Fiesole
Partiti. Non c’è ressa, nessuno ha fretta. Passiamo intorno al Duomo, imbocchiamo Via dei Servi.
Ho preparato solo ed unicamente questo obiettivo. Dal 7 settembre ad oggi, in 38 settimane, ho corso per 3207km. Non ho mai mollato. E oggi non mollerò mai. Dovesse essere la mia ultima corsa, a Faenza ci arrivo e basta. Quel traguardo lo passo, a braccia alzate! Ce la posso fare in meno di 12 ore, inutile pensare di andar forte oggi, sarà già tanto sopravvivere…
Certo, a Seregno avevo finito in poco più di 10 ore, ma non c’erano salite, c’era fresco, pioggerellina, il mio tempo ideale. Oggi invece si cuoce; e adesso non ho più la stessa freschezza di due mesi fa, perché quei 100km mi sono rimasti nelle gambe, da allora non ho più ritrovato la forma che avevo. Pazienza, tornerà.
Corro con cautela, dopo neppure 4km lasciamo Firenze e si comincia a salire per Fiesole: rallento, mi bagno e bevo ancora, tengo una bottiglietta d’acqua nella sacca posteriore. Salita dura, ma salgo leggero nelle retrovie, insieme a podisti che di solito finiscono la gara in 14-15 ore, tengo un basso profilo. Corro con la testa, le gambe mi serviranno dopo. Mi superano in tanti, ma sbagliano, è presto.
Un tizio scrive un SMS mentre sale di passo, gli passa a fianco una ragazza che gli dice “io non capisco per quale motivo si debba usare il telefonino anche in questi momenti…”; il tizio, con calma, finisce il messaggio, lo invia, rimette il telefono in tasca e, dopo una ventina di secondi risponde: “per lo stesso motivo per cui certa gente non si fa i xxxxx suoi!”. La ragazza non ribatte, anzi rallenta intimidita; io lo guardo, lui mi guarda, ridiamo… Saliamo.
Ecco il cartello del 10°km, finalmente. Guardo il crono, segna 1h10’, mamma mia… Ma devo correre con la testa, non con il cronometro. Mi bagno, mi fermo al ristoro e mangio qualcosa. Caldo, la salita è al sole, parlo con altri corridori. Ho il body inzuppato, apro la parte alta, corro a torso nudo. Raggiungo una coppia di ragazzi giovani, sui 20 anni, lei è di colore. Le sto dietro per un po’, ha una bottiglietta d’acqua piena a metà, la tiene in mano, la butta. Mi fermo, la raccolgo, mi bagno di nuovo.
Scambio chiacchiere con tanti sconosciuti, è tutta gente che va molto più piano di me, non capisco se oggi sono io che sto andando piano o se sono loro che stanno andando troppo forte, ma credo sia giusta la seconda ipotesi: io sono sottoritmo e loro stanno correndo in modo “normale”, ma più avanti pagheranno, perché questa NON è una corsa normale.
Chiacchiero a lungo con un toscano, che mi racconta della Pistoia-Abetone, una corsa durissima. Oggi proverà a fare la sua prima 100km, vuole chiuderla in 13-14 ore, gli dico che secondo me è un po’ in anticipo e che forse dovrebbe calare il ritmo. Lui mi dice che no, che sta correndo normale. Appunto.
La salita molla decisamente, questo è falsopiano, ma è un tratto lunghissimo esposto al sole. Ecco, ci siamo, adesso sale un po’, c’è il bivio, c’è il ristoro e c’è parecchia gente, finalmente arriviamo al km.18, la salita è finita, stringo le scarpe, mi rilasso un attimo, bevo ancora, ora si comincia a scendere.
Inizio a correre meglio, la discesa mi è amica, stacco subito quelli che erano con me, ne riprendo altri e altri ancora, in 5km di discesa raggiungo quelli che di solito finiscono la gara in 12-13 ore, ma non spingo, non voglio e non ne ho le forze, fa troppo caldo. Adesso corro normalmente, come fosse un “lungo” di allenamento, supero un tizio del Casone Noceto che non conosco, lo saluto…
Supero un podista, con la canotta della Pico Runners, ma lo riconosco, è un ragazzo modenese: si chiama Fausto Finiguerra. Mi fermo, mi saluta, ci stringiamo la mano. Che bello ritrovarlo, abbiamo corso insieme la 100km di Brianza, il 21 marzo, si ricorda benissimo, io arrivai 84° in 10h19’, lui arrivò 104° in 10h44’, ma dal 20°km al 60°km l’avevamo fatta insieme.
E’ un tipo intelligente e cordiale, iniziamo a parlare, rimango con lui anche se potrei andare giù più forte, ma rallentare un po’ adesso non mi farà male, tra qualche km mi serviranno le gambe per la pianura. Parliamo di Seregno: dal 20°km ci eravamo trovati in un gruppetto di 6, tutti allo stesso ritmo, si era creata una bella compagnia, anche perché c’erano due ragazze.
C’era un milanese un po’ anziano, che si fermò ai 50km. Poi c’era una ragazza mora carina, che subito era con lui, con Fausto, ma che attorno al 30°km era sparita nel nulla; gli chiedo che fine ha fatto, anche perchè era una bella ragazza, lui mi spiega che era… la sua fidanzata, che aveva avuto problemi di stomaco, poverina, e che si dovette ritirare, portata via dall’ambulanza.
E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…
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