93°km. Un lungo rettilineo. E' buio, ma ci sono i lampioni ai bordi delle strade, sarà l’una e mezza. Eccolo, è sul bordo sinistro, lo vedo, corricchia piano ma va avanti. Io sono sul bordo destro, 20 metri dietro di lui.
Non posso finire questi 100km maledetti con la sua faccia davanti, col suo nome davanti al mio in classifica. No. Non posso. Questa è la MIA notte.
Corro appena, lo raggiungo subito, avanzo davanti a lui di qualche metro, ma sento che non molla. Adesso dovrei riposare e fare un minuto di passo, ma no, vado avanti di corsa, lo devo staccare a tutti i costi. Niente riposo adesso. Fuori i coglioni e tenere duro. Insisto. Lo stacco, lo stacco.
Sono a Errano, finalmente, l'ultimo paese, l'ultimo prima di Faenza. Ultima sosta. Un ragazzo esce da un tenda dell’organizzazione e mi chiede se voglio un massaggio… Mi torna in mente la storia di quel tizio di Cavriago… NO, grazie! Mai fermarsi, mai.
Ecco il ristoro, due ragazze giovani e carine. Chiedo il tè, bevo. Un po’ di marmellata, ancora zuccherini. C’è anche della nutella, bah... la lascio dov’è. Arrivano due podisti con la torcia ed il sorriso, iniziano a fare i cascamorti con le due ragazze… Non mi tiro indietro, mi ci metto anch’io, scherziamo un po’, poi riparto. Altri mille corridori arriveranno qui dopo di noi, altre mille luci in di questa lunga notte.
Questa corsa è incredibile, ormai da 40 anni la gente di queste parti convive con questa notte di fine maggio in cui i podisti invadono la SS Faentina, e questa gente li ospita con luci, colori, feste e momenti bellissimi. Qui il tempo sembra essersi fermato, ma la storia continua. Torno nel buio, per l’ultima volta. Guardo dietro, il mio nemico non c'è più, un lontano ricordo sbiadito.
Ormai sono a 95km. Dov'è il cartello... Lo cerco, deve esserci ormai. Lo vedo da lontano, DEVE esserci, ecco il cartello: 95. No-van-ta-cin-que. Ne mancano solo 5... Urlo: “sono qui!!!”.
Non posso crederci, ma sono qui. Guardo il crono: 10h57’, se spingo un po’ posso farla in meno di 11 ore e mezzo, chissà… Vado avanti, adesso i km sono segnati ad uno ad uno, non più ogni 5km. Corricchio, faccio il 96°km in 6’10”, non male per essere a questo punto... Ma rallento, non voglio morire. Conto una cinquantina di respiri, poi riparto un po’ di corsa.
Supero un altro podista, lo incoraggio, mi incoraggia, siamo qui, siamo qui. 97°km. Non ci posso credere. Sono qui. Mancano 3km, è fatta. Vedo Faenza, è fatta.
Siamo in periferia, c’è una piccola zona industriale, una rotonda, non c’è luce, quello davanti a me è spaesato, chiede dove deve andare... “dritto” gli urlo, bastava cercare la segnalazione o usare un po’ la testa… Già, la testa, ma la stanchezza fa brutti scherzi. Ma io non sono stanco. Lo sorpasso.
98°km, sono a Faenza. 11h15’, mi basta fare gli ultimi 2km in meno di 15’, adesso è un gioco da ragazzi. Cammino un po’, ma è fatta, non mi prende più nessuno, nessuno. Sono qui. Sto arrivando. Adesso mi rilasso un po’...
Penso a tutto l’inverno passato ad allenarmi. Tutte le sere. Nevicava sempre, quest’inverno. Freddo boia, tante volte non c’era modo di riuscire a correre decentemente, strade scivolose, pioggia, vento, neve, ma correvo sempre. Mai saltare un allenamento, mai fermarsi. Quanto ho corso, ogni giorno. Tutte le sere arrivare a casa per mettersi le scarpe e via in strada, sempre. Sempre.
Ma ora sono qui.
E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…
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