giovedì 17 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo VIII


Brisighella, finalmente.

Un vialone alberato, illuminato, ci porta dentro al paese. Mi avvicino lentamente a due podisti che ho messo nel mirino da mezzo km... Due ragazze davanti ad un bar mi incitano, mi dicono “Dai che sei più fresco, li prendi”. Hanno ragione, li prenderò, molto presto... Sapere che altre persone mi vedono “fresco” è una grande spinta.

Dieci ore di corsa. Che storia...

Procedo, ecco il traguardo intermedio, km.88, passo in 10:06’20”, 231° posizione, sto ancora andando bene. Mi fermo, sto bene ma rifiato un attimo, ancora tè caldo, zuccheri, marmellata. Accidenti, c’è anche vino e mortadella, bleeaahh… devo ripartire subito, se penso al grasso della mortadella mi sale lo schifo dallo stomaco.

Faccio due piegamenti, urlo dal male ma con un po' di impegno vivo il dolore, lo faccio mio, e le gambe si piegano e si chiudono del tutto. Zen. Apro la mente. Cancello il contorno, mi concentro sul mio corpo, lo ascolto. Lo sciolgo. Via la fatica, non esistono i 90km fatti nè le 10 ore corse, esisto solo io, qui, adesso, esistono solo le mie gambe, sane, forti, sciolte, leggere: sangue che pompa, muscoli, forza, allenamento. Sto bene. Riparto. Ciò che la mente vuole, il corpo crede.

In gennaio, ad una 21km a Reggio, e mi ero trovato a parlare con un tizio di Cavriago che aveva già corso un paio di volte il Passatore: mi aveva raccontato di quando l’aveva finita, in 13h40’, ma anche di quella volta in cui la stava finendo, era al ristoro tra il 90°km ed il 95°km, e si era fermato, seduto per riposarsi qualche minuto. Non era più riuscito a ripartire né a rimettersi in piedi… Ritirato, un vero incubo.

Passiamo dentro a Brisighella, qui c’è gente. Poi ci rimettiamo su uno stradone dritto, che punterà verso Faenza senza altre varianti. Non devo fermarmi, mai. Rallentare, rifiatare, scaldare i muscoli e fare qualche piegamento ogni 5-10km, ma fermarsi mai.

Cerco il cartello del 90°, guardo il crono, dovrei trovarlo tra massimo un minuto, eccolo, è il 90°km! Novanta chilometri. Sapevo di poter arrivare fino qui. E sapevo che se arrivavo qui, arrivavo fino in fondo. Andiamo. Forza forza forza!

Attorno al 92°km c’è un ristoro sulla strada, chiedo tè caldo come sempre, me lo danno bollente, pazienza, lo allungo con acqua fresca, zuccherini, bevo, mi rilasso un attimo, sto bene. Lo stomaco è svuotato, non entra nulla, ma sto bene. Arriva un altro podista, anche lui chiede il tè, il ragazzo al ristoro deve andare dentro a prenderlo, ci metterà 10 secondi... esce trafelato, col bicchiere pieno, ma il podista, scocciato, se n’è già andato borbottando...

Il ragazzo ci rimane un po’ male, gli dico: “tranquillo, non voleva veramente il tè, altrimenti avrebbe aspettato, voleva solo un motivo per lamentarsi, ti ha chiesto l’unica cosa che non avevi sul tavolo, l’ultimo bicchiere l'avevi dato a me. Quello vive solo per lamentarsi...”

Riparto, raggiungo quello che aveva chiesto il tè e… No! Incredibile, ora lo riconosco, è un tizio che ha sempre qualcosa da dire, da lamentarsi… a Bagnacavallo ricordo che rompeva le scatole ai ragazzi dei ristori perché il percorso non era ben segnalato… un rompiscatole, appunto.

Nelle maratone di solito mi arriva davanti di pochi minuti, alla 50km di Romagna mi aveva dato più di 20’. E adesso è qui con me. Non ci posso credere.

No. Stavolta no. Stanotte NON voglio che mi arrivi davanti per nessun motivo! No, non può battermi. Non stanotte.

E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…

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