Il Passo della Colla
Sono le 18,30, fa ancora caldo, usciamo dal paese, Borgo San Lorenzo è alle spalle, torniamo sulla statale, inizia la maledetta salita di 16km che porterà su fino al Passo della Colla. Che brutto momento, sento poca forza, il sole mi ha succhiato tanta energia. Ma non sono l’unico, attorno a me vanno tutti al rallentatore, è appena iniziata la salita, l’umore delle truppe è basso, anzi sottoterra.
Vedo due ragazzoni ad un tavolino con alcune bottiglie d’acqua, mi fermo, chiedo se posso, bevo: mi dicono: “sai che su alla Colla c’è Morotti…”. Smarrimento, ci penso un po’, faccio due collegamenti, ecco ci sono: è il “patron” della G.S.Gabbi, e io ho addosso il loro vecchio body. Rispondo: “non corro più per loro, ma il body è ancora ottimo… ma se vedo Morotti c'è lo saluto!”. Riparto, poi penso che il body in realtà non vedo l’ora di cambiarlo.
Bambini che applaudono ai margini. Siamo a Panicaglia, la salita non è ancora dura, ma in tanti camminano. Rallento il passo. Ci avviciniamo allo svincolo per Ronta, dove almeno si andrà in una zona coperta, all’ombra. Sulla strada le macchine di amici, mogli, fidanzate e accompagnatori dei podisti, che aspettano il loro eroe con l’acqua per il rinfresco…
Ogni tanto mi fermo e chiedo acqua, a chiunque ne abbia, e tutti me la danno. Ecco una ragazza ad una macchina, le chiedo una bottiglietta, me la dà. La bevo… No, è frizzante! La sputo e tiro una bestemmia… La ragazza ci rimane male, uso comunque l’acqua per bagnarmi, la ringrazio…
Entriamo a Ronta, la salita inizia a farsi rognosa, ne sorpasso parecchi, prendo un po’ di fiducia, ma c’è ancora caldo, ho i vestiti inzuppati, mi tolgo il cappellino che è fradicio e mi dà fastidio. Lo butto, addio. Due ragazze salgono accoppiate, lentamente, ma corrono, io rallento un minuto di passo ma tengo lo stesso il loro passo. Uso la testa. Non devo sprecare energie. Un minuto di passo ogni tanto non è una vergogna, è ossigeno puro.
Più o meno sono le 19,30, comincio a sentire un po’ d’aria, forse non va così male. Conosco bene la strada, mi fermo alle fontane. Arriviamo al km.40, Madonna dei Tre Fiumi. Il sole viene finalmente coperto dalle montagne, respiro. Nel novembre dell’anno scorso venni qui da solo, per la prima volta a provare la salita, ricordo l’hotel, fuori in strada ci sono gli anziani proprietari a guardare i corridori, a guardare anche me.
Li saluto, ma di sicuro non si ricordano di me; la signora era un po’ sorda, in compenso quando parlava era in un toscano talmente stretto che non si capiva un tubo; per prenotare al telefono impiegai mezza giornata; il marito invece non parlava proprio; con loro, tanti bambini… brava gente.
Non fu un’esperienza facile, quella volta: ero partito a piedi da Borgo, poi mi ero fermato all’inizio dei tornanti, un paio di km dopo Ronta, ed ero tornato indietro, già stanco. La sera avevo freddo e mi faceva male dappertutto. Era stato il mio primo approccio col percorso del Passatore, traumatico. Mi promisi di tornare qui per vincerla, questa salita. Oggi è quel giorno.
Mancano 8km di salita, i più duri, e poi sarò in vetta. Sto un po’ meglio, fa fresco, si avvicina la sera. Inizio a spingere, lascio lì alcuni compagni di viaggio, salgo su bene, la salita è ripida, sistematicamente alterno tratti di passo veloce ad altri di corsa leggera, recupero. Sono le 20, ci sarà il telegiornale. Prendo fiducia, ritrovo luoghi e strade conosciute, sono al 45°km, insisto, la vetta si avvicina.
Forza, non sono venuto fin qui per fermarmi; non fa più caldo, non c’è più bisogno di bere. Ormai sono a Razzuolo, gli ultimi tornanti più duri; di fianco ad una macchina vedo Maria Luisa Costetti, la moglie di Vedilei, la saluto, mi dice che Enrico è avanti di poco; troppo gentile, ma non le credo, penso che sarà avanti di 10km ormai...
Attorno si fa sera, fresco, sto meglio, ne supero altri, se non fosse per i vestiti bagnati, che fastidio, insisto…Ultime rampe, c’è gente, 700metri alla vetta, forza forza, vado avanti, ai lati della strada c’è gente, è incredibile, mi incitano, salgo, è l’ultima curva, ecco il Passo, ci sono!
Vedo il passo, lo vedo, l’ultima curva è dietro di me, vado, spingo, tanta gente che urla, che applaude, sembra un GPM del Giro d’Italia, è bellissimo. Sono arrivato, 915m, la salita è finita, maledetta. Avevo detto ai miei amici che sarei arrivato qui dopo le 20.30, non prima… Guardo l’orologio, 5h40’ di gara, non mi ero sbagliato. Vedo Daniele, mi chiama, vedo il Baldo, sono saliti fin quassù in bici da Faenza, mi fermo da loro.
Daniele mi chiede come sto, sto bene, anzi tiro una bestemmia, vado dietro un’ambulanza e mi butto per terra, mi asciugo tutto, mi cambio tutto, ma proprio tutto: via le scarpe, le calze, mi metto il body nero da triathlon, confortevole, il Baldo passa il chip dalle scarpe vecchie a quelle nuove, mi metto una felpina asciutta, ho un po’ freddo; respiro, mi calmo. Si riparte, dopo una sosta di 6’, necessaria e vitale.
Rilevamento al 48°km: 5h41’46”, sono 338°. In salita ho recuperato 103 posizioni. Sono un toro.
E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…