta.

100 km di Asolo,la più dura d'Europa. Finita. 14 ore e 18 minuti di corsa da pazzi.

Bacio per terra,abbraccio Andrea e Alina che ci ha aspettato all'arrivo per quasi mezzora!


Abbraccio Heros e lo ringrazio per il prezioso ed insostituibile lavoro,un pezzo di gloria è anche per lui. Mi danno la medaglia,il vino(che non bevo) e il diploma di finisher.

La ragazza dell'arrivo mi dice:”bravo!”. Si,ha ragione. Siamo stati bravi davvero. Gara tostissima,aveva ragione Andrea. Il Passatore a confronto è una passeggiata.

Finalmente posso svestirmi,faccio una doccia caldissima che forse è la più bella di sempre.

Mi vesto e indosso una maglia fatta stampare per l'occasione con scritto “Only the brave”,soltanto i coraggiosi. Soltanto i coraggiosi possono fare questo,forse siamo pazzi per qualcuno. Ma mi piace sempre ricordare che “i pazzi osano dove gli angeli temono di andare”.

Mangio un piatto di pasta al ragù incredibilmente buono,saluto Andrea(e gli regalo una copia del mio libro) e Alina (che già ce l'ha) che tornano subito a casa. Io invece vado a dormire sulle brandine messe a disposizione dall'oratorio vicino all'arrivo. Butto il mio corpo stanco sopra uno di quei lettini che,ora,sembrano comodissimi. Heros si piazza di fianco a me,esattamente come ha fatto per 14 ore là fuori.

Mi addormento subito,stavolta sono molto stanco. Dopo tre ore circa ci svegliamo e torniamo a casa. Nel viaggio di ritorno si parla dell'impresa e nasce in Heros la voglia di correre una maratona o due in primavera per poi tentare l'assalto al Passatore a fine maggio. Mi ricorda me stesso di un paio di anni fa.

Arrivo a Milano a mezzogiorno e venti,sono contento. Ho concluso una gara molto difficile,ho spostato il limite un po' più in là. Il diploma,che metto in bella mostra a casa, è lì a dimostrarlo.

Là,sulle montagne venete,ho trovato tre nuovi amici con i quali ho condiviso un'esperienza unica,stupenda ed irripetibile che ci rimarrà sempre nel cuore.

Grazie Asolo,con le tue salite impensabili e le tue discese spacca gambe.

Grazie Alina,piccola grande donna. Tosta da far paura,concentratissima nel centrare l'obiettivo. Ho imparato molto da te.

Grazie Andrea,uomo della Nove Colli. Prezioso compagno di corsa e di un pezzo importante di strada. Che mi hai aspettato e hai passeggiato per 100 km.

Grazie Heros,semplicemente il migliore che potessi trovare. Presenza importantissima nella riuscita di questa nuova impresa. Sei già reclutato per le prossime.

Siamo stati tutti bravi, buone corse!

domenica 15 luglio 2012

100km del Monte Grappa - i risultati

Belle notizie da Asolo (TV), dove il nostro ULTRA Andrea Boni Sforza ha portato a termine per il 2° anno consecutivo la durissima 100km del Monte Grappa, chiudendo la gara in 14h18’.

 
Una medaglia davvero “pesante” e una bellissima soddisfazione personale, a sole 8 settimane di distanza dai 202km della NoveColli Running.

La vittoria è andata al cremonese FEDERICO BORLENGHI, al traguardo in 9h11’, e tra le donne, alla padovana LISA BORZANI in 10h13’. La classifica è già disponibile su: http://www.asolorunning.it/

giovedì 5 luglio 2012

100km del Monte Grappa - il percorso

Sabato 14 e domenica 15 luglio si svolgerà la 2° edizione della 100km di Asolo, nota anche come “La 100km del Monte Grappa”. Di seguito una breve analisi del percorso del nostro ULTRA, Andrea Boni Sforza, che anche quest’anno sarà alla partenza dalla 100km più dura d’Italia !!!
Per ulteriori informazioni: http://www.asolorunning.it/


1° parte: Asolo-Possagno, 24km
Si parte alle 14, al caldo, ma dovrebbe essere ventilato e non troppo umido; subito 2km in dolce discesa, ma poi si affrontano 3 salite, una da 4km, un’altra da 3km, ed un altro strappo da 2km, colline secche e non dolci, con pendenze alte, del 7-10%. C’è anche un po’ di discesa, ma questi 24km sono già una gara, un piccolo “lungo” collinare, le gambe sono fresche ma spingere e spendere energie adesso per guadagnare qualche minuto significa buttare via l’intera 100km. Meglio tenere l’andatura sotto controllo e aspettare il fresco. GESTIONE ENERGETICA, corsa leggera.

2° parte: Salita Monte Grappa, 24km
La prima parte della salita, da Possagno al Salto della Capra, è lunga 12,2km, si passa da 268mt a 1445mt, pendenza media del 9.7%, è più dura dello Stelvio. Normalmente dura all’inizio, diventa sempre più ripida, i 2-3km finali sono al 18-20%, in alcuni tratti la salita sembra catapultarti all’indietro. Alcuni km si percorrono di passo in 10-12 minuti.
Solo dopo il salto della Capra ci sono 3km in leggera discesa, paesaggio spettacolare al crepuscolo, poi riprende dolcemente a salire, questi km non sono durissimi, ma gli ultimi 2-3km tornano all’8-9% prima di arrivare, col buio, ai 1740mt del Monte grappa. Salita epica. Servono ORE, a cui vanno aggiunti i minuti per la sosta necessaria a rifocillarsi e cambiarsi al 48°km della vetta, dove si entra nella notte. Per qualcuno è meglio cambiarsi al Salto della capra (37°km, tempo limite 7h30’), sul monte fa buio e fa freddo molto presto.

3° parte: Discesa Monte Grappa, 27km
Si scende da 1740mt a poco meno di 200mt, discesa non ripida, pendenza costante, chi ha le gambe per correre sciolto può recuperare bene. Attenzione a ripartire freddi dalla vetta del Grappa, le gambe possono risultare BLOCCATE da ore di salita “anomala” e dalla sosta, riprendere il ritmo non è facile, bisogna farlo con calma, senza andare in affanno, controllando che giunture, articolazioni e muscolatura tornino ad un movimento costante di corsa.

I primi 15-16km scendono sempre, sono infiniti, nel cuore della notte; poi dal 65°km al 75°km ci sono alcuni falsopiani, e il tratto finale della discesa è pericolosamente ripido. Serve calma e continuità nella corsa, la notte è lunga, la gara è ancora lunghissima, il traguardo lontanissimo. L’obiettivo è salvare le caviglie e le ginocchia.

4° parte: gli ultimi 25km
Finita la discesa, le gambe sono bloccate. Quadricipiti durissimi, è difficile riprendere confidenza con una corsa spinta, dopo tante ore le gambe sono molto stanche, correre può risultare difficile sia muscolarmente che fisiologicamente. Meglio riprendere fiato ed energie e provare a correre solo nei tratti più facili. Saranno necessarie molte soste in questa parte di percorso, è notte fonda, il corpo è debole, caffè contro il sonno. Da qui all’arrivo si susseguono due salite, una  non ripida ma lunga (4-5km) che riporta da 200mt a 400mt, poi al 92°km si torna alla collinetta che riporta su ad Asolo, 2km di salita mortale all’8-10%. Ma l’arrivo è finalmente vicino. ARRIVIAMO !!


lunedì 25 giugno 2012

Doping nelle Ultramaratone: annullare fatica e dolore è una scorciatoia

da ATLETICAWEEK.IT di Venerdì 22 Giugno

di Gianluca Di Meo


Mi ero sorpreso di vedere qualche settimana fa alla partenza in via de' Calzaiouli quel forte maratoneta lombardo barbuto e con l’orecchino, dall’aspetto piratesco e simpatico, che ho sempre visto volare nelle maratone e con un personale di tutto rispetto: 2ore e 24’ ottenuto a Marengo nel 2006. È Pietro Colnaghi.

Già l’anno passato mi sorprese la presenza non priva di polemiche di Alberico Di Cecco, fortissimo maratoneta olimpionico, incappato in un episodio doping che lo aveva costretto a scontare una squalifica qualche anno prima. Ed era stata una sorpresa vederlo sfidare un Calcaterra alla 100km del Passatore. Fu così meno agevole per l'atleta romano arrivare  primo in piazza del Popolo a Faenza rispetto alle precedenti cinque edizioni. L’affacciarsi ogni anno di questi forti maratoneti nel mondo dell'ultramaratona mi aveva fatto pensare, da una parte al movimento in crescita positivamente per la nostra nazionale, ma anche con un po’ di diffidenza,  riflettendo poi sul motivo di questo spostamento di interesse di forti atleti, rispetto alle vecchie 100km eroiche, in cui c'era spirito di conquista, di follia, di genuinità, un po’ come  i vecchi Giri d’Italia ciclistici di Coppi e Bartali con i tubolari attorcigliati al corpo e la fame negli occhi, lontani anni luce dai noiosi, livellati, bombati del ciclismo dei giorni nostri.
Non sono qui a scrivere puntando il dito contro nessuno, né tantomeno su Colnaghi che aspetta ancora il verdetto delle controanalisi, e neanche in quel caso mi sentirei di giudicare una persona che può avere sbagliato, anche in buona fede, anche ingenuamente. Spesso si può ignorare la composizione di un prodotto assunto per fini terapeutici o dimenticarsi di consegnare il certificato di assunzione prima dello svolgimento della competizione. Anche se la lista delle scuse e di certificati post positività ha una lunga e datata coda: dal  pianto  di Merckx nella stanza d’albergo di Albisola per una borraccia “scambiata”, al Lipopil per digerire le fettuccine di mamma Peruzzi, alle caramelle peruviane alla cocaina di Simoni, allo shampoo al Nandrolone di Fernando Couto… e così via.
Ci sono varie categorie di doping, che si sono arricchite ed evolute nel tempo: dagli stimolanti che annullano il senso di fatica, anabolizzanti che aumentano la sintesi proteica e incrementano la forza, ai betabloccanti che riducono il consumo di ossigeno e abbassano i battiti usati negli sport di concentrazione, alle sostanze coprenti di altre sostanze come i diuretici, agli ormoni, corticosteroidi  con effetto antinfiammatorio, anestetici, all’emotrasfusione del sangue e il doping di nuova generazione, la manipolazione farmacologica del sangue, quello più pericoloso e difficile da rintracciare perché sempre in continuo sviluppo, un passo avanti rispetto ai controlli.

Frequento il mondo dello sport da 25 anni, da ragazzo come ciclista, ed è sempre stato così: uno schifo. Prima però si tendeva ad insabbiare le positività scomode, a fare controlli finti e culminate con la chiusura per anni anche del nostro laboratorio di analisi più importante, l’Acqua Acetosa. Col tempo nei tribunali molti ex vuotarono il sacco. Si parlava di urine scambiate, nascoste in bagno nella carta igienica o addirittura urine di altri nascoste nel sedere in preservativi; si parlava del finanziamento da parte delle nostre maggiori istituzioni sportive alla ricerca di come l'eritropoietina potesse influire sulle prestazioni sportive e modificare i parametri umani sul recupero. Chiaramente si dichiarò che non si sapeva cosa si stesse finanziando per miliardi ma le nostre nazionali, soprattutto del ciclismo, in quegli anni vincevano tutto: dalla Milano Sanremo di inizio stagione al Giro di Lombardia che la chiudeva. Potrei addentrarmi anche più specificamente e precisamente su fatti ben accertati, ma è un argomento tanto vario ed interessante che lascio la discussione per un'altra occasione.

Il doping nello sport è figlio di una cultura, di una società, scarsa di principi, di valori, una società in cui violare le leggi, cercare scappatoie, sfruttare amici e conoscenti in tal posto per aggirare l'ostacolo, non rispettare il prossimo e cercare di incularlo sembra la strada migliore.

Medici di società che fungevano da controfigura a veri santoni, stregoni dell’illecito il cui motto era: "tutto quello che non viene trovato ai controlli non è da considerare doping”.
Anche i media hanno le loro responsabilità, perché non hanno esitato a esaltare le gesta eroiche dei campioni “farciti” guardando con fastidio e screditando chi invece parlava di frode sportiva, rischi per la salute e doping.

E non voglio quindi puntare il dito su un atleta trovato positivo e usarlo come capro espiatorio, come se fosse l'unico a farlo, come è stato crocefisso prima che si decidesse di cambiare il sistema marcio, un ragazzo senza capelli dal cuore d’oro che gettava la sua bandana prima di attaccare e farci emozionare, bersagliato come dopato dai media e, conseguentemente, dalla gente comune.

Si, perché la gente non riesce a capire la differenza tra una sostanza e l’altra, sulle leggi non scritte di un sistema di ipocrisia, falsità, omertà che fortunatamente sta cambiando.

Per lo spettatore medio il doping è la bomba di Fantozzi, qualche sostanza in grado di darti energia, di farti sentire Superman, come gli spinaci di braccio di ferro. Per lo spettatore medio una polverina che siano sali minerali, maltodestrine, creatina o un ormone sono la stessa cosa; e vedi amatori che comprano i prodotti vincenti e sembra che il sudore, la fatica, i sacrifici, la genetica servano molto meno di una bibita energizzante. Li vedi assumere prodotti colorati che potrebbe essere anche acqua sporca e immediatamente si sentono vitali, dei superman.

Sembrerà troppo banale e retorico, ma è proprio la cultura della società in cui viviamo che crea questa tendenza in ogni ambito della nostra vita. Dalla politica, alle frodi fiscali e allo sport.
Bisognerebbe partire dalle scuole, educando i bambini, bisognerebbe insegnare loro che vincere è bello ma è anche importante come; con lealtà, con il rispetto delle regole, il rispetto per l'avversario, accettando i propri limiti e riconoscendo chi è più forte di noi e, conseguentemente, avendo il rispetto di se stessi. Ed invece si insegna ai piccoli come imbrogliare l’arbitro, simulando, con la complicità degli stessi allenatori, si insegna a picchiarsi in campo, ad essere scorretti e questo atteggiamento parte in primis da chi invece dovrebbe educarli. Bisognerebbe insegnare loro le conseguenze di questi gesti, delle scorrettezze e della non lealtà.

Quel signore un po' in soprappeso che quest'anno alla 100km del Passatore è arrivato mezz'ora prima della mia ragazza saltando nel buio della notte in auto 2 o 3 volte per accorciarsi il percorso crede di non essere stato visto? Forse è stato l’unico? Il problema è un Colnaghi o un Di Cecco o il problema siamo noi? SIAMO TUTTI NOI? Quel signore che soddisfazione potrà avere avuto a finire una 100km in quel modo? Non aveva pazienza di metterci 3 ore in più? Ognuno ha la sua dignità e il rispetto per se stessi è soggettivo. Il doping non è altro che un problema iceberg di una cultura del biscotto, la cultura dell'aggirare le regole. I valori dello sport sono altri. Invece si improvvisano nel mondo amatoriale tapascioni che lo sport non sanno neppure cosa voglia dire, persone che per finire una gara devono prendere per forza antinfiammatori, stimolanti, creme e cremine, alcuni tagliano il percorso, qualcuno dà il chip all'amico più forte e quando perdono, invece di dire “bravo lui, io dovrò allenarmi di più!” sento dire “beh bisogna trovare il modo di raggiungerlo..…bè dovrei usare quel prodotto quella crema, quella pillola... quelle calze compressive..” e si poi per ultimo anche allenarmi di più.
E alla frase: “l'antinfiammatorio non mi fa andare più forte, e poi è lecito…" rispondo che anche l'autoemotrasfusione era lecita fino al 1984 e Moser ci ha fatto un record dell’ora. E per ogni disciplina ci sono sostanze più determinanti di altre. Per esempio nel tiro con l’arco un betabloccante che rilassa è fondamentale, mentre a un rugbista che fa dell'aggressività il suo pane lo farebbe scadere di prestazione.
Io corro da 10 anni le ultramaratone.

L’ultramaratona per me è poesia, eroismo, fatica, dolore, sudore, passione, .
Ma l’ultramaratona è anche dolore. E più si corre con passione e spostando l’asticella più in alto, più si rischia di incorrere nel dolore, che è parte integrante di questo sport.

Quindi, se per un ciclista un'anfetamina che non FA SENTIRE LA FATICA è determinante, per l’ultramaratoneta, che ha come chiave della riuscita dell’impresa la resistenza alla fatica e la sopportazione al dolore, che è pari al sudore versato negli allenamenti, allora anche un antinfiammatorio, che per me è sinonimo di farmacia, lo considero moralmente un aiuto. Fatica e dolore nel mio sport vanno di pari passo, ma è chiaro che per aggirare l'ostacolo come al solito bisogna prendere qualcosa che copra l'ostacolo. .
Da non dimenticare, inoltre, il pericolo che si corre “cancellando” temporaneamente il dolore con un antidolorifico, portando però il corpo al limite quando internamente qualcosa non va, sottovalutando l’insorgere invece di un problema, che sia un tendine infiammato o uno strappo muscolare o qualsivoglia dolore. Prendere un antidolorifico che ti permette di finire la tua gara non ti protegge dal rischio di farti ancora più del male, perché se in quel momento ad esempio il tuo tendine è “al limite” e lo porti all’estremo, peggiori ulteriormente le cose, col rischio di doverti fermare per settimane se non mesi. Ne vale la pena? Da atleta che corre per amore di questo sport credo proprio che sia da coglioni, perché si deve pensare al dopo, al domani, alla gioia che proverai a correre di nuovo.

Da ultramaratoneta ci dovresti correre sopra, vedere fino a che punto riesci con le tue forze e la tua volontà a resistere, ma con la tua intelligenza dovresti anche capire quando è il caso di fermarti. Prendendo un antidolorifico finisci la tua gara, magari col tempo che speravi, ma  rischi di farti ancora di più del male, perché vuoi camuffare un tendine che è magari al limite, ma se lo porti all’estremo, rischi invece di doverti fermare per settimane se non per mesi. Ne vale la pena? E’ ancora sport? Da atleta che corre per amore di questo sport credo sia da coglioni, pensando invece al dopo, al domani, al piacere che invece proverai correndo di nuovo rispetto alla rabbia di doverti fermare.
Tornando però al discorso sull’aiutino lecito o non lecito, proviamo a immaginare un dialogo con un atleta che la pensa diversamente.
Io: "Perché se senti dolore e non riesci a sopportarlo non ti limiti a fare i 10000mt?"
Risposta: "Perché non mi diverto."
"Si ma se devi andare in farmacia per finire un ultramaratona …?”
“Ma non voglio neanche che un'ultramaratona divertente diventi un'agonia portandomi un dolore dietro”.
Io:  "L'ultramaratona ha il rischio quasi certo di sentire dolore, di incontrare delle crisi, non sappiamo quando, non sappiamo in che forma si manifesteranno, ma sappiamo che le dovremmo superare con il nostro fisico e soprattutto con la nostra forza di volontà, per sconfiggerle e arrivare alla fine. La chiave dell’ultramaratona è resistere alle condizioni negative che ci arrivano dall'esterno come possono essere grandine, caldo afoso, freddo, vento o dall’ interno, come può essere un dolore a un ginocchio, crampi, un tendine infiammato, una crisi gastrointestinale, lo si sa. L’ultramaratona è sfidare se stessi in condizioni difficili. Se bisogna anestetizzare il dolore che è parte integrante della sfida di resistenza, parte integrante della forza di volontà e di sopportazione, perché non usiamo anche cortisone, anfetamina, insulina, una bella puntura di EPO…che non ci fa sentire neppure la fatica? Caspita, perché non ci ho pensato prima? Oltre il dolore, anche la fatica si può anestetizzare. La risposta più banale potrebbe essere: “Se fossero leciti, come è lecito l'Aulin si, lo prenderei. Ma allora basta che una sostanza sia lecita? Dicono che anche salire in auto per qualche km sia vietato dal regolamento."
La sua risposta: "eh no, ma quella è un'altra cosa, quella è scorretta!"
Io rispondo: "Se fosse lecita e non ti squalificassero e la facessero tutti saliresti in auto? basta che sia lecita o no una cosa per essere eticamente o no scorretta? Aggirare un ostacolo tagliando un percorso oppure usando una sostanza che non ti fa sentire la fatica e ti migliora il recupero che è illecita oppure usare una sostanza lecita che non ti fa sentire un dolore, che è un evento conseguente al tuo grado di allenamento ed è un fattore limitante nello sport di lunga distanza…che differenza c’è?"
Per me non esiste più o meno grave. Per me un aiuto per non accettare se stessi e il proprio livello di allenamento, per non accettare un fattore limitante che può essere la distanza, o la fatica o il dolore, è sempre una scorciatoia.
E come mi ha insegnato il mio maestro dell’ultramaratona, A.A., le SCORCIATOIE possono darti vantaggio in quel momento, ma a te stesso non ti arricchiscono, le SCORCIATOIE NON SERVONO A NULLA.
Per cui, prima di puntare il dito su Colnaghi che può anche aver sbagliato, prima di sparare sui campioni, che per quello che posso vedere molti sono figure positive dello sport, come ad esempio un Ivan Cudin e Monica Carlin solo per citare i primi due che mi vengono in mente ora, prima di additare un atleta che sbaglia, facciamoci un esame di coscienza sulla nostra cultura dello sport e guardiamoci attorno nelle retrovie, persone che insultano giudici, i vigili, i passanti distratti , quegli atleti che si lamentano coi volontari ai ristori, persone maleducate, nervose, che bestemmiano perché la loro gara non va come speravano; e poi guardiamo i primi della classe che si stanno giocando le posizioni di testa del Passatore, sorridono, ringraziano e portano avanti i valori più alti dello sport. Generalizzare è sempre sbagliato. Infatti non tutti sono così. Spero che mio nipote Thomas possa crescere in un mondo migliore, che possa giocare al gioco dello sport con impegno, sudore, ma anche col sorriso, senza barare, senza cercare la scappatoia lecita per aggirare le regole, che collabori a far sì che il mondo dello sport, di cui ho amato e amo tutt’ora  la parte poetica, romantica, faticosa e onesta, migliori, rinasca sul marcio e che a nessuno venga in mente che lo sport sia  aggirare gli ostacoli e farmacia. Utopia? Io sono un romantico.
Gino Bartali prima di spegnersi, osservando come si stava evolvendo l’uso di sostanze sempre più pericolose disse: “VERRA’ UN GIORNO CHE SU DUE CORRIDORI UNO FINIRA’ IN PRIGIONE E L’ALTRO AL CIMITERO. NON SI POSSONO FARE COSE SUPERIORI A QUELLO CHE CI DICE IL NOSTRO FISICO"

mercoledì 6 giugno 2012

NCR 2012 - IL RACCONTO

FLASHBACK: Cesenatico, Domenica 22 maggio 2011, h.15,32.
Ciro è arrivato, ha appena concluso la “sua” Nove Colli Running, coi suoi salti di gioia ed il solito insopportabile bandierone dell’Inter spiegato sul traguardo… Per me, un’ esperienza bellissima, emozionante, vissuta al suo fianco dal primo all’ultimo dei 202km di gara, come assistente.
Vedo Ciro che sta parlando con Mario Castagnoli, il patron della manifestazione… Ecco, mi avvicino, mi allungo oltre le transenne, chiamo “Mario !”, lui si gira, ma non mi riconosce, è evidente, non sono tra i finishers che hanno avuto l’onore di abbracciarlo… “Sig. Castagnoli…” gli dico, allungando il braccio. Lui mi stringe la mano, ed io: “Complimenti, una gara meravigliosa… quest’anno l’ho fatta da assistente, ma… Le prometto, l’anno prossimo vengo qui per correrla… TUTTA!”
Lui mi guarda, sorride sotto i baffi, e con la voce ormai rotta da ore di urla, mi fa: “ Ci credo bene che la finisci, anche a calci nel sedere ! Ci vediamo l’anno prossimo!”

OGGI: Cesenatico, sabato 19 maggio 2012, h.12,00
Si parte. Porto Canale. Il primo step sono quei 21 schifosi km in piano che dividono la partenza da Settecrociari, dove ci sarà il primo mega ristoro con pasta e tutto il resto. In questo tratto non si può superare la macchina dell’organizzazione, che impiegherà 2 ore esatte per chiudere questa parte di percorso.
Parto pianissimo, quasi di passo. Rimango dietro, e inizio lentamente a rimontare il gruppo… dopo un po’ mi passa un ragazzone, che naturalmente alla partenza si è attardato con amici (o amiche ?!?) per foto o saluti… è Ivan, Cudin.
Ho stampate in testa, indelebili, le sue parole di qualche giorno prima: “Ci sarà da soffrire, ma cerca di prenderla positivamente, metterti in gioco, provaci serenamente, accettando quello che verrà anche se non sarà quello che spereresti. Terminarla, non è una certezza, nemmeno per me! Ci si vede a Cesenatico!”
Ivan è un mostro, un mostro di umiltà, lui è uno di noi, il nostro orgoglio. L’anno scorso ha vinto in 18h26’, più di 3 ore di vantaggio sul secondo, e da due anni domina la Spartathlon, la più grande delle corse. Il “problema” è che veramente, lui va alle corse per divertirsi e stare in compagnia con gli amici, per lui l’aspetto agonistico è solo una “scusa”, e lui è SEMPRE così. E quest’anno, quest’impressione è più forte che mai…
C’è caldino, non asfissiante ma umido, inutile spingere in questo tratto iniziale, queste due ore sono ININFLUENTI al risultato finale, l’unica cosa da fare è cercare l’ombra, corricchiare e non sprecare energie… almeno per quelli come me che vogliono riportare il culo a Cesenatico entro e non oltre 30 ore di quel maledetto tempo limite. Già, perché io sono qui per arrivarci in FONDO.
Saluto tanti, tutti…  c’è Darta Zambon, Vito Intini, Federico Borlenghi, che finalmente conosco… tanti altri. Due chiacchiere con Marco Barbieri, ci riprova, dopo che l’anno scorso è saltato al Barbotto… lui è di queste parti, mi racconta di tutti gli “ultra-lunghi” che ha fatto per preparare questa gara… Mi racconta che sua nonna, ultra 90enne, abita dalle parti di Borghi, attorno al km.180, dopo il Gorolo… E lo aspetterà là domani pomeriggio, chissà se riuscirà ad arrivarci… Glielo auguro.
Con lui c’è Giuseppe. Si chiamo Giuseppe Del Priore, l’amico di Marco, corrono assieme… è un ragazzo giovane, deve aver fatto un paio di maratone, veloci, ha talento… e oggi si è buttato su quest’avventura con un solo lungo di 60km, la settimana scorsa, un pazzo furioso… si vede che potrebbe già andar via, ma rimane con noi, prudente e silenzioso. Uomo del sud, evidentemente.
Gli dico due parole…  mi sento di dirgliele, in questo momento, è allo sbaraglio, io non sono certo il più esperto del gruppo, ma intanto gli dico di stare all’ombra. Vedo che cerca di rimanere con Marco, forse controvoglia, gli dico solo di usare la SUA testa, e di fare la SUA gara.

C’è quella signora piccolina, spernigata, è Adele Rasicci… Ci riprova, ma non ce la farà mai accidenti, ha le gambettine troppo corte… E c’è anche Antonio con noi, sì, Antonio Mazzeo. E’ incredibile, è qui alla Nove Colli. Comincia a mitragliarmi di domande, sul tempo massimo, sul percorso… lui sa che faccio queste gare, che conosco i dettagli, me lo ricordo alla 100km del Monte Grappa, l’anno scorso, in discesa non ne aveva più, ma voleva stare con me perché diceva che io conoscevo la strada e lui al buio si perdeva…
Antonio la Nove Colli la VINCEVA, dieci anni fa, ora con quello che ha avuto, con quello che ha ancora, è ancora qui a correrla… Ma non credo che arriverà in fondo, forse si fermerà al Barbotto, non ha il passo per farcela in 30 ore, purtroppo. Avessi la sua forza d’animo.. Vabbè. Ecco la Giancarla, la vedo in lontananza, mi è già andata via, di solito parte più piano, invece oggi sembra abbia quasi fretta… strano, non da lei. Io rimango dietro, rallento, se possibile, ma corro.
C’è anche l’Angela Gargano, suo marito Michele, che si fermerà proprio al Barbotto, penso si fermerà lì anche l’Angela, tra una settimana loro avranno il Passatore… Rimango con Marco e Giuseppe, cerco l’ombra, la strada è spiana, rimango concentrato per NON spendere energie…
Entriamo a Cesena, saremo a 13-14km, rimango quasi solo, il gruppetto davanti delle 2 ore esatte mi è scappato da tempo, io vado col mio passo lento ma leggero, senza fatica, voglio arrivare a Settecrociari quand’è il momento, non prima, forse in 2h10’, 2h15’, non importa. Qui in centro ho paura di sbagliare strada… controllo Marco, che mi è dietro e la conosce… Giuseppe mi è scappato davanti, ogni 100mt lo ferma qualcuno, deve avere un bar da queste parti, ha amici dappertutto… Empasse, attesa… caldo, ma non soffoca. Ecco, vedo Christian, alias KICCI, il mio assistente, fermo con la macchina, bevo qualcosa, mi fermo un attimo, ma riparto, adesso non ho bisogno…
Usciamo da Cesena, finalmente. Meno gente attorno, mi concentro sulla strada, adesso non si può più sbagliare, entriamo in campagna. Meglio così. Ultimi km spiani sotto il sole, vorrei finissero, sono un po’ “pesanti”, corricchio, ormai ci siamo. Si, ci siamo, ecco il cartello, Settecrociari.
Il kicci è lì che mi aspetta all’ingresso del giardinetto dove c’è il ristoro, c’è anche Enrico Vedilei… mi fa “Dai Andrea!”… Qui in teoria siamo al km.21,6, chissà, oggi non tengo il Garmin, ma solo un vecchio crono IronMan del ’98, che segni il tempo, nient’altro. Lo guardo, segna 2h09’. Perfetto, non ho forzato, metterci 2 ore esatte sarebbe stato troppo veloce per me…. i migliori saranno già in piena salita… Io invece vado a mangiare. C’è ressa, è il momento di bere e mangiare pasta e altro. Mi siedo per terra, bevo. Adesso per un’ora camminerò, o quasi.

1°Colle, POLENTA (km.29)
Attacco il colle col Bagnoli, si, proprio lui! Toscanaccio maledetto… il DOTTOR Bagnoli, già Finisher alla NCR e soprattutto alla Spartathlon… uomo insopportabile che però, che però…. Vabbè è un segreto. Il Polenta è una salita “strana”, pendenza media ridicola, credo il 3%, ma lunga, con alcuni tratti ripidi all’inizio, e altri tratti di falsopiano o leggera discesa. Ma all’inizio va camminata, con prudenza, almeno per me.
Vedo Pelo Di Giorgio, 50mt davanti a me, cammina tranquillo… ieri ha fatto i 202km in bici, insieme a quella pazza della Giancarla ed altri 3-4 superman, che al giovedì si sono sciroppati anche 20km a nuoto. Ed oggi è qui, e credo che domani sarà all’arrivo a Cesenatico. Complimenti… Prima della partenza gli ho solo chiesto: “Ma almeno la vasca era da 50mt vero ?”… No, ha fatto i 20km in una vasca da 25 metri, lui e gli altri… Faccio i conti, io quando mi alleno e faccio i miei 2000mt in pausa pranzo sono 80 vasche, ergo, lui giovedì si è fatto 800 (ottocento) vasche… No, non ce la posso fare…
Rimango da solo, presto, Bagnoli mi scappa in avanti, io voglio essere prudente, dopo il Polenta ci sarà il tratto più difficile, cioè i quasi 20km di falsopiano, anzi leggera salita, da Fratta Terme all’attacco al 2° colle, e lì bisognerà stare attenti a non spendere energie, bere, mangiare, stare attenti al caldo. Correre sì, ma piano, piano e leggero.
Kicci si ferma ogni 2km, forse meno. Mi fermo da lui un attimo, passa l’Ilaria Fossati, in macchina, mi urla proprio mentre sono accovacciato davanti al baule: “e tu saresti uno che CORRE ?”… La insulto, prontamente, ma lei sgomma via.

Finisce presto la salita, sono fresco, siamo a quota 305mt, km.28,9 il crono segna 3h15’.
Sto bene e non ho spinto, mi fermo in macchina a cambiarmi calze e scarpe, tolgo le leggere usate per i primi 30km, finora il passo era controllato,  e metto le Gel Kayano più protettive e più stabili, dovranno durare per altri 150km, poi metterò un altro paio per gli ultimi 20km. Ora mi cambio tutto, via i pantaloncini, è ora dei Boosters, che mi dovranno tenere forte e sodo per il resto della gara, cambio ancora la maglietta, questa à la terza… Fa caldo, sudo, ma è tutto sotto controllo. Mangio, bevo, riparto.
Scendo, senza spinta ma corro, vedo davanti Angela Gargano e Michele Rizzitelli, qui si va giù per Fratta Terme, questo tratto di discesa lo ricordo bene, l’anno scorso  in gara mi portai avanti con la macchina, fino alla testa della corsa, volevo vedere i primi come andavano… già, i primi. Ricordo che dopo un po’ vidi arrivare proprio Ivan, che però non era in testa credo, in quel momento era forse 2° o 3°. Era tranquillo in discesa, lo guardai, ammirando il suo modo di correre, lui è alto e pesante, come me… e mentre mi chiedevo se incitarlo, salutarlo, fotografarlo o checcazzo fare, ecco che lui già da una ventina di metri inizia”Ciaaaooo! Come va? Bella giornata eh…?!”
Mi lasciò basito.
Come a Traversara, alla 48km di Enrico Vedilei, quest’anno, lì andò anche “peggio”… ero infortunato, tibiale anteriore sx non mi dava pace, dopo due giri da 9km mi fermo. Mi cambio, poi torno sul percorso a vedere la gara,  passano i primi, arriva lui di gran carriera, al solito in rimonta… faccio per battere le mani ma no, lui mi precede: “Ciaoooo! Come stai ? ti sei fatto male ?” ed io che gli faccio segno di andare, sennò questo si ferma. Dopo l’arrivo sono andato a dirgli cosa avevo… Lui ha una VERAMENTE una parola per tutti, e non è mai una parola qualunque.
Fratta Terme, km.34, un bel ristoro, l’Angela è ancora con me, ma comincia a non essere più così fresca, le vado via adesso. I prossimi 4-5km, sino a Meldola, sono bruttini, saliscendi, scoperti al sole, e non è il caso di correre tanto, anche se vedo che in tanti lo fanno. Se sale, cammino un po’. Vedo che in tanti sono partiti forte… oppure, per dirla meglio, mi ritrovo ad essere molto indietro, quelli che pensavo di trovare con me durante questa gara mi sono molto avanti… ma la cosa non mi preoccupa, io la voglio finire, e queste ore sono le più delicate. Darta docet.
Proseguo, mi isolo, cerco di far scivolare i km, adesso è troppo presto per qualsiasi altra cosa.
Eccoci, siamo a Meldola, 58mt s.l.m., ancora pianura, km.38,5, il crono segna 4h23’
Brutto momento, ma lo sapevo… umidità, caldo, però bisogna resistere ed andare avanti senza fretta e senza fatica, questa parte di gara non fai la differenza, devi solo mantenere le energie, fisiche e mentali.
Adesso si gira a sinistra, verso Pian di Spino, la strada inizia a salire leggermente, ma si può correre, non è salita vera, e comincia ad annuvolarsi… forse pioverà un poco, forse domani dicono… ma per me è importante che sparisca il sole.
Questi km vanno via senza cuore che batte, vivo in me stesso. Per spiegarlo in una parola, rimango estremamente “concentrato”, ma c’è molto altro, difficile da scrivere. La testa è ben salda sulle spalle: ho già mangiato pasta dopo 2 ore, adesso ne sono passate altre 3, è ora di mangiare ancora. Kicci ha 2-3 piatti di pasta, in macchina, me li sono preparati il giorno prima, così come le brioches ripiene di miele, ha pure il mini-frigo portatile con bevande fresche... Si, organizzato tutto nei dettagli. Testa di cazzo si, ma con metodo.
Ormai sono ai piedi della salita, mancheranno 2km a Pian di Spino, dico al Kicci di fermarsi, tra un km mi fermo a mangiare… Ecco, vedo la macchina, c’è ombra, mi fermo. C’è qualcosa di strano. Non ci posso credere, in terra c’è scritto, con l’acqua: “/\/\ BONI”… Guardo il Kicci, ho un punto interrogativo che mi campeggia sulla testa, che significa: “Kicci, non puoi essere stato tu a fare una cosa del genere…” a quel punto, senza che io proferisca parola, lu mi fa: “è stato lui, la leggenda, il dottor Bagnoli”…

Mi fermo, senza parlare metto le mani nella macchina, tiro fuori un piatto di pasta e mi metto a mangiare davanti a tutto questo… è tutto l’anno che si consumano sfottò con Paolo, e oggi è il grande giorno… e direi che lui è ancora in grande forma, se ha trovato il tempo di mettersi a fare quest’altra toscanata! Deve essere avanti di pochi minuti. Penso che lo raggiungerò. Ho quasi PAURA del momento in cui lo raggiungerò!!
Proseguo, corricchio, saliscendi, qui c’è un ristoro dove l’anno scorso arrivò Ciro insieme a Antonio Mammoli, il “signore” di questa corsa, per tanti anni e ancora oggi… erano ancora indietro in classifica, camminavano ,chiacchieravano… e non capivo perché, non erano in crisi ma di pedalare proprio non ne volevano sapere… solo dopo tanti km capii che Antonio corse la NCR per stare con un caro amico, e per Ciro era più importante stare con loro che fare la “sua” corsa. Fu una LEZIONE memorabile per me. Bevo, riparto.
Ecco il cartello del 2° colle, finalmente: siamo a Pian di Spino, km.47,8, il crono segna 5h33’.

2°Colle, PIEVE DI RIVOSCHIO (km.58)
Il 2° colle in realtà è un po’ strano, perché la salita è lunga, circa 8km, ma è impegnativa solo all’inizio, poi gli ultimi 2-3km va a morire in un falsopiano, comunque si sale da 90mt a 400mt che non è poco.
Riconosco uno spiazzo, è dove l’anno scorso si fermarono col camper Andrea Accorsi e Monica Barchetti. Erano al seguito della gara, ricordo che in quel punto offrivano da bere e fragole a chi passava, e faceva parecchio caldo l’anno scorso… mi fermai da loro, il tempo per complimentarmi della loro 6 giorni, tornavano come oggi dal Balaton… ricordo che Andrea prese a parlare della notte sui colli, di San Leo, prima dell’alba, ne parlava come fa lui, come dipingesse un quadro… Andrea ama questa corsa, arrivò 2° qualche anno fa. Devo tanto a loro due, conosco il loro amore, la loro passione, e la loro umiltà, e, come Enrico, mi hanno dato più di qualsiasi altro insegnamento o di qualsiasi altro allenatore che non ho mai avuto.

Inizio la salita bene, l’attacco di passo, ma mi sento in forze, sento di poter correre, ma non la corro, sarebbe Game Over… ma il passo è buono e non faccio fatica. Raggiungo Michele Rizzitelli, poi lo lascio indietro…
Pioviggina… Dopo qualche km la salita molla, si può correre…
Vedo da lontano una sagoma nota, anzi un lato B noto, è quello della Giancarla… che strano trovarla qui… tanto lo so che all’alba mi verrà a riprendere… l’anno scorso la conobbi proprio a questa gara… conosco il suo modo di correre, regolare… all’inizio sembra lentissima, ma lei terrà quel passo sino in fondo, e dopo 12-15ore inizierà a recuperarmi, come nelle 24ore...
Naturalmente è in compagnia, quasi impossibile trovarla senza gabbiano accompagnatore, e naturalmente la sbeffeggio al mio passaggio… stranamente non mi insulta, no ecco, ha qualcosa da dire sul MIO lato B… invidiosa.
A tratti pioviggina, ma la temperatura è buona, mi fermo a mettermi l’antipioggia, poi smette, è un metti e togli continuato, ma va bene così, sono mentalmente presente, e non c’è stato caldo, questo è importante. I primi 50km di questa gara sono quelli a rischio, quelli dove il caldo del 1° giorno può succhiarti le energie e puoi compromettere tutto. Ma ora, avverto il fresco, sento le energie che mi crescono in corpo, il peggio è passato e posso iniziare a correre sciolto.
Passa il Kicci, e mi dice “sei una macchina da guerra”, Si, sto bene, e anche lui nota che sto superando parecchi, è un buon momento, ma non sto spingendo… Adesso, finalmente, “sento” quella sensazione, che ancora non avevo sentito finora… sento di essere ENTRATO in questa gara, l’attesa è finita, ci sono dentro!
Mi si affianca una macchina… è Gianni! Si, proprio lui, Gianni Lacerenza. Lo vedo con piacere, un volto amico…
Mi chiede come sto, sto bene, mi dice due cose sul percorso, gli chiedo cosa faccia, seguirà un ragazzo che lui allena, forse anche nella notte, parla con me, dalla macchina… Gianni è un grande, ne sa di ogni, di atletica, corsa e anche bici, l’ho conosciuto alla 50km di Romagna, quando lui seguendo la gara in bici, mi vide nelle retrovie, la corsi in più di 5 ore, mi disse “ma tu puoi andare molto più forte, cosa stai preparando, la Nove Colli ?”. Occhio clinico…
Si avvicina, va dal suo “allievo”, che scopro essere proprio Giuseppe… rivolgendosi a me gli dice “vedi lui, lui è allenato per queste gare”… come dirgli: “Ragazzo, stai con lui ,questo arriva in fondo…”

Sono parole che mi entrano dentro, mi danno una forza grande.
Procedo, corro se posso, leggero ma mangio strada. Ma cammino e rifiato senza stress.
Scollino finalmente, riprendo Giuseppe e Marco.
Qui siamo a quota 400mt, km.57,6, il crono segna 6h43’.
Questo è il 1° cancello, qui si deve passare in 7h45’, ho già 1h di vantaggio, ma la gara inizia stanotte, dopo il 100°km. Ma io devo stare tranquillo, fare la MIA gara, io voglio arrivare a Ponte Uso 2, al cancello del km.158, in meno di 23 ore. A quel punto, ho una stramaledettissima maratona, da fare in meno di 7 ore, voglio vedere se non ce la faccio, anche strisciando.
Me l’ha detto Darta: “Non fare la gara in compagnia, vai via per gli affari tuoi. Vivila come un lungo viaggio dove ti ritrovi svuotato completamente di tutti i tuoi sentimenti per 202km. Vedrai che appena tagli il traguardo ti passerà tutta davanti agli occhi. Ci vediamo lì”. Fanculo Darta, puoi scommetterci!

3°Colle, CIOLA (km.70)
Riparto bene, STO bene, riprendo Giuseppe, o viceversa, facciamo l’elastico, gli chiedo di Marco, e lui urla a squarciagola “MARCOOOOO!!!”… e, da mezzo km, si sente “OOOHHH”… Si, Marco c’è ancora, sarà dietro un paio di minuti… Questo è un punto delicato del percorso, la discesa c’è, a tratti ripida, ma c’è anche falsopiano, ormai il caldo è passato e si inizia a star bene, si può tenere un buon passo, ma non commettere errori. L’errore può essere SPINGERE, oppure correre troppo veloci in discesa senza controllare passo, leggerezza e postura. Sto attento, ci sono ancora troppe salite, troppe discese davanti a me, le mie caviglie sono delicate…
Finisce la discesa finalmente, qui siamo a San Romano, poi a Linaro, a quota 130mt, km.63,4, il crono segna 7h22’.
Adesso si gira a dx, un paio di km, poi c’è una locanda ristorante sulla strada, e si prende a sx per la Ciola, finalmente si tornerà a camminare.
Inizio la salita convinto, passo ancora di fianco all’Ilaria Fossati, è lì davanti al ristorante, oggi fa assistenza, non mi nega mai una battuta, un insulto, un incoraggiamento. Il sole sta per calare, mi metto una maglietta da ciclismo… no, inizio a sudare, fa ancora caldo, il sole starà su un’altra mezz’ora, mi metto a torso nudo per un paio di km, per asciugarmi, procedo. È un momento così, quando attacco le salite sudo troppo. Devo tornare in me stesso, riprendere il controllo del corpo. Calma e sangue freddo.
Questa è una salita impegnativa e lunga, non ripida, ma non molla mai, non la corri, però puoi farla bene senza morire. Ho fiducia, salgo di passo sostenuto, adesso inizia davvero ad imbrunire e fare fresco…
Mi trovo a fianco di un signore dei Road Runners Milano, è una faccia nota, che però non conosco di persona, deve essere l’assistito dell’Ilaria, anzi lo è… mi dice che si fermerà presto, oggi per lui butta male. Peccato… gli dico di non mollare, ma non è di primo pelo, sa di non esserci, e si fermerà. Se in queste gare pensi solo un attimo, un solo secondo di fermarti, presto o tardi ti fermerai.
C’è ancora Antonio nei paraggi, Mazzeo, si, proprio lui. Non molla mai, incredibile è ancora qui. Saliamo di passo, insieme per un po’, mi chiede ancora info sui tempi dei cancelli… ha un terrore folle di rimanere fuori, è partito più forte del dovuto forse, sa che prima o poi calerà, ma vuole arrivare almeno fino al Barbotto, gli dico che ce la farà, siamo largamente in tempo… Che uomo incredibile, incrollabile.
Allungo un po’, lentamente li stacco entrambi, corricchio se la salita molla un po’… Vado per conto mio, faccio la mia corsa. Non posso stare con loro, devo essere egoista e lasciarli, la loro gara non ha niente a che vedere con la mia.
Mi isolo, proseguo, chiudo tutte le porte ermeticamente.
Conosco bene questa salita, la ricordo l’anno scorso, Ciro era con Mammoli, arrivai in cima e poi corsi giù qualche km per far loro compagnia a piedi… c’erano anche i romani, della Podistica Solidarietà, Giuseppe Di Giorgio, e Pietro Paolo Imperi… Giuseppe correva, invece Pietro assisteva, ci fermavamo spesso negli stessi punti, diventammo amici. Pietro voleva provarci quest’anno, ma alla fine ha rinunciato, troppo giovane ancora, Giuseppe invece è in gara anche oggi… sarà dietro credo. Mi perdo in me stesso, ma avanzo, i km passano.
Ci siamo, si scollina a 531mt. Era il 3°colle, km.70,2, il crono segna 8h27. Ho margine, mi prenderò qualche minuto di riposo sul Barbotto. Ora si scende, verso Mercato Saraceno.
Mi fermo un attimo al ristoro, è il crepuscolo, ma non è ancora buio, c’è una bella temperatura, proseguo ancora qualche km prima di cambiarmi per la notte. Queste condizioni climatiche per me sono il massimo, approfitto, corro bene sul falsopiano e mi avvicino alla discesa. Finita quella ci sarà il Barbotto, potrò rifiatare e camminare in salita, senza fretta, e farà fresco. Continuo di buon passo, senza fretta, mangio i km adesso.

4°Colle, BARBOTTO (km.84)
Sto davvero bene. La discesa mi vola via. Vedo alcuni ragazzi davanti, ecco ancora Giuseppe, hanno già le luci, qualcuno già la frontale… per me adesso non ce n’è bisogno, prenderò la pila solo a giù in paese. Sto con loro, non spingo, ma facciamo strada. Fa buio, 3km alla fine della discesa. No, proseguo, dico al kicci di andare giù fino a Mercato, che mi cambierò là. Sono lucido, fresco. In 15 minuti non verrà giù un buio impossibile, sto con questo abbigliamento, non c’è freddo.
Ecco, un paio di tornanti prima del paese c’è un punto di ristoro, mi fermo lì… c’è il Kicci, che fuma e blatera divertito con una assistente… Mi fermo, ci fermiamo tutti a prendere il caffè, anzi due. Giuseppe è li dietro di me, silenzioso, come sempre. Sono contento che il kicci si trovi a suo agio, in quest’avventura, lui è così, ne ero sicuro.
È ora di cambiarmi per la notte… metto il completino a maniche lunghe. I boosters sono OK, li tengo alla grande.
Due minuti di relax, bevo ancora, pila in mano, riparto.
Riparto, sto bene, scendo verso il paese, mi sento leggero… TROPPO leggero, CAZZO DOV’è IL PETTORALE ?!?! Momento di panico… Ferma! Ragiono… il pettorale devo averlo lasciato in macchina poco fa quando mi sono cambiato, attaccato all’elastico da mettere attorno alla vita, non posso averlo perso!! Mi fermo, aspetto il Kicci, avrò fatto 500mt, arriverà… non passa 1 munito, ecco la macchina, ferma! Gli dico “Cazzo Kicci il pettorale!!” e lui “Urca dov’è !?”
Apro il baule, si, eccolo qui, tra le altre cose… sollievo. Riparto, spiego al kicci che strade deve fare in paese per non perdere il tracciato, conosco bene questa zona.
Ecco il bivio, finita la discesa, siamo a 135mt,  giro a destra, sono in paese, taglio sulla strada principale… c’è un parcheggio, dove lasciai la macchina quando venni qui un mese fa… tutto sotto controllo, sono qui . Mercato Saraceno, km.79,4 in 9h34’.
Ci si butta giù a sinistra verso la parte bassa del paese adesso, ancora discesa, ci sarà il pavé tra un minuto, vedo ancora l’Ilaria, stavolta, solito scambio di battute da censura, ma non mi nega anche due parole serie… mi dice “ti vedo bene”… sentirmelo dire è importante, da una come lei… Ilaria è una grande, e ha due palle così. Passo il paese, la piazza col pavè, ecco il ponticello, buio, sinistra, adesso si sale.
Questa è una salita cazzuta, me la ricordo, l’ho provata un mese fa, era sabato 21 aprile, partendo da Mercato Saraceno, di mattino, avevo fatto il 4°, 5° e 6° colle, cioè Barbotto, MonteTiffi e Perticara, un giro da 47km, me la ricordo, lunga 4,6km, pendenza media del 7-8% credo, ma tratti durissimi al 14-18% proprio al culmine della scalata.
Salgo di passo tranquillo, alla bersagliera, come dice la Giancarla, buio pesto, ma l’affronto bene… Kicci si ferma ogni 1,5km, in salita, come gli avevo detto, mai più di 2km e poi mi aspetta… gli dico, vai pure in cima, c’è il ristoro, ci sarà pasta, salsicce… Ma lui ci tiene, e si ferma sempre ad aspettarmi… stavolta fa bene, perché è il momento di fare qualcosa d’importante, mi fermo, rotolone di carta igienica, acqua e via nella natura !!
Molto bene, l’organismo funziona… riparto… vado su, una luce… la riconosco, è ancora l’Ilaria, le urlo: “Finalmente soli nella notte, io e te!” e lei: “Approfittane!” ed io “No! TU approfittane!!”… Proseguo, mi diverto troppo… E sento forza dentro, il Barbotto non è quel mostro che temevo… ho energia, vado avanti, ma con prudenza, inutile provare a correre adesso. Mi concentro, mi chiudo.
Ultimi 5-600 metri, duri, molto duri. Chino la testa, ma vado avanti. Gli ultimi 200metri sono infernali, speri di vedere le luci, la fine, ma non arriva, non arriva mai… E invece no, finalmente arrivo, questa è una salita da 45-50’ in gara, ed infatti ne ho impiegati 49’, ma va bene, con la sosta ci stanno.
Finalmente le luci, il ristoro.
Siamo a 515mt, km.84,4, passo in 10h22’. Qui il cancello ti taglia fuori dopo 12 ore esatte, ma andiamo molto bene, 1h38’ di vantaggio, non è poco, considerato che sto ancora bene.
Ci sono i lettini per i massaggi… e il ristoro, potrei fermarmi, ma non sosto per più di 4-5’, sto bene, mi fermo solo per mangiare, sedermi un attimo e… già, far due chiacchiere, perché su uno dei lettini c’è LUI, il Bagnoli… iniziamo a sparar cazzate, mi chiede se ho notato qualcosa sulla strada, naturalmente lo sfido, gli dico “qui ti ho preso, ora vado in fuga, per sempre…”… ci perdiamo nel mare degli sfottò… Lui rimane sul lettino, sa bene cosa fare, si cambia. Io riparto.
Dopo il Barbotto c’è un tratto molto, molto difficile. Si va verso Sogliano al Rubicone, km.97, poi si scenderà verso il cancello di Ponte Uso, al km.101. Sull’altimetria ufficiale, sembra che dopo il Barbotto la strada scenda per 17km. Col Piffero. La strada sale ancora un po’, c’è qualche falsopiano, una vera e propria discesa verso Sogliano c’è solo dopo 8-9km che hai lasciato il Barbotto appunto. E qui è lunga, lunghissima, perché perdi il ritmo salita-passo e discesa-corro che avevi preso, e se non riesci ad interpretare bene i falsopiani, rischi di andare in crisi.
Dopo qualche km mi fermo un attimo dal Kicci, un paese illuminato, forse Rontagnano… lì c’è fermo anche Bucci, Paolo, è di Parma, espertissimo infinito ultramaratoneta, non lo riconosco subito, ma poi lo saluto… è di poche parole, come sempre, nonostante siamo delle stessi parti, non lo conosco personalmente e non ci si vede quasi mai. Lui ha già concluso la NCR 3 volte credo, l’anno scorso ha fatto anche Badwater e Spartathlon… poco da dire, chapeau… a 58 anni, ultra chapeau con inchino.
Corre senza assistenza, ma è attrezzatissimo, credo che con la sua esperienza non sbagli neppure un millimetro di queste gare… lui si gestisce, ma le GESTISCE DAVVERO, dal 1° all’ultimo metro, è una macchina. A questo punto della gara, a dire il vero, me lo aspettavo più indietro, è molto prudente al solito, e questo è ritmo  per le 27 ore, chissà.
Ma è un brutto momento. Buio, la strada non scende… non trovo il ritmo, certo continuo a correre, cammino solo quando sale, e adesso va bene così… ma ho troppa “fretta”, non riesco a “vivere” la strada ed il mio passo con la calma che ci vorrebbe in queste situazioni. Non ne esco, ma ne uscirò, ne sono sicuro.
Ho sul braccio dx il bracciale lampeggiante che ti danno al Barbotto, per il resto tengo in mano una pila, che però devo accendere spesso, e mi dà fastidio con la corsa in discesa… iniziano a passare i primi ciclisti della Nove Colli by Night… i primi vanno veloci… altri pazzi furiosi.
Ci siamo, scendo verso Sogliano… ho una gran voglia di arrivare giù, so che lì c’è un ristoro, al bivio. L’anno scorso mi ricordo che lì si fermò la Monica Baldi, aveva una vescica ed un piede insanguinato… io la presi in giro a lungo per quella cosa, quest’anno è tornata per arrivarci in fondo… speriamo che non faccia come l’anno scorso però, che correva le salite! Continuo a correre, ma ho troppa fretta, non va bene. Sarà mezzanotte ormai. Si, è mezzanotte.

Domenica 20 maggio 2012
Empasse mentale, ancora, sono entrato in un piccolo labirinto, cerco di arrivare il prima possibile al bivio. Ho ancora fretta, e non va bene. Ma ne uscirò.
Arrivo al ristoro, finalmente, al bivio per Sogliano al Rubicone, che è in una buca, noi giriamo a destra per Ponte Uso. Ma non è un bel momento… non so cosa bere, né cosa mangiare, né se riposarmi oppure no…
Ho paura di una crisi, e sento di non avere il controllo mentale della gara, in quel momento. C’è proprio Bucci,seduto, altri due concorrenti, mi fermo lì in piedi, mani ai fianchi… stanco… non so che fare, forse mangerò qualcosa, forse…

Ecco, Paolo mi fa “Andrea, siediti”… si alza, mi lascia la sua sedia… ma non deve andare via, rimane lì in piedi. Mi ha proprio voluto lasciare la sedia, lui a me, per farmi riposare un attimo.
È un momento stranissimo, in quell’attimo capisco che lui ha tutta la situazione sotto controllo, ed io no. E sono sorpreso, ma ancor di più ammirato da questo piccolo gesto… gli dico grazie, mi siedo due minuti, Rifiato, bevo e mangio qualche biscotto, crostata, che non farà male. Mi riprendo, di testa.
Arriva il kicci, gli dico che aspetto un attimo e riparto.
Sogliano al Rubicone, siamo a 350mt, km.97,3, il crono segna 12h06’.
In certi momenti di questa gara, quando sei stanco, finisci per odiare le discese, o i falsipiani, perché “devi” correre, mentre aspetti finalmente le salite perché li “puoi” camminare, e tenere il ritmo giusto senza far troppa fatica. Questo è uno di quei momenti, non vedo l’ora di essere dopo Ponte Uso, e trovarmi davanti il 5° e 6° colle, per camminare.
Bucci è stato gentile, ma deve avermi visto stanco, e in quel momento io non mi rendevo conto di essere veramente stanco. Ci vuole calma e sangue freddo. Devo riprendere possesso di me stesso e della gara.
Scendo verso Ponte Uso, prudente ma corro, le caviglie cominciano a dar noia, sono rigide, devo stare attento. Già dopo il secondo colle, nella discesa verso San Romano, avevo dovuto solo corricchiare con prudenza, troppa pendenza, le caviglie potevano saltare… Invece, dopo la Ciola, la discesa verso Mercato permetteva di correre dolcemente e stavano benino. Qui devo stare attento, va giù forte.
Ecco il paese, le luci, Ponte Uso, qui avevo parcheggiato la macchina 20gg fa, era martedì 1° maggio, e mi ero fatto il 5°, 6°, 7° ed 8° colle, cioè MonteTiffi, Perticara, Maiolo/Monte Pugliano e Passo delle Siepi, un giro da 56km.
Questo è il 3° cancello, col rilevamento, come sempre urlo il mio numero “sessantanove”, non vorrei mai che non mi vedessero… mi segnano, mi fermo un attimo, respiro. Ora basta discesa.
Siamo a 164mt, al km.101,2, passo in 12h34’, il cancello era a 14h15’, ho allargato ancora il vantaggio, ora ho 1h41’ sul tempo limite. Confortante.

5°Colle, MONTETIFFI (km.107)
Il 5° colle in realtà NON esiste, o meglio, è un “dente” di neppure 2km, da camminare a testa china, per l’esattezza il tratto conclusivo è di 1,8km, ma una pendenza media del 9,6%, 20 minuti d’inferno nel cuore della notte, per raggiungere quel campanile lassù, a 405mt. In realtà, prima di attaccare la salita, devi salire un altro po’, attraversi Pietra all’Uso e un lungo falsopiano che in realtà sale… se lo provi in allenamento lo divori, ma qui c’è poco da divorare, c’è solo da sopravvivere.
Dopo Ponte Uso ho visto quel cartello che dice “100km all’arrivo”, di fianco al quale Marco Marcante si fa sempre fotografare… Penso che 100km in 17 ore… CAZZO, li devo fare. Non importa se ho già fatto altri 102km… ma stiamo scherzando ?! Brain power.
Vado avanti… Buio.
Passano altri ciclisti, forse gli ultimi della “by night”, lo capisco da come parlano e dal loro andazzo… il salitone finale arriva presto… qui l’anno scorso Ciro andò in crisi, me lo ricordo, parcheggiai su la macchina, lui non arrivava, scesi giù di corsa, e dopo tanto me lo ritrovai davanti “Chi è ?” mi disse, era come assente, ma procedeva… piano pianissimo… forse a 3-4 all’ora… indescrivibile… ma poi si riprese, dopo una lunga sosta e pure un bel sonno su una panchina.
Io non sto male, ma non sto neppure benissimo… qui è dura, guai a sottovalutare questo “dente”, questo colle che “non esiste”… che per molti è solo l’antipasto al Perticara, che invece è lungo 7km…
Continuo.
Vado su, di passo, ma faccio fatica. Quanto tira ‘sta salita…. È lunga, cazzo. Stanco.
Arrivo, finalmente. Mi è sembrata un’impresa. C’è ancora la signora dei rilevamenti, finalmente, finalmente scollino… “Sessantanove” le dico. C’è il kicci, macchina, baule aperto… mi fermo, mi siedo, gli dico “kicci, son stuf… “ e mi siedo di peso, stanco.
Montetiffi, siamo al km.107,1, il crono segna 13h31’.
 “Kicci non ce la faccio più, sono l’uomo più stanco del mondo…” e lui: “Fanculo Sforza di xxxxx, stai benissimo. Ma prima l’hai sentito il terremoto ?” … ed io “minchione, ti sembro nelle condizioni di sentire un terremoto ?  adesso non sentirei neppure un bastone nel xxxx !!”…
Tranquillo, il kicci mi fa: “Gigantesca testa di xxxxx, vuoi ‘na RedBull ?” … per svegliarmi penso, si, la bevo… che schifo, ma mi sveglia, sarà caffeina, non lo so… spero di riprendermi, ma bevo ancora acqua, il sapore della RedBull in bocca non lo voglio. Mamma mia ‘sta salita maledetta mi ha succhiato.
Vabbè, penso che adesso scenderò piano, poi c’è il Perticara, dopo lassù c’è il ristoro grande, lettini, massaggi, là mi riposerò, ma qui devo andare avanti, se non passo il 6° colle subito, è la fine, da qui non esco più... Ora si scende, per un paio di km, è ripida… Corricchio frenato, le caviglie mi fanno male, è sopportabile, ma le sento che fanno un po’ male, cazzo… devo star leggero…

6°Colle, PERTICARA (km.116)
Il Perticara è lunghissimo, non è duro, però è un 5% di media per quasi 7km, se non ne hai diventa una processione notturna senza fine… Ciro l’anno scorso, quando lo cominciò, era in crisi, disse “2 ore mi ci vorranno per questo colle!”…
Un breve falsopiano adesso, poi sono nella buca, adesso si attacca la salita. Il crono dice 13h53’.
Ce la faccio, in 15 ore sono sul Perticara, ce la faccio. Questa salita quando l’ho provata ci ho messo 56-57 minuti… ma era allenamento. Adesso è notte, sono solo e stanco, ci vorrà 1h10’. Ma so camminare bene, ho le gambe lunghe. Posso concentrarmi. È lunga, ma l’affronto. Andiamo.
Perdo kicci in questa salita… lui forse si ferma sempre ogni 1,5-2km, ma io è come se non lo vedessi. Ho un rapporto particolare con questa salita… “è una salita amica” disse Gianni del Perticara, perché in alcuni tratti molla, ti permette di respirare. Soprattutto in fondo. Lo so, l’ho già fatta. La vivo. Vivo il mio sogno notturno.
L’anno scorso qui vidi decine di luci che procedevano a passo d’uomo, una dietro l’altra, una processione di anime perse che cercavano nel buio la fine di questa salita infinita. Quest’anno sono qui, da solo… non supero nessuno, e nessuno mi raggiunge…
La vivo, la finisco, la vinco. Chiudo tutte le porte, sono solo, me la gioco, il tempo passa, avanzo, proseguo.
Lo so, basta arrivare su in paese, e la pendenza molla, si può anche corricchiare. Ci sono. Ma se alzo la gamba e faccio per correre le caviglie fanno male… merda… non è un dolore, è solo un forte fastidio, ma sento già il tibiale sx infiammato, e a destra la caviglia decisamente ha un problema. Torno a camminare. Avevo un’idea in testa, arrivare al Perticara in 15 ore. A quel punto, con 116km fatti, e due maratone davanti da fare in altre 15 ore. Un sogno. Ma ce l’ho, ci sono. Ma adesso penso alle caviglie. Che cazzo faccio ?
Le caviglie sono il MIO punto debole, e i tibiali anteriori di pari passo. A dicembre, alla 24h di San Benedetto, dopo 18h avevo le caviglie ko, non potevo più alzare i piedi per correre, dal male, ma avevo già 140km, e camminai comunque fino alla fine, altri 32km in 6 ore, ci tenevo ad arrivare in fondo. Poi un inverno praticamente passato a NON correre, per aver voluto finire quella 24 ore, che però mi è rimasta nel cuore.
Ad aprile, alla 8 ore di Bologna, invece, mi fermai dopo 6 ore, perché iniziavano a far male. Lì evitai l’infortunio. Lì ho capito che quest’anno avrei avuto SOLO UNA carta da giocare. Ho rinunciato alla 100km dei Mondiali di Seregno, per essere qui, a giocarmi tutto. Oggi, stanotte, per tutta la gara, le caviglie dovranno tenermi in piedi fino a Cesenatico. Non c’è altra strada. Si fottano. Non c’è domani.
Ma adesso cominciano a far male, DEVO fare qualcosa, tra poco ci sarà una lunga discesa, da correre. Ragiono, mentre procedo.
C’è una macchina parcheggiata sulla sx, è quella del kicci, ma è spenta… c’è lui che dorme sopra… gli urlo “Kicci!”… non muove un muscolo, non mi fermo, non voglio raffreddare il passo né le caviglie, è un momento delicato, avrà messo la sveglia, mi riprenderà.
Perticara, entro in paese.. una casetta sulla sinistra dove, quando passai di qui 3 settimane fa, un’anziana signora mi diede acqua da bere… i miei allenamenti di 6 ore senza niente addosso, solo mezza bottiglia d’acqua e poi chissà, “per allenare la sete” dico sempre...
Ci sono, ecco le case, il distributore, la strettoia in paese, siamo a 655mt. È il km.116,2 il crono segna 15h04’.
Ce l’ho in pugno, cazzo! Sono al Perticara in 15 ore !!

Un buco piccolo così
Ci ho messo 1h11’ a fare il Perticara, mamma mia quant’era lunga, ma adesso sono qua. Ora mi mancano due maratone. Ecco il ristoro… due tavoloni di roba, mangio qualcosa, bevo, ma… devo PENSARE adesso… ho tempo. Questo è il 4° cancello, limite a 17 ore esatte, ho 1h56’ di vantaggio, ma soprattutto ho ancora 15 ore per fare 2 maratone, sono stanco, ma ce la posso fare, ora però devo rifiatare e ragionare.
Le caviglie. Già, le caviglie iniziano a far male.  Io NON posso camminare da qui alla fine, non ce la farei mai. Devo poter correre ancora, ancora per un po’. Adesso posso correre, ma tra qualche km chissà… Se alla fine della prossima discesa mi trovo con le caviglie fracassate, tanti saluti al cazzo.
Vado dentro, dai massaggi.
Ricordo Ciro, mi disse “Ricorda Andrè, in queste gare lunghe, che hai SEMPRE TEMPO!”. Guardo chi c’è, due lettini vuoti, due ragazzi. OK, cerco di sintonizzarmi con loro, sono svegli.
Li guardo in faccia, uno e poi l’altro. Dico: “ragazzi, i tibiali, e la caviglia destra. SOLO quelli, la caviglia destra mi fa male, allungatemi i tibiali, stirateli, mettetemi a posto la caviglia, io devo poter correre ancora a lungo…”
Mi corico, iniziano a smanettarmi. Usano forza, tirano, spingono le dita nella carne, mi fanno male, mi staccano i piedi, ma ci lavorano….Mi chiedono se fa male, certo che fan male, ma dico loro di continuare. Chiedo un piatto di pasta intanto. La signora mi chiede se ci voglio sopra “la forma”… impiego qualche secondo per capire che per loro la forma è ciò che per me è il grana… mangio, pasta dura, quasi cruda., non penso a quello che mi stanno facendo i due ragazzi. Ci danno dentro.
Passo 11 minuti su quel lettino, a vedere le stelle. “Basta così”, dico, “grazie ragazzi, gentilissimi”.
Mi rimetto in piedi. Qui ho giocato la mia partita. Ho le lacrime agli occhi, mi hanno fatto male, ma li ho lasciati fare, dovevo. Adesso cammino. Cammino bene. Sto bene. Mi piego sulle gambe, OK. Si passa da buchi piccoli così a volte.
Una parabola zen, narra di un grosso bufalo che attraversa una piccola finestra… passato quasi del tutto, proprio la coda rischia di non passare. A volte, si passa da dei buchi piccoli così, se con una volontà indomita segui un ideale, ma bisogna avere la presenza mentale e la forza di arrivare FINO IN FONDO ai propri sogni. Ad un certo punto, se molli di testa, tutto può diventare terribilmente difficile o impossibile.
Esco dal locale, mentre entra Paolo Bucci, tranquillo, va ad accomodarsi ai lettini… fuori c’è il cartellone coi passaggi… vedo che Cudin non è passato in testa, qui aveva davanti Marco Bonfiglio… ma pensa un po’. L’anno scorso Ivan passava ai colli con ore e ore di vantaggio sugli altri, all’arrivo oltre 3 ore proprio su Marco… quest’anno invece no. Tra i tanti nomi c’è quello di Lodovico Lodi, ha più di un’ora di vantaggio su di me… cavolo come sta andando… ce la fa, ce la fa alla grande… sono contento… prendo forza, Lodo è uno come me, andiamo! E’ la sua gara, è la mia gara, è il nostro sogno… la vittoria degli amici è la mia vittoria. Vincerò anch’io, con lui.
C’è David Calzolai, il veterinario, toscano… è lì seduto di fianco al cartellone… rifiata un attimo, ma mi sembra lucido ed in grado di ripartire tranquillo, David è 3 anni che ci prova alla Nove Colli, è il suo sogno, ma ha sempre fallito… credo che darebbe l’anima per arrivarci in fondo, come me. Ci guardiamo, siamo qua, al Perticara. Entrambi sappiamo che abbiamo il nostro sogno lì, davanti a noi, dobbiamo solo iniziare quella maledetta discesa. Stiamo vivendo il nostro sogno, ci stiamo giocando la nostra partita.
E’ ora di rimettersi a correre.
Ma prima d’iniziare la discesa c’è un altro km di leggera salita, poi finalmente si scende per davvero.
Sto bene, mi sono riposato, ma soprattutto adesso non sento male alle caviglie, è tutto spento, smorzato, tibie e caviglie come nuove, una sensazione diversa… non so per quanto durerà, ma posso andare. Corricchio un po’ in paese, ok, discesa. Piano, ma scendo.
E kicci ? Già, kicci… non si vede… l’avrò perso ?!?
In questo momento NON ho bisogno di lui, ormai il corpo è acclimatato alla notte, non ho sete, non devo più cambiarmi, ho la pila e tutto quanto per correre, ma kicci… l’ho perso… Ma arriverà!
Kicci non è un runner… non fa sport, non ha mai seguito né una corsa né qualcosa del genere, né tanto meno con me. È uno fuori dal coro, fuori dagli schemi. Sapevo di poter contare su di lui per quest’avventura, lui è un amico, è una bella persona, la sua elasticità mentale è fuori dal comune, in qualsiasi situazione si trovi è a suo agio, si mette a disposizione con una tranquillità disarmante. Con lui sapevo che non avrei avuto neppure un attimo di stress in 30 ore, neppure adesso che si è addormentato. Mi riprenderà, quando si sveglierà, io adesso sto bene.
Dopo un paio di km di discesa, eccolo che arriva… gli dico “ma quella enorme TESTA DI XXXXX del mio assistente, tu l’hai visto ?!?” mi dice “scusa… mi sono addormentato e …” è dispiaciutissimo, lo vedo. Dice che mi ha cercato al ristoro, non c’ero, ai massaggi neppure, un casino…  Gli dico, “kicci, tranquillo. Va tutto bene, non ho bisogno di niente, mi sono fermato 10 minuti a farmi fare un massaggio. Sto bene, minchione”
Mi insulta. Ok, quando ci insultiamo significa che è tutto ok, procedo. Bevo. Si, ero tranquillo… so che in macchina in questa gara hai libertà e tempo infinito per riprendere il tuo assistito. A patto che lui sia tranquillo e autosufficiente. L’anno scorso, al Perticara, raccolsi un “morto”, uno che si stava per ritirare, lasciai Ciro  per portarlo su al punto di raccolta cadaveri, e poi tornai, in 20 minuti il runner in salita fa ben poca strada… poi di notte, non c’è sogno né di cambi continui né di dar da bere in continuazione.
Scendo bene, concentrato. Ecco, prima di arrivare a Novafeltria, dove NON passa la NCR, c’è da prendere un bivio per Sartiano, bivio che NON presi quando venni qui a provare il percorso, e sbagliai strada inopinatamente ritrovandomi poi a cercare il 7° colle per km e km…  Ma adesso non sbaglio, ho imparato...
Raggiungo David Calzolai, è con un altro tizio, ci fermiamo ad un mini ristoro, un altro caffè… mi dice “Cavallone…”, vede che sto bene, ripartiamo… potrei andare via, ma rimango con loro. Rimaniamo assieme a lungo, anche loro non stanno male, la strada scende e mangiamo km, è un bel momento. Ma ci vuole prudenza, inutile spingere adesso… rimaniamo attaccati, uniti. La gara è lunga, la notte ancora da superare.
Ora alcuni km in leggera discesa ci porteranno ai 280mt di Ponte Baffoni, credo al km.128, dove finalmente si attaccherà il 7° colle, Monte Pugliano, detto anche Maiolo, come mi disse Gianni, perché a metà salita si passa proprio dal paese di Maiolo.
Sono interminabili questi km, ma, pur lentamente, continuiamo a correre, e restiamo uniti, senza spingere. A volte la strada sembra salire, rallentiamo insieme, e poi ripartiamo, finchè riusciamo corriamo ancora, sappiamo che poi per tanto tempo cammineremo.
Ci siamo. Ecco il ponte, a sinistra. Il crono segna 16h 38’. Una lunghissima discesa, ma ci siamo, Ponte Baffoni. Ci fermiamo, altro ristoro. Caffè, mi fermo due minuti.


7°Colle, PUGLIANO (km.137)
Il Pugliano è INTERMINABILE. Dovrebbero essere 9km al 5,6% di pendenza media. E arrivano dopo 16 ore di gara, verso le 5 del mattino, quando la sonno ti prende. E l’alba non arriva. Infernale. Attacco la salita di buon passo, qui non si correrà per 4-5km, all’inizio è abbastanza dura, poi dopo il paese, a Maiolo, inizia a spianare un po’, ma comunque non scende mai, e negli ultimi km dovresti proprio star bene per correrla. O avere una marcia in più che io non ho.
C’è David, davanti 200mt, l’altro tizio è sparito… Lentamente mi avvicino. Ma non corro certo su di lui. Adesso devo contare solo su di me. L’anno scorso qui, mi fermai in macchina e mi addormentai un attimo…. 10 minuti forse… stava per albeggiare, ma proprio in quel momento lunghissimo in cui non fa più buio ma il sole ancora non si vede, sei più debole, e crolli.
Proseguo… so che devo arrivare lassù, è lunga ma ci arrivo. Silenzio, siamo solo noi, le macchine degli assistenti, silenziose come tutto attorno, fanno la spola, ma adesso non abbiamo bisogno forse di nulla. Camminiamo, un lento ma incessante salire.
Chiudo gli occhi, ma cammino, ho sonno, ma lo controllo, cammino.
Ecco, dopo 3km sono a quel bivio, da cui arriva la salita che presi sbagliando 3 settimane fa… la riconosco.
Stanco, ma sto benino. Ecco Maiolo, il paese. Ci arrivo, lentamente entro, cammino e lo passo. C’è una panchina, sulla sinistra. L’anno scorso vidi Paolo Bucci, buttarsi su quella panchina, per farsi un mini-sonno. Poi ripartì, di lì a poco, controllando tutto. Penso che non sarà il mio caso. Quando avrò sonno, andrò ancora avanti, io NON POSSO fermarmi.
Ho sonno. Passato il paese, anche quella fontanella sulla sinistra, che tre settimane fa mi salvò dal morire di sete… oggi non mi serve, ma bevo un sorso d’acqua fresca comunque. Per gratitudine forse…  gli ultimi 3-4km di salita sono lunghissimi. Ma è l’alba ormai, ci si vede bene.
Ma ho sonno, provo a correre su un falsopiano per darmi una svegliata. Macché, cammino. Proseguo, chiudo tutte le porte. Mi isolo. Chiudo gli occhi e cammino. Elimino questi km come in un videogioco. Lentamente, arrivo su. David dietro di me, silenziosi, si siamo fatti compagnia per tutta la salita.


Ormai, ci sono, ci siamo. Ce la faccio. È il punto più alto del percorso, 787mt. Ci ho messo 1h40’ a fare questa maledetta salita che non finisce mai. Arrivo, un lungo rettilineo prima del bivio e del check point.
Tiro una saracca. Kicci si diverte… fotografa. Gli dico che sono stanco, veramente stanco. Mi dice: “ma va là, sei fresco come una rosa”. Red Bull, ancora, riprovo a svegliarmi.
Siamo al km.136,6, il crono segna 18h18’.
Questo era il 5°Cancello, il tempo limite era 20h15’. Ho praticamente 2 ore di vantaggio. È abbastanza, adesso. E sono in alto, ci sarà da scendere parecchio, e recuperare. E siamo avanti.
Con kicci si era parlato prima della gara, al nostro “briefing”, poche ma importanti info introduttive… 2 cose NON avrebbe mai dovuto fare,  cioè MAI chiedermi “COME STAI? “ e MAI proferire la parola “RITIRO”.
Glielo dissi, che avrebbe visto cose mai viste prima, uomini che nella notte si trasformano in zombie, e che non avrebbe dovuto farci caso. E se avessi avuto una crisi che mi avrebbe portato a dire “MI FERMO”, lui avrebbe dovuto iniziare ad insultarmi fino a rimettermi in strada a calci nel culo. Ma quest’ultima cosa NON succederà, lo so, perché questa è la MIA gara, e io NON mi ritirerò MAI. Saranno LORO a ritirarmi, a portarmi via di forza, se sarà necessario, ma io questa la porto in fondo. Non c’è domani.
Bevo, mangio qualcosina, mi rinfresco, ed ora si riparte. È l’alba. È il momento che aspetto. Si scende verso San Leo. È la parte di percorso che più amo. Sono arrivato fino a qui. È un grande momento. Urlo. Mando un urlo in cielo. E riparto. Si scende, si corre, si torna a correre, finalmente. Sto bene.
C’è ancora David con me. Ha suo papà al seguito, un’assistenza silenziosa, ma sempre presente.
Stiamo vicini, raramente appaiati, ma siamo un riferimento l’uno per l’altro. Giù dal Perticara avrei potuto staccarlo, ma sono rimasto con lui, so bene che in queste gare, un attimo stai bene, l’attimo dopo sei morto, in quel momento era più importante stare con un’altra persona come me, un altro che sta vivendo il proprio sogno. Lui ha solo un obiettivo, Cesenatico, 202km. Farà di tutto per farcela, come me. Lo so, lui lo sa. Mi chiede info sul percorso, che io conosco perfettamente, adesso scende per 3km, ma a San Leo spiana per 1km, e lì cammineremo, glielo dico, inutile spingere, poi ci sono 5km di discesa PURA, e li correremo. Si, correremo, dopo 140km, noi correremo.
Kicci fa delle foto con San Leo sullo sfondo.  Già, proprio la Rocca di San Leo… mi viene in mente ancora Andrea Accorsi, le sue parole… lui e Monica ieri erano alla partenza: stringermi a loro e ad Enrico Vedilei, nel giorno del mio viaggio più lungo è stato emozionante, mi hanno visto “nascere” due anni fa, ad un allenamento tra amici, sulle strade del Passatore, quando ancora non avevo nelle gambe più di 42km, una “ultra” non sapevo neppure cosa fosse. Mi hanno preso nel loro mondo, ed ora sono qui, a sognare di poter dire a ciascuno di loro che ce l’ho fatta... Si, ce la farò.
Ci buttiamo giù, verso Secchiano. Si scende bene, è un bel momento, sento che mi sto riappropriando di energie, non corriamo forte, né veloce, saremo appena sotto ai 6’ al km, ma adesso facciamo strada, e andiamo avanti, è l’alba, fresco, il sole è amico adesso. Devo stare attento con le caviglie, non fanno male adesso, riesco a correre, ma devo stare attento.
A metà della discesa, ecco il kicci, mi dice: “c’è la tua amica, davanti!”… gli dico “Altolà, QUALE mia amica ?”… “quella mora coi capelli lunghi, che ti era vicina al briefing… Ho capito, è la Monica Baldi. Mi viene fuori un sorriso… Siamo a 145km ormai, se è arrivata fino a qui, penso che arriverà in fondo… ce la farà. E sono contento di andarla a prendere, è ragazza simpatica, ci sarà da ridere, forse. O forse no.
Ecco, finita la discesa, il lungo ponte… qui si ricomincia a camminare un po’… ecco, c’è la Monica, la vedo avanti di un centinaio di metri, cammina, molto piano però. La riprendo già a metà del ponte, è distrutta, ma è con un tizio che la tiene sù. Le chiedo se ha bisogno di una maglietta, qualcosa dal mio assistente… non ha bisogno di nulla, solo energia, è senza forze, stanchissima. E la faccia non è quella di chi vuol far battute… Li lascio.
Secchiano, 2km spiani, forse meno, poi si attacca l’8°colle. Mi fermo al mini-ristoro, ennesimo check-point, chiedo una sedia. Me la danno, rifiato un minuto, forse due, ma sto bene e voglio ripartire subito, ecco arriva la Monica, di passo… mi alzo, le cedo la sedia, le dico “siediti Monica”… Devo insistere, ma poi lei si siede. Esausta. Le sorrido, faccio una battuta, sorride. Riparto. Ripartirà. A volte si imparano cose.


8°Colle, PASSO delle SIEPI (km.152)
Il crono segna 19h34’, a sinistra c’è la svolta per il Passo delle Siepi, o “del Grillo” come lo chiama Gianni. Ho perso David, ma sarà davanti di 2-300metri. Qui siamo a 213mt, sul passo si scollina a 434mt, non è una salita né lunga né impossibile, sono 4km, ma NON molla mai, non la si può mai correre. Non ci sono tratti ripidi ma neppure spiani. Procedo, di buon passo però, sto bene. L’alba mi ha rinvigorito. Sul Pugliano sono passato da un altro buco piccolo così, superato le crisi di sonno, forse potevo crollare in un fosso senza accorgermene… Ma ora sto bene, e anche fisicamente mi sento risvegliato, certo stanco, ma ancora vitale.
Vedo David, davanti di 100, forse 50 metri, mi avvicino. Si volta, mi vede, alza il braccio, alzo il braccio.
Me la mangio questa salita, andiamo. C’è fresco, il sole c’è e splende, mi è amico, ormai sono le 8 del mattino, non fa caldo né umido.
Sento le caviglie un po’ dolenti, penso alla prossima discesa, che darà lunga, quella che porta a Ponte Uso 2, ci sarà da correre, una discesa non ripida ma lunga, 6-7km, e lì le caviglie rischiano di saltare, sento che i piedi sono un po’ doloranti e stanchi, qualche vescica… Ma ci penserò quando sarò in cima, magari cambio calze e scarpe e mi faccio un massaggio. Rallento un po’, la salita l’ho fatta alla bersagliera, ma adesso sciolgo i movimenti e il  corpo con un passo più rilassato.
Ecco, stiamo arrivando, vediamo la cima del colle… David è avanti di 50mt, lo vedo, lui sa che lo vedo, alza il braccio, ma non è un saluto, alza il braccio col pugno, come in segno di vittoria. Sa di aver passato l’8° colle, VEDE l’impresa, oltre quel colle. Sta bene, l’ho visto che stava bene, ed ha fatto bene questa salita. Ce la farà. Sono contento. In questo momento, io, lui, sentiamo che ce la faremo.
Scollino. Siamo al km.151,6, il crono segna 20h18’.
C’è un cartello, sulla sinistra, quando scollini al Passo delle Siepi. Un bel cartello giallo. Un bellissimo cartello giallo. Dice “50km all’arrivo”. L’arrivo è ancora lontano, ma non è più così lontano. Abbiamo già fatto 152km. Le mie gambe ne possono fare altri 50, ne sono sicuro, chi vede quel cartello SA che può farcela.
Ho parecchio vantaggio, e sento che ce l’ho in pugno, ma ora devo calmarmi, inutile correre, spingere, tirare. Dico al kicci di fermarsi, tra 200mt mi cambio.
Penso di cambiarmi TUTTO, tutto tranne i Boosters. Calze, scarpe, maglietta, cappellino… controllare le vesciche e rimettere vaselina sui piedi martoriati. Ecco, un paio di vesciche, niente più, ma sono solo acquose e non portanti, non danno fastidio, cambio le calze e le scarpe, metto via le Gel Kayano e infilo delle vecchissime Gel 1150, quelle con cui ho finito il mio primo passatore due anni fa… Mi massaggio, mi smanetto le caviglie, ok, posso ripartire.
Congedo il kicci, bevo, riparto, piano si scende…
No, aspetta, come non detto, NON va bene… scarpe dure… no, no…
Rallento, cammino, mi fermo, cerco il kicci… eccolo che arriva, gli faccio segno di fermarsi…
Mi fa: “che succede, testa di xxxxx?” ed io, “scusa kicci, rimetto le scarpe di prima”
Lui non dice niente, gli avevo preannunciato che durante la gara avrei fatto cose strane e inspiegabili, mi chiedo cosa penserà di uno che cambia scarpe dopo 150km e poi dopo 100 metri si ferma e rimette quelle di prima… Vabbè.
Rimetto le Gel Kayano, in 30 secondi, eccole, morbide, chissà cosa mi era saltato in mente… Mi verrebbe da chiedere scusa alle scarpe che mi hanno portato fin qui… sto bene, le allaccio per la discesa, ma sempre larghe, gli ultimi buchi liberi, le caviglie devono respirare…
Scendo.
Ecco… in questo punto, c’è una scritta sulla strada “PODISTI” ed una freccia che indica di andare dritti… ricordo bene questo punto, l’anno scorso qui mi telefonò Enzo, alias Vincenzo Esposito, l’allenatore di Ciro, per chiedermi come andasse… e mi disse “devi dire a Ciro che è FINITA! Digli, FORZA, è FINITA!!” E mancavano ancora 45km… ma era finita.
Essere arrivato qui mi dà grande forza.
Corro, corricchio, scende bene, le gambe stanno ancora bene, io stanco ma sto bene, però le sento le caviglie dure e doloranti, cerco di attutire i passi.  C’è poco da fare, ormai sono 155km che sono in ballo, l’ultima volta che ho affrontato una distanza del genere, alla 24ore di San Benedetto, mi erano saltate coi tibiali dopo 130km. Direi che adesso non posso lamentarmi. Sono molto, molto avanti. 
Finita la discesa, vedo Ponte Uso, finalmente, un sollievo, adesso potrò camminare.
Arrivano i ciclisti, sulla sinistra, scendono da Sogliano, in questo pezzo prendono la curva come dei pazzi fanno il rasoio al guard-rail dove passiamo noi podisti… un tizio con la bandiera mi fa segno di togliermi dalla strada e di scavalcare il muretto, che sarà alto 40cm, no, non lo scavalco, gli urlo: “con che gambe ?”… rimango sulla strada, si scanseranno loro, la mia corsa non è meno importante della loro, non voglio farmi venire un crampo o uno stiramento adesso.
Cammino, ecco il tizio con la bandiera, tanta gente qui attorno, ressa, per vedere i ciclisti della Nove Colli. Altri mezzi ciclisti fermi a vedere, ovviamente non mi hanno in nota, chiudono la strada con le loro bici inutili, chiedo di farmi passare, gentilmente ma con decisione con un bell’urlo “PERMESSO!”, con la faccia di chi però ti dice “SVEGLIA, CRETINI! FATEMI PASSARE!”.
C’è la solita gentile signora, al check point. Ci siamo.
Ponte Uso 2, si, proprio così: PONTE-USO-DUE, siamo al km.158,1, guardo il crono, segna 21h03’.

Una schifosa maratona
Mancano 44km, manca poco più di una sporca schifosa maratona, e ho 9 ore per portarla in fondo. Il mio sogno a portata di mano. Nella mia testa, dovevo arrivare fino a qua. Ci sono. Ora ce l’ho in pugno.
Sognavo di arrivare qui in 23 ore, ci sono arrivato in 21 ore esatte. Un capolavoro. Ho in mano un capolavoro adesso. Devo tenermelo stretto fino in fondo. Ce la farò.
Avanti, sto iniziando a pensare a cose che non dovrei pensare, ma non devo farmi prendere dall’emozione, devo solo andare avanti. Per TUTTO il resto ci sarà tempo. Ora devo avere pazienza e finire, devo far passare solo la coda dalla finestra, ormai tutto il bufalo è passato da quel piccolo buco, manca solo la coda. Andiamo.
Riparto, provo a correre. No, non ce la faccio. Fanno male le caviglie, fanno male. Se corro me le spacco, e dopo il Gorolo ci sarà tanta discesa. Cammino, con un tizio magro a fianco, di poche parole.
Ci raggiunge un altro, lo riconosco dalla stazza, è Francesco Accarino, il romano. Due chiacchiere… mi ricordo di lui, perché l’anno scorso prese il 1° colle, il Polenta, davanti a tutti, era in testa dopo le prime rampe, e mentre arrivava io lo applaudii come strabiliato, e lui, guardandomi mi urlò: “Tranquillo, è un fuoco di paglia!!”. Parlo con lui, e mi spiega che non volle fare il cretino, solo stava bene ed ebbe quello sfogo agonistico, poi rientrò e infatti poi arrivò a Cesenatico, ma dopo 29 ore e passa. Gli faccio i complimenti.
Mi dice che ha grossi problemi con le vesciche… Ma ce la faremo, sappiamo che ora possiamo camminare, lui però riproverà a correre dice. Ha finito anche la Spartathlon, l’anno scorso. Già, la Spartathlon…
 Proseguo, un po’ di energia c’è, ma non posso correre, troppo rischioso adesso, anche se la strada è in leggerissima discesa. Il passo è comunque vitale, 10’ esatti al km, a volte una manciata di secondi di meno. Io adesso devo solo arrivare in fondo, finirla in 26, 27, 28 ore non mi cambia la vita di un millimetro. Voglio finirla anche in 29h59’, se necessario.
Rifiato e cammino, ho fatto tanto per arrivare sino a qui.
Questi 10km sono mentalmente insopportabili, ti portano al km.168, dove attacchi il Gorolo, il “mostro”, l’ultimo colle. La strada è spiana, qualche leggerissimo saliscendi, ma quando arrivi qui difficilmente hai l’energia o i presupposti per correre questi km, ed allora non ti passano mai.
Ciclisti dappertutto… che fastidio. Qualcuno di loro quando passa dice parole che sembra escano dalla bocca di un vecchio rimbambito, ed invece si tratta di “sportivi”… Raramente ho sentito tanta ignoranza ed arroganza messe assieme in così poche persone, e lo dico proprio io, che vengo dal ciclismo, ad ancora oggi amo salire su quelle due ruote.
Ancora 5-6km al Gorolo, proseguo. Francesco Accarino è avanti, forse mezzo km, io rimango con l’altro tizio magro e silenzioso… capisco che è molto stanco, non gli sto addosso con parole inutili. Ecco una rotonda… mmmhhh sto per tirare dritto, il tizio mi ferma e dice “NO, si gira di qua a sinistra!” Guardo per terra, ci sono le frecce bianche, ha ragione…  silenzioso, ma più lucido di me. Lo ringrazio, e…  Cavolo, il kicci è lì e mi dice: “Quell’altro ha sbagliato strada!”
Guardo là in fondo, Francesco ha tirato dritto, è là avanti… dico al kicci: “vai a prenderlo per favore, digli che ha sbagliato… e riportalo alla rotonda se vuole…” Kicci naturalmente va, in missione. Kicci è sempre in missione.
Noi, proseguiamo. A dire il vero, sono dispiaciuto per lui... In questo momento, fare 6-700metri in più non è poco. Però sono contento che ce ne siamo accorti, altrimenti avrebbe proseguito sbagliando per altri km, chissà…
Dopo un po’ ecco il kicci che rientra, mi dice che è andato a dirglielo, “e lo hai riportato ?” gli chiedo, e mi fa: “no, non ha voluto, ha detto che se la rifaceva a piedi.“
A volte si imparano cose.
Proseguo. Rimango solo. My silent partner molla un po’, io ho un passo più sostenuto, lui forse è molto molto stanco.
Ci siamo, ecco la gente al bivio, c’è un po’ di ressa, tra poco arriveranno i primi ciclisti, che attaccheranno l’ultimo colle. Ma ciò che più importa, sono qui. Alla mia sinistra c’è una strada, che porta verso il 9° ed ultimo colle, il mitico GOROLO.
Siamo a 168km, il crono segna 22h41’.

9°Colle, GOROLO (km.172)
Due conti, ho impiegato 1h37’ per fare 10km. Camminando. Per chi non fa queste gare, sembrerà un disastro, un tempo infinito. No, in realtà va molto bene. Camminare significa risparmiare energia, e non ne ho molta adesso; ho il passo lungo, so che posso tenere bene i 6 all’ora, di passo, se sono vitale, ed è ciò che ho fatto in questo tratto, salvando energia, caviglie e muscolatura. Stanco, stanchissimo, ma procedo.
Inizia a far caldo, umido, inizio la salita. Sento veramente poca poca energia. Farò fatica, sull’8° colle andavo ancora su alla bersagliera, ma qui andrò su veramente piano.
Per fortuna i ciclisti devono ancora arrivare e la strada è libera, procedo. I primi 2km di salita sono duri, forse il 7-8% , ma poi molla un po’, c’è un km in falsopiano. Il problema è l’ultimo km, o qualcosa di meno, coi 4 tornanti con punte al 17% credo… ma in tutto la salita è poco più di 4km, non è la fine del mondo. In salita le caviglie non danno problemi, ciò che mi preoccupa adesso è di poter avere crisi energetiche, c’è caldo, sono le 11, è 23 ore che vado, e il crollo è sempre dietro l’angolo. Cammino, a fatica, bevo.
Kicci è un po’ nervoso per via dei ciclisti, sa che stanno arrivando, ci sono già le moto che precedono la testa della corsa… gli dico di andare ad aspettarmi su in cima, ma lui vuole starmi vicino…
Ecco i ciclisti… i primi mi passano sul falsopiano.
Tengo duro, in cima c’è un ristoro, là mi fermerò e mangerò qualcosa. Forse, non so cosa, non mi va più niente.
I tornanti. Testa bassa, cammino. C’è gente, sono tutti tifosi o parenti dei ciclisti, stessa pasta, solo 1 su 20 persone ogni tanto fa un applauso, sincero. Gli altri non capiscono, non sanno, o non ci arrivano a capire che quello che fanno tantissimi in bici, quelli che loro adorano credendoli i padroni della strada, lo possono fare pochissimi, a piedi. Pochi, semplici, umili, uomini d’acciaio.

Uomini d’acciaio
Arriviamo a scollinare, per l’ULTIMA volta, siamo a 318mt, ciò che più importa siamo a km.172,4, e il crono segna 23h33’. Ci ho messo 52’ a farlo il Gorolo, ma ho scalato l’ULTIMO COLLE. L’ultimo mostro. Arrivo al ristoro, urlo “sessantanoveee!”… “e una sedia, per favore”
Gli inservienti me la lasciano volentieri, sfinito, mi ci butto sopra.
Bevo, smangiucchio qualcosa, ma niente d’importante. Non mi fermo più di qualche minuto, il mio amico silenzioso è con me. Sta arrivando anche Francesco Accarino. In salita ha lentamente recuperato quanto perso alla rotonda.
Sono qui, mancano 30km. C’è i rilevamento cronometrico ed il cancello anche qui, di 25h45’, ho sempre 2h12’ di vantaggio. Un’enormità, adesso, ce l’ho in pugno. Cammino ancora. La caviglia fa male, ma riparto. Adesso sono tutto rotto, ma sono d’acciaio, e ce l’ho in pugno.

Proverò a corricchiare ancora in discesa. No, fa troppo male. Cammino. Devo stare calmo, tranquillo, ho tanto tempo, ho 6 ore e mezza. Posso andare ai 5 all’ora, anche qualcosa meno.
Non ho mai fatto più di 172km, finora. Ne feci proprio 172 a Dicembre, a quella 24 ore a S.Benedetto del Tronto, da Francesco Capecci. Mi sembrò un’impresa irripetibile, non pensavo di poter arrivare a tanto… e si correva in un salotto, un circuito pianeggiante da 1200mt, tempo perfetto, 15°C di giorno, fresco di notte.
Oggi, da qualche minuto, ho  già superato il MIO LIMITE, e prima ancora di arrivare a 24 ore… e in confronto quello era un salotto… questa è la NCR, 3800mt di dislivello, una cosa bestiale. Devo averla fatta grossa… mi concentro e mi dò una calmata.
E’ ancora molto lunga. Calma e sangue freddo, il corpo adesso è molto debole.
Scende un po’, dovrei correre, ma fa troppo male. Provo a corricchiare leggero, ogni tanto, ma rinuncio presto.
Energeticamente sono agli sgoccioli, ma le riserve fisiologiche funzionano, ho la testa, sono qui, avanzo.
Ecco, ci siamo, lo temevo e lo temeva il kicci, arriviamo al bivio, e da sinistra arrivano LORO. Orde di ciclisti, lanciati ai 70 all’ora, in lotta per una posizione di prestigio all’interno dei 14mila iscritti alla gara, che non mollano un millimetro né una posizione verso il traguardo di Cesenatico… mi metto sulla sinistra e proseguo, sperando di non trovare, anzi di non venire “trovato” o raccolto dal cretino della domenica.
Momento difficile, un po’ di timore, non sono nelle condizioni di correre, ogni tanto ci provo, ma devo fermarmi, stare attento a dove metto i piedi e a dove mi trovo, io so che loro ci sono, so che arrivano e so dove andranno, ma loro non sembrano sapere che io ci sono, sto attento, devo stare molto attento.
La strada scende bene, proseguo di buon passo, a tratti abbozzo una simil-corsa, ma poi rinuncio. Si passa Borghi e si va verso Savignano, dove finirà la discesa.
È lunga, ma la faccio tutta. Il mio amico silenzioso si è ripreso e mi è andato via. Meglio per lui, io adesso preferisco star solo. Vivo la corsa dentro di me. Chiudo tutte le porte, questi km li devo passare.
Passo alcuni paesi sulla strada, ma la testa è altrove non vedo niente.
Proseguo. Un ristoro, mancheranno 18-20km, mi fermo, mangio ancora fragole, ma non mi va giù niente, bevo, ma mi fa schifo tutto, bevo acqua, ma adesso non mi va più niente. Energie finite, svuotato, vado con le riserve.
Vivo tutto in me stesso. Anche il kicci lo “perdo”, so che c’è, lui c’è sempre, magari è in difficoltà a trovare spiazzi per la macchina per via dei ciclisti, ma lo perdo completamente dalla mia testa, ora è tutto fuori di me.
Ecco, d’un tratto mi risveglio, finalmente.
Mi risveglio perché mi passa Paolo…. Si, ancora Paolo Bucci. Lui corre adesso, un bel passo per aver già fatto oltre 180km , gli stringo la mano… Forse mi vede stanco, mi dice :” La finisci eh ?” Ed io: “Si…” 
Quando mi è avanti una decina di metri, gli dico: “Paolo, grazie per stanotte.” Ci tenevo a ringraziarlo, per lui è stato nulla forse, ma per me in quel momento è stato tutto.
Proseguo… Ma adesso, adesso è un momento incredibile, mi esplode il cuore adesso. Mi si apre l’animo in due…
Non so perché, ma questo è il momento in cui capisco che è fatta, in questo momento inizio a rivivere tutto come un film, e capisco di essere alla fine del film. Darta si sbagliava,con me almeno, lui diceva che sarebbe successo al traguardo. Invece a me sta capitando adesso.. in un attimo, tutto è finito, rivedo tutta la corsa, la rivedo tutta, perché il film è finito. E’ fatta, ce l’ho fatta, la finisco.
Inizio a piangere, da solo… La discesa è finita… Ecco, arrivo dal kicci, gli chiedo il mio telefono… in TUTTA la corsa, non ho mai toccato il telefono, sono sempre stato isolato nella MIA corsa… ora lo voglio quel cazzo di telefono, lo voglio…

Ce la faccio
Una mia amica lo sapeva che ce l’avrei fatta, sapeva che questa gara era il mio sogno impossibile, ma che ce l’avrei fatta. Alina è più di un’amica, è una persona di sensibilità unica. Lei sa come sono fatto, e sapeva che ce l’avrei fatta. Sognavo questo momento, arrivare ad un certo punto e dirle che aveva ragione… Ecco, quel momento è arrivato, l’ho fatto arrivare. Lei chissà dov’è adesso, le scrivo… “Ce la faccio, mancheranno 15km, ma ce la faccio…” mi scende una lacrima, e non solo una, sono commosso. E so che lei ci teneva tanto, per me.

Guardo il telefono, c’è un messaggio… eccola qua, mi ha già risposto… “Certo che ce la fai, perché IO sono qui!”… esaltata, non ci posso credere, è venuta all’arrivo… Temevo che sarebbe venuta, aveva un Triathlon, uno sprint a Gabicce oggi, capirai se non faceva un salto all’arrivo a vedere gli uomini d’acciaio… e a vedere me…
Vorrei chiamare tutti, scrivere a tutti, ma non ce la faccio, sono completamente andato, mi sto godendo questo momento, è tutto mio… ci sto arrivando in fondo, sto realizzando il mio sogno.
Mi suona il telefono… è Ciro, durante la corsa ha sempre chiesto notizie al Kicci, ora ha saputo che ho il telefono e mi ha chiamato subito…  Già, c’era un altro che “LO SAPEVA”, proprio lui, Ciruzzo… Rispondo, lui mi fa “Andrè…” ed io “Ciro! Ce la faccio” e mi metto a piangere… lui sa quanto ci tenevo… mi fa “Andrè! Nun chiagnè! E’ finita! Arriv’ e nun chiagne!” ed io “Si, Ciro, non piango più…” E lui, prima di chiudere: “Chett’avevo dett ? ‘Na passeggiata!!”
Ricomincio, di passo, vado avanti. Da adesso non piangerò più, gliel’ho promesso.
È merito di Ciro se sono qui. Lui sapeva che ce la facevo, mi aveva visto l’anno scorso, vivere la SUA gara… era come se l’avessi corsa con lui, grazie a lui, la gara ce l’avevo già tutta nella mia testa. Dovevo solo prepararla, affrontarla e vincerla.
Kicci da ieri ad oggi ha avuto addosso i miei più cari amici, Daniele, Alina, Ciro, anche Enea, e l’altro Daniele, il Menozzi, che forse è quello che più di tutti ha vissuto quest’avventura ed ha fatto il tifo per me… di nascosto dalla moglie, ovvio, anche di notte. Proprio a lui, tre mesi fa,  quando non riuscivo a correre, dissi: “Ho un sogno, i 202km della Nove Colli, e se potrò correre, a maggio la farò.” Lui sapeva che avrei puntato solo a questa gara, lasciando andare tutto il resto, e rischiando tutta la stagione attorno a questi 202km. In quel momento, era fine febbraio, e da 3 mesi non riuscivo a correre per più di 10-12km, tranne un paio di uscite a seguito delle quali rientravo poi a box per starci per settimane.
Mi disse “guarda, secondo me è meglio che… insomma, non credo che tu ce la possa fare”. In quel momento, aveva ragione lui, e apprezzai le sue parole, che mi motivarono, e che mi dicevano che lui era una persona vera ed importante, perché bisogna avere coraggio a dire queste cose ad un amico, se sai quanto ti tiene. Lui aveva ragione, in quel momento, ma io sapevo che OGGI avrei avuto ragione io. Ed ora, so che lui sarà felice per me, molto felice per me, mi è stato vicino in un inverno difficilissimo.
Scrivo ancora alla mia amica… “mancheranno 8-9km, posso solo camminare, mi ci vorrà del tempo…”  Mi risponde: “ok, vengo a prenderti”… Sospettavo anche questo… Ma sono contento, a dire il vero.
Chiamo mia moglie… è impegnata, oggi lavora, so che si è sentita col kicci per sapere se ero vivo... è con gente, di sicuro, ma la chiamo…. Mi risponde, le dico che ce la sto facendo, ecco, mi commuovo, se ne accorge… è troppo contenta, è felice, non sa niente di corsa, ma conosce bene me ed i miei sogni… mi dice che sono stato bravissimo… e che è tanto orgogliosa di me… Mi dice di continuare… e che sono tanto bravo… piango ancora, adesso. Ma ora mi calmo, ho promesso a Ciro si smetterla, andiamo.
Mancheranno 7km… mi passa il Kicci, mi dice “c’è uno dietro che sta arrivando”… ed io: “’mbè, mi prenderà…”, mi giro… si, un tizio sta arrivando ed anche di buon passo, correndo. Vado avanti, mi chiedo chi sia, mi giro di nuovo, si avvicina e… no… no… e invece si, è proprio lui, IL Bagnoli. Non ci posso credere, mi è venuto a prendere.
La sorpresa è grande, ma in realtà… Sono contento che mi venga a prendere, che mi finisca davanti.  Perché… sì. Paolo è insopportabile, però, però…. Vabbè, se ci arriverò in fondo, il merito sarà anche suo, lui forse non lo sa, o forse lo sa, ma mi ha insegnato alcune cose importanti. Non so, se lui ha veramente capito quanto sia stato importante per me. Ma non glielo dirò mai, proprio perché è un uomo insopportabile.
Però, adesso che arriva e che mi passa, a 7km dalla fine, l’unica cosa che posso fare, è stringergli la mano, lui me la stringe, la mia è gratitudine, in questo momento non riesco ad esprimere ciò che ho dentro, non so se lui la percepisce… ma in questo momento, è giusto che lui arrivi davanti a me, ognuno di noi vive queste gare solo per se stesso, non certo per battere altri, ma è umano che per lui sia di enorme soddisfazione superare chi come me è più giovane e forte di lui, almeno sulla carta… Ed io sono contento per lui, che porterà a casa il suo ennesimo capolavoro.  Io avrò il mio immenso premio.
Sfinito, proseguo. Adesso ho mollato, cammino senza vigore, starò andando ad 11, forse 12 minuti al kilometro, ma non importa. Sono a Cesenatico ora. Adesso SONO A CESENATICO, sono tornato qui, con le mie gambe.
Mancheranno 5km ormai, ecco arriva una macchinetta, è dell’organizzazione della Nove Colli, mi si ferma davanti, in quel momento non penso a niente, non capisco cosa possa… Ecco, è Alina, ha chiesto un passaggio e si è fatta portare in macchina fino da me… scende, mi fa “ dai, muoviti, andiamo”…
Vorrei abbracciarla, forse baciarla, ma a parte non avere più un grammo di energia, rischierei una paresi completa dal bacino in su... C’è tanta gioia in me, non sarò solo, e sono gli ultimi km del mio viaggio più lungo. Lei rappresenta TUTTI i miei amici in quel momento, chi mi vuole bene e chi crede in me, è troppo importante per me averla accanto, adesso.
Si, mi muovo, andiamo…  Cammino, ma andiamo.
Sento qualcuno dietro… non ci credo, sono in tre, piano ma corrono tutti e tre… riconosco Luciano Bolzacchi, l’altro tizio no, ma la tizia in mezzo la riconosco da lontano… eccola, è proprio lei, la Giancarla. Mi supera a 4km dalla fine!! Non ci posso credere… L’anno scorso, con Ciro, la “superammo” NOI a 3km dalla fine, Ciro impazzito che correva ai 15 all’ora, io dietro di lui in macchina, ed ora… Ora tocca a lei “passarci davanti…
Lo sfottò arriva, puntuale, nonostante le energie siano infime, ma ci mancherebbe altro… Contento per lei, venerdì se l’è fatta tutta in bici… Giancarla è una grandissima, ed è un’amica, e niente di ciò che fa le è regalato.
Cammino, la caviglia fa male quasi fosse rotta, non oso guardarla deve essere gonfia come un melone… ma non mi fermo, ho tanta forza dentro. Dopo la fine la metterò a posto.
Ultimi km, alcuni cavalcavia… Cerco di non sbagliar strada, sono un po’ perso, ma ho Alina che è più lucida di me. Mi aiuta, mi parla, mi tiene d’occhio, lo vede che sono sfinito, ma fa sembrare tutto normale come fosse una passeggiata. E lei lo sa che NON è stata una passeggiata, e sa anche che nella mia testa adesso rimbalzano tutte le emozioni del mondo. Ci siamo… è il taboga che porta all’arrivo questo, forse 2km.
Ecco, qui fermano le macchine, chiedo quanto manca, mi dicono 1km… non è vero, sarà 1km e mezzo, lo so. Proseguo, proseguiamo. Arrivando. Si, stiamo arrivando. Chiedo dove devo andare a chiunque veda in strada, sono nervoso, la mia amica mi dice di stare calmo, credo mi compatisca un po’, ma sorride, sorrido...

Cesenatico, domenica 20 maggio 2012, h.16,32
Mi giro, vedo una sagoma dietro, a 2-300metri, spero che non mi raggiunga, non voglio arrivare con altri, non voglio volate… Allungo il passo, ma correre proprio no. Ecco le indicazioni, per la 130km e la 200km ciclistica. Curva a destra. Curva a sinistra. È l’ultima. Proprio l’ultima.
Ecco il rettilineo, vedo lo striscione… sto per arrivare… provo a correre, no, troppo male, cammino. Vorrei che Alina rimanesse con me, mi ha accompagnato nel mio sogno, ma non glielo voglio chiedere, voglio che faccia ciò che si sente… Ma lei lo sa che la vorrei con me all’arrivo, non voglio arrivare da solo, ho tanti amici con me, lei è tutti i miei amici, lei rimane con me. Si rimane con me, ne sono felice. Ci sono tanti amici con me adesso, sono stati con me tutta notte.
Mi giro, sono solo, siamo soli, quello dietro è troppo lontano, e mancheranno 200 metri... manca uno sputo.
100 metri, Alina mi guarda…  Ricordo bene, a febbraio, quando non riuscivo né a correre né a tornare in forma, le dissi: “Dai quest’anno alla peggio rifaccio il Passatore con te, ti accompagno così questa volta lo finisci…”
Lei mi disse :“no, Passatore un CAZZO! Lì mi accompagnerà qualcun altro…” e poi:  “Non ci posso credere che vuoi fare il Passatore e non la Nove Colli, è dall’anno scorso che vuoi fare la nove colli, TU FARAI LA NOVE COLLI! ”
Lei sapeva che per me il Passatore era un RIPIEGO, che il mio sogno era questo, voleva a tutti i costi che io inseguissi il mio sogno, che non mi accontentassi.
E adesso mi guarda… non dice niente, ma ho capito, vuole che mi metta a correre… si Andrea, è venuto il momento di correre. Parto, dolore boia, pazzesco, lancinante, ma si corre, dimentico il male, ora corro e basta, andiamo, quello striscione lo passo correndo… Corriamo, corriamo, sorrido, sono troppo felice…
202km, e un sogno che si realizza…
Sorrido,  E’  F I N I T A . . .
Si avvicina un signore, gentile, con un cronometro ed un taccuino… mi dice: “Puoi fermarti” Mi fermo… mi dice che ho impiegato 28h32’, mi chiede se è giusto, guardo il mio crono, segna 28h33’, gli dico che forse ho un minuto in più, ma può mettere quello che vuole…
Sulla sinistra, dietro le transenne, persone che applaudono sinceramente, alcune commosse, probabilmente mogli, amici di altri uomini d’acciaio... C’è il kicci, l’uomo più meraviglioso del mondo, dietro le transenne… io forse sono fuori di testa, non so più quello che faccio… Adesso cerco Mario… si, dov’è Mario, eccolo, eccolo là Castagnoli… mi viene incontro, mi aspettava, come si aspetta un figlio, mi tende la braccia, si, lo abbraccio, lo stringo, vorrei stritolarlo… mi sale un groppo in gola, è il momento che sognavo.
Lo sto abbracciando… gli dico poche parole che mi escono dal cuore, mi dice poche parole, che gli escono dal cuore, e la sua voce è la stessa dell’anno scorso, rotta da ore di urla.
La mia promessa, sfrontata, scellerata, di 12 mesi fa… l’ho mantenuta.  Ce l’ho fatta. Alina è sparita, si è fatta da parte, questo momento è solo mio... Arriva lo speaker col microfono, che importa, tutto quello che succede d’ora in poi non conta nulla… ce l’ho fatta.
Stringo il mio sogno tra le mani.


CLASSIFICA
1° Bonfiglio Marco 20h 20' 28" 
2° Beltramino Osvaldo 21h 59' 00" 
3° Borlenghi Federico 22h 24' 30" 
4° Zambon Andrea 23h 41' 30"
4° Andreose Nicola 23h 41' 30"
6° Ferrara Antonietta 24h 24' 30"F
7° Guiducci Andrea 24h 41' 10"
8° Intini Vito 24h 48' 50"
9° Mammoli Antonio 25h 07' 59"
10° Lievore Silvio 25h 17' 30"
11° Busetti Fabio 25h 20' 30"
12° Doni Marzio 25h 28' 30"
12° Baccini Luca 25h 28' 30"
14° Cialdini Giuseppe 25h 39' 20"
14° Guazzo Raffaele 25h 39' 20"
16° Verona Stefano 25h 51' 00"
17° Drago Daniele 26h 12' 15"
18° Lodi Lodovico 26h 22' 50"
19° Zanardi Angiolino 26h 34' 12"
20° Metelli Gianluca 26h 35' 10"
20° Taliani Massimo  26h 35' 10"
22° Longhi Claudio 26h 44' 13"
23° Di Giorgio Andrea 26h 56' 07"
23° Del Priore Giuseppe 26h 56' 07"
25° Marcante Marco 26h 59' 30"
26° Passera Roberto  27h 15' 20"
27° Maritati Giacomo 27h 34' 05"
28° Ulian Valeria 27h 38' 12" F
29° Bucci Paolo  27h 44' 12"
30° Calzolai David 27h 44' 40"
31° Galfione Domenico 27h 54' 04"
32° Migneco Giovanni 28h 02' 00"
33° Bertoli Cesarina 28h 13' 35" F
34° Bagnoli Paolo 28h 18' 01"
35° Agostini Giancarla 28h 24' 04" F
36° Sabatella Adalberto 28h 24' 04"
37° Bolzacchi Luciano  28h 24' 04"
38° Boni Sforza Andrea 28h 32' 53"
39° Accarino Francesco 28h 33' 30"
40° Amore Lorenzo 28h 23' 50"
41° Bacchin Paolo  28h 43' 10"
42° Monasterolo Giorgio 28h 55' 28"
43° Di Giorgio Giuseppe 29h 02' 15"
44° Rongione Sandro 29h 06' 38"
45° Nalesso Stefano 29h 08' 05"
46° Coras Riccardo 29h 11' 01"
47° Scuka Silvio 29h 11' 50"
47° Roppo Alessandro  29h 11' 50"
49° Hofmann Jurgen 29h 17' 13"
50° Baldi Monica  29h 21' 10" F
50° Galimberti Andrea  29h 21' 10"
52° Ridet Jean Luc 29h 26' 30"
53° Favia Domenico 29h 26' 40"
54° Della Pasqua Massimiliano  29h 29' 03"
55° De Paola Loris  29h 29' 40"
56° Zomer Franco  29h 36' 12"
56° Monti Maurizio 29h 36' 12"
58° Mazzeo Antonio 30h 41' 32"
59° Gallina Davide 30h 41' 32"
Borghi km. 179,1
60° Tempestini Damiano 26h 31'
Gorolo Km. 172,4 
61° Buzzolan Corrado 22h 30'
Inizio Gorolo Km. 168,0
62° Cudin Ivan 17h 50' 
Ponte Uso 2 km. 158,1 
63° Barricelli Giulio 23h 00'
Secchiano km. 147,2 
64° Fabbri Roberto  19h 49' F
65° Aiudi Luca  20h 25'

Madonna di Pugliano km. 136,6
66° Molteni Stefano 19h 54'

Perticara km. 116,2 
67° Cesconetto Daniele  14h 30'
68° Coco Daniele  16h 34'


Ponte Uso 1 km. 101,2 
69° Lavarda Remo  9h 40'
70° Dill Axel 11h 48'
71° Bortolotto Gabriele 12h 39'
72° Tacchi Bruno  12h 46'
73° Marconi Matteo 13h 28'
74° Olivero Simeone  13h 29'
75° Barbieri Marco 13h 48'
76° Agostini Allison 13h 52'
76° Asli Armand 13h 52'
78° Gaffurini Sandro 14h 12'
78° Moneghini Fulvio 14h 12'
80° Rasicci Adele 14h 14' F
81° Venturini Mirka 14h 32'
81° Spagnuolo Michele 14h 32'
81° D’Ascanio Domenico 14h 32'


Barbotto km. 84,4 
84° Tonetti Scilla 08h 04' F
85° Graglia Vincenzo 09h 30'
86° Scotti Giuseppe 09h 55'
87° Micheletti Luciano 10h 34'
88° Rizzitelli Michele 10h 38'
88° Gargano Angela 10h 38' F
90° Cortina Luciano 10h 43'
91° Bocchini Emilio 10h 58'
91° Iacovacci Mario 10h 58'
93° Paesini Danilo 10h 59'
94° Mousnier Geraud 11h 14'


Ciola km. 70,2 
95° Lovatti Valter 08h 24'
96° Aiudi Paolo 08h 25'
97° Scaglia Luca 08h 34'
98° Gambaiani Mauro 09h 08'
99° Niego Antonio 09h 10'
100° Baumann Claude 08h 25' 
Pieve di Rivoschio km. 57,6 
101° Scola Daniele 05h 15'
102° Del Vecchio Giuliano 07h 00'
103° Torretta Giorgio 07h 15'
104° Ancora Vito Piero 07h 36'
105° Senatori Carlo 07h 38'


Pian di Spino km. 51,0
106° Conte Vincenzo 05h 26'


Fratta Terme Km.34,3 
107° Amighetti Bruno 03h 41'