martedì 31 maggio 2011

Passatore 2011 - il senso dell'amicizia...

di Andrea Boni Sforza



Partiamo dal tempo finale: 14h41’, quasi 3h15’ in più del tempo dell’anno scorso (11h26’), un abisso. È stato quindi un fallimento ? Macché, è stato un divertimento!


In questo momento sono convinto che valutare una corsa sulla base del tempo finale sia come valutare una vita solo sulla base... del numero di anni vissuti. Non ha senso, a mio parere.


Negli ultimi mesi sono cambiate molte cose nel mio modo di interpretare la corsa. Ho conosciuto persone, modi di correre e di vivere le esperienze di running che hanno cambiato il mio approccio a queste gare.


Il “turning point” di questa stagione sia stato il mio FALLIMENTO alla 100km di Seregno, davvero PROVVIDENZIALE. Ero al limite, stavo cadendo definitivamente nella “trappola” del cronometro, quello che non ti fa VIVERE le corse, quello che in corsa ti fa MORIRE. Ma per fortuna ho fallito. Per fortuna quel giorno, era il 3 aprile, c’era un caldo bestia. In quella gara mi sono fermato dopo 64km, crollato di testa e di gambe, perché avevo fallito il mio obiettivo stagionale, stare sotto le 10h in una 100km.


Ma DA quel momento in poi, ho svuotato la mente, e l’ho aperta a ricevere tutto quanto di nuovo si potesse percepire. Ma nulla sarebbe stato chiaramente definito, se non avessi avuto, la settimana scorsa, l’ILLUMINAZIONE. La Nove Colli Running


Assistere e vivere, minuto per minuto, a fianco degli atleti, la Nove Colli Running – che con la Spartathlon e la Badwater è una delle 3 ultramaratone più dure al mondo, coi suoi 202km e 3200mt di dislivello – e conoscere da vicino il mondo e gli interpreti di queste gare, partendo da quello che attualmente è forse il nr.1 al mondo, Ivan Cudin, ha cambiato la mia personale percezione della corsa.


Nei due giorni, prima, durante e dopo la gara, ho visto uomini e campioni trarre energia dal fatto di poter dare aiuto e sostegno ai propri amici. Ringrazierò sempre l’amico Ciro Di Palma per aver accettato la mia assistenza per due giorni ed una notte, per me è stato fondamentale.


Alla Nove Colli, ho visto Antonio Mammoli, in passato vincitore di questa corsa ed azzurro di ultramaratona, camminare tutte le salite in compagnia di un amico, attenderlo, allontanarsi per non mettergli pressione, aspettarlo sino al punto di coricarsi su un prato a Cesenatico, a 5km dalla fine, per poter arrivare al traguardo insieme a lui. E li ho visti abbracciarsi, commossi, dopo l’arrivo, dopo oltre 28ore di una corsa che vale una vita.


La mattina dopo, Cudin è passato LUI a salutare tutti, atleti, accompagnatori ed amici, ha salutato anche me chiedendomi delle mie corse (…), ha abbracciato il patron Mario Castagnoli, “scusandosi” per non aver potuto realizzare il record della corsa, giacchè una crisi lo aveva costretto a rigettare e camminare qualche km sull’ultimo colle, il Gorolo (c’erano pendenze del 16% dopo il 170°km di gara…)


Ho visto tanti altri atleti, ma fior di atleti, passare giorno e notte ad inventarsi assistenti, ristoratori, massaggiatori, e sbucare come formiche lungo il percorso per dare acqua, fragole, amicizia, gioia e parole di conforto…


Mai vista una corsa del genere. Un’autentica illuminazione.


Devo essere sincero: dal punto di vista tecnico ed agonistico, per me correre il Passatore 2011 aveva poco senso. Mi ero iscritto solo per la gratitudine ed il rispetto che avevo verso questa meravigliosa corsa, dopo le soddisfazioni indimenticabili che mi aveva dato all’esordio dell'anno scorso, sentivo di dover dare indietro il mio corpo e la mia anima a questi 100km da Firenze e Faenza.


Le mie condizioni fisiche ed atletiche erano più o meno le stesse del 2010, forse leggermente inferiori, ma l’anno scorso ci arrivai veramente stanco, nel corso della stagione avevo dato tutto e avevo ottenuto ottimi risultati, ma ero ancora molto carico. Quest’anno ho invece ottenuto risultati solo discreti, la stagione è stata tribolata e sono arrivato a fine maggio molto scarico mentalmente, forse demotivato, ma ero abbastanza riposato.


In ogni caso, forte dell’esperienza acquisita su questo percorso ed aiutato dalle condizioni meteo (24°C contro i 29°C dello scorso anno), mi era ipotizzabile un tempo finale al di sotto delle 12 ore, sullo stesso livello dell’anno scorso. Ma concludere la corsa in 11h05’ o 11h55’ non mi avrebbe cambiato niente, come chiuderla in 13, 14 o 15 ore… La cosa più importante, l’unica cosa che contava, era portare a casa quella medaglia da Faenza. Che voleva dire TUTTO.


Per il resto, la gara, il tempo finale, non mi avrebbe lasciato alcuna traccia sull’esito e sul contenuto di questa stagione. A meno che… A meno che non avessi interpretato il Passatore 2011 in modo COMPLETAMENTE diverso da qualsiasi corsa mai fatta prima d’ora. Nel senso dell’amicizia.


E così è stato.


Tanto per cominciare, sabato 28 maggio sono partito da casa senza il Garmin, e non solo, ho lasciato a casa anche il vecchio cronometro. Alle 3 del pomeriggio, quando c’è stato lo sparo sotto lo striscione della partenza, al polso non avevo nessuno stramaledetto orologio. Avevo solo amici attorno con cui condividere quel momento. La corsa è stata solo sensazioni, vita, amicizia. E nessuna fatica.


Correvo col cellulare in tasca, ogni tanto mi sentivo col Ciro, che quando mi chiamava voleva sapere se mi stessi divertendo, e mi chiedeva come stavano gli amici lungo il percorso, si sentiva forse un po' triste perchè lui non poteva esserci, e mi chiedeva come stava Alina, che era con me. A proposito…


Qualche giorno dopo la Nove Colli contatto un'amica, Alina Losurdo, che viene dal triathlon, qualche maratona alle spalle, due ultra negli ultimi mesi, Bagnacavallo e la 50km di Romagna. Non abbastanza, NON ancora preparata per affrontare il MOSTRO: una ragazza giovane e tosta, che però non aveva mai affrontato una corsa del genere, e non immaginava cosa fosse una CRISI in una 100km. So che vuole farcela, so che ci tiene, ma temo che per lei sarà molto difficile. VOGLIO AIUTARLA.


Le chiedo se le va la mia compagnia in corsa: lei esita, ma poi accetta, sono contentissimo. Per me questa corsa adesso ha una grande importanza. Visti i suoi tempi in maratona, se finisse la gara potrebbe impiegare ca.14 ore, lei lo sa ed io lo so. La accompagno volentieri, so che correndo sotto ritmo rispetto al mio standard, per me sarà facile, una passeggiata, sarò utile a lei ed a qualcun altro, sarò contento, mi divertirò.


Ho cercato di essere la sua spalla, ma l’ho lasciata andare tranquilla e libera di vivere la sua corsa, almeno fino a Borgo San Lorenzo, per i primi 35-40km. Poi, al momento di fare sul serio, con l’inizio dell’infinita salita della Colla, mi sono messo al suo fianco, a disposizione, senza metterle pressione. Andavo avanti, facevo due chiacchiere col marito che l’aspettava in moto, poi rimanevo indietro e tornavo da lei con la bottiglietta del’acqua… Le ho dato sostegno, fino ad entrare insieme nel cuore della notte.


Poi la sosta a metà gara, il cambio per la notte e la lunga discesa, il 50°km, il 55°km, lei che continuava a correre, io che le dicevo di non spingere, ma al 60°km i primi segnali di cedimento. Poi le prime soste, lunghe, a Marradi la crisi. La crisi, quella di una 100km, quella che lei non aveva mai affrontato.


C’era Angela Gargano, nei paraggi. Una come lei non ha bisogno di presentazioni, basti dire che la Nove Colli Running l’ha finita, di corsa, e non certo in macchina come me… e’ una campionessa, ma a parte questo, Angela è una persona fantastica, lei corre con gioia, e la trasmette a chi le è vicina. L’avevo veduta pochi km prima, nel momento difficile sono andato a prenderla, l’ho salutata e fatto due chiacchiere con lei, piacevolissime e mai scontate, e poi l’ho portata da Alina, per farle dare due parole di conforto, che Angela ha dispensato senza bisogno che io glielo dicessi.


Ma dal 65°km è stato tutto difficilissimo, Alina ha provato a ricominciare, ma doveva fermarsi a respirare, poi a fare massaggi e riprendersi. Ma con la testa, senza saperlo, aveva già mollato, perchè non accettava di non riuscire più a correre normalmente.


Ci siamo fermati ancora, a prendere zuccheri, qualsiasi cosa perché si riprendesse. Ma al 70° era sottoterra. Abbiamo provato a ripartire, di passo, le ho detto cammina, respira, abbiamo tempo, le crisi passano. Ma non c’è stato niente da fare, faceva fatica a respirare, a camminare, al 72°km Alina si è fermata.


L’ho salutata, mentre se ne andava col marito, distrutta. Mi è dispiaciuto, so che ci teneva tanto, ma non ce l’ha fatta. Alina ha affrontato la sua avventura in modo sfrontato com’è lei, ma era giusto che ci provasse, per capire dove poteva arrivare adesso con le sue gambe, la sua testa ed il suo cuore. La 100km è un mostro, che ha affrontato da sola, senza conoscerlo: una sfida impari. Ci voleva coraggio, e lei l'ha avuto. Ma ora che lo conosce, la prossima volta potrà affrontarlo con qualche arma in più e forse, con maggiore rispetto, potrà anche vincerlo.


Penso di aver lasciato che facesse ciò che si sentiva, rimanendole accanto senza mai forzarla, e questa per me è amicizia. Ma anche se non ce l’ha fatta, non posso essere triste. La corsa rimane una gioia. Alina è giovane e forte, avrà modo di riprovare. Li avessi io 26 anni…


Mi rimetto a correre, a quel punto dovevo solo chiudere la gara. Da solo ? Certo che no…


Già avevo incontrato altri amici lungo il percorso, i due americani della Nove Colli, Roy Pirrung e Victor Vella, i due romani della Solidarietà, Giuseppe Di Giorgio e il suo amico Pietro Imperi, e poi il simpaticissimo Paolo Bagnoli, anche lui reduce dai 202km di Cesenatico. E poi Marisa Facchini, Bruno Nicolussi, emozionatissimo alla sua prima 100km, Manuela Sabbatini, che ho salutato al 1°km ed al 99°km, già cambiata e intenta a far colazione… e Monica Baldi, Sabrina Tricarico, Fausto Finiguerra, Greta Massari e tanti altri che adesso sto dimenticando… a proposito, Greta ci aveva ripassato attorno al 70°km, dopo Marradi, mentre eravamo fermi a con Alina a gambe all’aria. Corro tranquillo, la posso riprendere…

Verso il 75°km supero due toscani, Piero Sisti ed il suo amico Marco Gensini, non prima di aver sparato un bel po’ di cazzate insieme, e continuo a correre. Non è neppure l’80°km, eccola, la vedo.
Greta ha corso addirittura 30 maratone nel 2010, è una che arriva sempre in fondo a tutte le corse che fa, instancabile, inarrestabile, non avrà crisi, lo so. Ha già portato in fondo quattro 100km ed altre ultramaratone.


Corricchia ancora bene, rallento e rimango con lei, con enorme piacere, capisco che la mia compagnia non le dà fastidio, parla volentieri. È una ragazza d’oro. Siamo al km.82, forse km.83. Tiro fuori il cellulare per mandare un SMS all’amico Gabriele che è a Faenza al traguardo che mi aspetta, vedo che sono le 02.45, quindi siamo a 11h45’ di gara, in quel momento faccio due conti: stiamo sotto le 14 ore tranquilli, penso, lo comunico al mio amico. Lo comunico anche a Greta, che dice “Sei matto ? Se arrivo così veloce poi dicono che mi hanno portato in macchina!”


Infatti mi sbagliavo.


Dopo Brisighella (km.88) si è solo camminato. Chiacchiere, tranquillità, vita, amicizia. Ultimi 12km in 2h01’, gambe un po’ dure ma media regolare dei 10’00” al km, inarrestabili. Abbiamo visto l’alba sorgere su Faenza. Tempo finale: 14h41’08”, Greta ha migliorato il suo “personale” sulla 100km di circa mezz’ora (!!!). Quando siamo arrivati c’erano i suoi amici a fare il tifo, e c’era il mio amico, applausi solo per noi. Cosa vuoi di più dalla vita ? Le foto dell’arrivo ? Quelle arriveranno…

2 commenti:

  1. Bravissimo Andrea, sia per averla conclusa, sia perchè sei stato accanto a due Donne meravigliose e tostissime!!! Sono contenta di averti incontrato! :)

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