sabato 28 aprile 2012
Per la 3a volta, 50KM DI ROMAGNA !
domenica 15 aprile 2012
Niente 100. Facciamo 50...
Niente 100km di Seregno.
All’indomani della bella prova alla "6 ore" di Bologna, sono arrivati 4 giorni consecutivi di stop, per il riaffiorare del problema al tibiale sx: il corpo ha dato un chiaro segnale di “rifiuto” e di “attenzione” alle lunghissime distanze, un segnale che DEVO RISPETTARE.
Ora il dolore, il fastidio, sembra sopito, ma presentarsi con questo "presagio" ad una 100km da cronometro, alla partenza di una corsa di 10-12ore, è un rischio che adesso non voglio correre. Maggio è alle porte, e con esso le due gare più belle della stagione, i mitici 100km del Passatore e gli impossibili 202km della Nove Colli Running.
A questo punto, il dado è tratto: ripiego (per modo di dire) sulla più bella “classica” di Primavera, quella 50km di Romagna che ho già corso nei miei primi 2 anni di Ultra e che vorrei portare in fondo anche nel 2012. Una carta importante, ma meno rischiosa da giocare.
I mondiali di 100km a Seregno erano un obiettivo prestigioso, potevano valere una stagione, ma è una porta che oggi si chiude. La speranza è che a Maggio si riaprano dei portoni…
mercoledì 11 aprile 2012
64km in 6 ore! E adesso...
Era una “8 ore”, distanza atipica, una prova fisica e mentale almeno DOPPIA rispetto alla maratona, ma NON era una 100km… Mi ero ripromesso di andare leggero, sciolto, e fare i conti solo dopo 4 ore, “sentirmi” e poi decidere se andarci in fondo oppure fermarmi prima…
Il circuito era da 2.590mt, non veloce, all’interno dei giardini Margherita a Bologna, la 1° Maratona del 50°AIAS, Associazione Italiana Assistenza Spastici, beneficenza. Una leggera ma lunga salitella di 600mm, alcuni tratti in leggera discesa ed un altro “dente” di ca.200mm poco prima di passare sul tappeto del “chip”.
Bene, dopo 4 ore avevo “già” 43km, e stavo bene… a quel punto potevo “fare” la gara, mi conosco, a 82-84km ci sarei arrivato, ma alla fine avrei dovuto forse strisciare e avrei pagato nei giorni e nelle settimane successive, il mio corpo non si è ancora ri-abituato a queste distanze, era da più di 4 mesi che non superavo i 42km, questo era il 1° “lunghissimo”…
Allora ho preferito tenere il mio ritmo per altre 2 ore, correre SEMPRE, senza cali, e così è stato: allo scadere della 6° ora avevo completato il mio 25° giro, km.64,750, addirittura 7° assoluto in un lotto di 49 concorrenti. Non male. Passato il traguardo, mi sono fermato, ho consegnato il chip, e sono andato verso il pasta party.
Certo, la tentazione di andare fino in fondo c’era tutta, ed era forte, molto forte… Finire col proprio nome in classifica appena dietro a quello dello splendido vincitore, Andrea Accorsi (per lui 99,620 km alla fine!!), di Mario Pirotta, di “Darta” Zambon, della “farfalla” Monica Barchetti (91,850km) e del “trattorino” Ilaria Marchesi (84,980km) sarebbe stato motivo di orgoglio, ma per una volta ho usato la testa, non ho voluto compromettere la prossima gara. Che dovrebbe essere la 100km di Seregno, tra 12gg.
Una bella giornata, fresca, col piacere di conoscere e rivedere tanti amici, alcuni impegnati nella stessa fatica, altri sulla distanza dei 42,195mt, altri sulla mezza, altri sul percorso ad incitare, stare in compagnia… Condividere la passione della corsa su questi “circuiti” è un’esperienza bellissima che lascia sempre tanta gioia dentro, provare per credere...
sabato 31 marzo 2012
Marzo: tris di maratone. E adesso...

Domani 1 Aprile un altro “lungo”, torno a correre la Maratona del Lamone, a Russi, per chiudere il conto di un periodo in cui il corpo ha ricevuto il chiaro segnale “Si riparte!” ed ha risposto come mi aspettavo: “Ok, sono pronto!”. Pronto per cosa ? Non certo per 42km, ma per andare, anzi tornare verso le lunghissime distanze.
Lunedi 9 Aprile ai Giardini Margherita di Bologna, il primo banco di prova, una 8 ore: distanza atipica, che mi permetterà di testare il ritmo per una corsa di almeno 60-70km.
E poi il 22 Aprile il grande appuntamento della 100km di Seregno. Un’incognita, giacché dal 3 dicembre non sono mai andato oltre 4 ore di corsa. Ma è un appuntamento a cui non si può mancare, stiamo parlando del Campionato Mondiale di 100km. Esserci è l’unica strada !!
mercoledì 7 marzo 2012
Finalmente si ricomincia!!
Tre mesi fa, era il 4 dicembre, tornavo da San Benedetto del Tronto dopo aver percorso 171,8km in 24ore, una cosa pazzesca, un punto d’arrivo, un obiettivo raggiunto.
Dopo quel giorno, il delirio di onnipotenza, l’illusione di essere invincibile e di poter correre ovunque qualsiasi distanza… Invece no, è seguita una realtà di problemi muscolari, tendinei, posturali, acciacchi in ogni dove, il corpo si è ripreso indietro un recupero che non gli ho concesso.
Un inverno freddo, interminabile, passato tra palestra e piscina, lontano dall’amata strada.
Siamo al 4 marzo, torno da Piacenza, una “semplice” maratona… dopo tanto tempo ho rimesso un pettorale ed ho portato a casa una medaglia, 42km corsi umilmente in mezzo al gruppo, in 3h38’.
Finalmente la gioia di un arrivo, che è un vero punto di partenza.
Se posso correre per più di 40km, posso farlo anche per 50km, anche per 60km... posso ricominciare a pensare alle ULTRA.
Finalmente si ricomincia, con la fatica e col sorriso sul volto.
sabato 21 gennaio 2012
ULTRA 2012 – Falsa Partenza
di Andrea Boni Sforza
Il 2012 non è ancora cominciato, per me.
Dopo la 24 ore di San Benedetto del Tronto, problemi a tibie e caviglie non mi hanno più consentito di gareggiare per tutto il mese di dicembre, costringendomi ad una sosta di 15gg a cavallo di capodanno.
Ho saltato la 42km di Calderara e quella di Crevalcore, ma il primo irrinunciabile appuntamento col pettorale era domenica 15 gennaio, all’UltraTrail del Lamone, 47km sull’argine di Traversara di Bagnacavallo (RA) ,
Una corsa a cui tenevo tantissimo, per l’amicizia che mi lega ad Enrico Vedilei e perché è la festa degli Ultramaratoneti, è la corsa in cui aspetti gli altri facendo due chiacchiere con Ivan Cudin, ti ritrovi a pranzare e scherzare coi nazionali della 100km, e ritrovi tutti gli amici e le amiche di tante avventure.
Mi sono presentato senza allenamento, senza alcuna garanzia né sicurezza, solo con la presunzione e l’orgoglio di un unico obiettivo, portare a casa la medaglia.
Non c’è stato niente da fare: sull’argine di Traversara mi sono ritrovato con la tibia sx dolorante dopo soli 15km, impossibile continuare fino all'arrivo, sarebbe stato un macello. Tendinite tibiale, e forse qualcos’altro.
Le gambe, il corpo danno ancora forti segnali di insofferenza a riprendere con la corsa. Inutile provarci, non è ancora il momento.
Ora è il momento di rimettersi in piedi, lavorare con pazienza, umiltà, in silenzio, per ricominciare a correre, quando sarà il momento, nel migliore dei modi.
ULTRA
ULTRAMARATONA DELLA PACE 2012
da: http://www.krakatoasport.com/
A Traversara, borgata di Bagnavallo (Ra), la nebbia ha fatto da cornice alla 4^ edizione dell’Ultramaratona della Pace. Gara figlia del suo patron, Enrico Vedilei (ex azzurro della 100 km e attualmente C.T. della nazionale di Ultratrail), che con grande passione e pochi mezzi ha realizzato un prodotto degno del suo nome. Sulle sponde del fiume Lamone si sono dati appuntamento amici, maratoneti, ultramaratoneti e tutti coloro che di Domenica in Domenica popolano le manifestazioni di questo genere. Lo spirito che accomuna queste persone evince dal solo aspetto agonistico, ma è certamente da ricercare all’interno di un senso di fratellanza che si è cementato nel tempo e sulle strade della “fatica”, spirito che fa di ognuno di loro un protagonista in egual misura. È proprio questo l’aspetto che maggiormente colpisce delle cosiddette “piccole manifestazioni podistiche”: l’attenzione rivolta ai veri protagonisti, ovvero coloro che si cimentano in ardue prestazioni. Ogni singolo atleta riceve calore umano al pari di quanta fatica per raggiungere il proprio traguardo personale, che difficilmente dipende da un cronometro, ma che quasi sempre si misura sul piano della soddisfazione personale per avere portato a termine l’ennesima “piccola impresa”. All’ultratrail della Pace si è respirata quest’aria, in un clima di festa che ha visto protagonisti quasi 200 tra uomini e donne. La distanza agonistica dei 46,8 km è stata dominata fin dal primo metro dall’azzurro Francesco Caroni che ha fatto corsa in solitaria (già vincitore a pari merito con Lorenzo Trincheri dell’edizione 2011). L’atleta toscano ha tagliato il traguardo del 5° giro (il percorso è ricavato da un anello sterrato da percorrere in andata-ritorno sull’argine del fiume Lamone di km 9,300 circa) con il tempo di 3h03’43”. Alle sue spalle il Campione Europeo in carica della 24 ore su strada (vincitore delle edizioni 2010 e 2011 della Spartathlon), il friulano Ivan Cudin, che partito come sempre in sordina, ha completato la sua rimonta risalendo posizione su posizione fino a chiudere 2° assoluto in 3h07’37”. Terza piazza per un altro azzurro della nazionale, questa volta di ultratrail, Marco Zarantonello con 3h08’48”. Chiudono la cinquina di testa Marco Bonfiglio (3h09’05”) e Giuseppe Marazzi (3h10’45”). In campo femminile gara a tre tra Lisa Borzani, Patrizia Pensa e Giuliana Arrigoni che conducono appaiate fino all’inizio del terzo giro. Di lì in avanti la Borzani attacca e prende un discreto margine di vantaggio sulle due azzurre di Ultratrail, distacco che aumenterà nel giro finale consolidando la prima posizione in 3h38’50”. Proprio all’ultima tornata si materializza anche l’ottima rimonta di Maria Ilaria Fossati (azzurra della 100 km) sul duo Pensa-Arrigoni, che culmina con un bellissimo 2° posto in 3h44’14”. Stesso tempo finale per Pensa e Arrigoni (3h46’10”) e quinta piazza a favore di Alice Modignani in 3h56’30”. Marco Bonfiglio e Maria Ilaria Fossati si aggiudicano il TRITTICO D’INVERNO assoluto, che comprendeva la sommatoria dei tempi realizzati partecipando a tutte e tre le prove del TRITTICO: Maratona di San Silvestro (Calderara 31/12/’11); Maratona di Crevalcore (06/01/’12) e Maratona della Pace (Traversara 15/01/’12).
mercoledì 7 dicembre 2011
La 24 ORE più bella... magia della passione
FLASH-BACK: Fano, domenica 9 ottobre. Forse le 8, le 9 del mattino.
Una corsa già finita, per me. Erano i campionati italiani FIDAL di 24 ore. Mi ero fermato nella notte, dopo neppure 15 ore, poco più di 120km percorsi, per via del diluvio, quel nubifragio che aveva interrotto la corsa per un’ora, inzuppandomi tutti i vestiti. Non ero più ripartito, mi ero congelato. Prima sulla macchina, a cercare un po’ di caldo, poi a cercare coperte sotto il tendone… una notte insonne. Pensavo di rientrare subito a casa, con Ciro, ma mentre facevo quei pensieri, lui era già ripartito a correre. Io no, la mia prima 24ore ufficiale era diventata una bellissima incompiuta. Stavo bene, ero avanti, avrei potuto fare forse 180km chi lo sa, fatto sta che mi ero fermato a 120 e mancavano ancora 9 ore alla fine. Un sogno spezzato.
A quel punto, dopo aver dormito un po’, giravo per il circuito per capire chi si fosse rimesso a girare su quei maledetti 2230 metri… le prime donne, e parecchi uomini. C’era anche Enrico, si, Enrico Vedilei, che dopo aver corso le prime 3-4 ore credo, si era messo a camminare per tutto il resto del tempo, tenendo compagnia man mano a tutti quanti… non era in forma, ma non se n’era certo andato a casa a gara sua finita, come avrei fatto io se Ciro non si fosse rimesso a correre sotto l’acqua…
In quel momento Enrico era solo… vado a salutarlo, mi dice: “Andrea che fai ? non ti rimetti a correre ?” ed io “No, ho già dato il chip stanotte, mi sono ritirato, chiuso” e lui “Ah peccato… stai un po’ con me ? facciamo un giro insieme ? dai me ne mancano tre per arrivare a 100km”
Si, aveva continuato a camminare tutta notte, tutta la giornata del sabato, chiacchierando con tutti, fino ad arrivare a 100km ad un’ora dalla fine… Gli dico :”volentieri Enrico! Faccio due passi con te”… Parliamo un po’, io sono lì, sconfitto… E lui mi dice “la fai la 24 ore di San Benedetto ?” ed io “dove ?” e lui “San Benedetto del Tronto, la organizza Francè, in dicembre”. E comincia a parlarmi di questa corsa, che neppure sapevo che esistesse…
OGGI: San Benedetto del Tronto, sabato 3 dicembre. Forse le 8, le 9 del mattino.
Maratona Non Stop di 24 Ore “Io sto con Telethon”, 2° edizione, organizzata da Francesco Capecci, il “baffo” della famosa Maratona sulla Sabbia. Circuito da 1200metri, precisi, quasi tutto asfaltato, piacevole, scorrevole, con giretto nel parco e nella “movida” del centro. Carino. 40 partecipanti. Un terzo farà solo la maratona, un terzo farà la 6 ore, l’altro terzo farà la 24 ore, o almeno ci proverà. Poi ci sono un paio di elementi che fanno la 12 ore.
Colazione. Verso le 9 sono fuori dall’hotel. Ecco arriva Alina… è venuta a fare la 6 ore, per i fatti suoi, naturalmente è partita da casa da sola al mattino, senza dirlo a nessuno, perché “Non voglio che nessuno mi rompa le palle!” mi dice. Un allenamento per lei, un “lungo” in vista di obiettivi SUOI che non le chiedo per non venire insultato il giorno della gara. Mi fa spostare avanti la MIA macchina per parcheggiare la SUA, che sarebbe più “lunga”, e visto che la mia è più “corta”, quest’ultima può stare in un angolo come fosse un cubo... Eseguo. Amo andare d’accordo con le donne.
Ore 11, si parte!
Sto bene, parto senza pressione, corricchio, come fosse una 100km…. Ed ai 100km ci voglio arrivare bene, tranquillo, ma in meno di 12 ore, poi dopo ci si cambia, nuove scarpe e inizia la gara.
C’è Adriano Arzenton alla partenza, me lo ricordo a Fano, andava al mio ritmo, anche lui si fermò alla 15° ora per il nubifragio, con 4km in meno di me. Poi c’è Angela Gargano col marito Michele Rizzitelli, e Giuliana Montagnin, instancabile sempre presente! C’è Adele Rasicci, la piccolina coi capelli neri sparati che ogni anno prova la Nove Colli ma non arriva al cancello dei 151km entro le 23 ore, e c’era anche alla 100km di Asolo… La saluto, simpatica, matta.
Le prime ore sono le più difficili per me, non trovo l’abbigliamento giusto, ogni giro mi fermo a cambiare qualcosa, una maglietta, un cappellino, una cuffia… un po’ di nervosismo forse. Non c’è caldo, non c’è freddo… Bah
Pomeriggio, man mano si tolgono dal percorso quelli che fanno la maratona, è un primo passo verso la solitudine, rimaniamo neppure una trentina, girano anche quelli della staffetta. Ormai si cominciano a distinguere le facce, le sagome, dall’andatura capisci chi si fermerà di lì a poco per la 6 ore e chi proseguirà.
Prima crisi. Sono a 45km e sono già in crisi… Passo la Giuliana, per l’ennesima volta :”Giuli, sono in crisi..” le dico. E lei: “tu in crisi? Non è vero”. Niente, devo ricorrere all’espediente. L’espediente è mia moglie.
Mi fermo al ristoro, prendo il cellulare. Sto per chiamare, ma ecco che passo la Gargano… è con Marina Mocellin, la bionda. Aspetto un attimo, le dico “Angela, sono in crisi, devo chiamare mia moglie… che le dico ?” e lei “che le dici ? Andrea, dille che l’ami !! dille che l’hai chiamata solo per dirle che l’ami!! Sai che cosa vuol dire questo per una donna!”… Nei pressi c’è suo marito, che ride e si allontana…
Penso un attimo alla canzone di Stevie Wonder… ma poi chiamo… dall’altra parte mi sento dire quello di cui ho bisogno: “Cosa?!? 45km e sei in crisi ?!?!? Pappamolla dilettante ! e tu vorresti fare la Spartathlon ?? Ma tu sei una mezza sega !!! Io sono qui a lavorare e tu mi chiami per dirmi che sei in crisi dopo 45km?!? “ Finisce la telefonata, durata 45 secondi. Riparto. Crisi passata.
Sono le 5 del pomeriggio, ecco che finisce la 6 ore. Si ferma la Gargano, la saluto, sempre gustosa… Si ferma anche Alina, per lei poco più di 50km senza stress, ha altre maratone presto. Dopo un’oretta torna per salutarmi e se ne torna a casa… mi dice di farle sapere con qualche messaggio, anche di notte… Corro da 7 ore, adesso fa buio: d’ora in poi sarà tutta un'altra corsa, sarò molto più solo, ma non sarò MAI SOLO... vado avati. Sul percorso è rimasto Arzenton, che deve avere un paio di giri in meno di me, e altri che però non conosco. Ma li conoscerò tanti nuovi amici col passare dei giri.
Uno di loro, magrissimo, si ferma a gustarsi una sigaretta ed una birra… mi dice di fermarmi a bere con lui, la tentazione c’è, ma resisto. Me lo ritroverò sul percorso, mi spiegherà che è vegetariano, ma non come me che solo ci provo, lui davvero, per obiezione di coscienza… Gente strana i vegetariani, pochi ma vincenti. Io non ancora.
Verso le 8 di sera ho una piccola crisi, mentale soprattutto, anche se legata al fatto che non riesco più a correre con continuità ed ho fatto “solo” 80km, troppo presto per camminare. Ma penso che la crisi passerà…. La faccio mia e tra un po’ non ci sarà più. No, balle. Ho ancora bisogno dell’espediente.
Chiamo di nuovo mia moglie. È raro che sprechi 2 volte il jolly della chiamata a casa, ma anche stavolta funziona. Gli insulti sono gli stessi di poche ore prima, non si è preparata niente di nuovo, però stavolta le scappa da ridere sulla “mezza sega”, perché le scappa detta “mezza pippa”. Riparto. Crisi passata.
Chiamo Max, ci sono sue telefonate perse… mi incoraggia, come sempre in queste corse. Grazie. Anche il Maranga mi cercherà più tardi. Grazie.
Passo il km.100 in 11h45’. Mi fermo a cambiare scarpe e tutto il resto, si entra nella notte e nella gara vera. Al ristoro c’è la moglie di Capecci, ogni giro due parole e tre battute… insostenibile! Un signore mi dice che sono 1°, ho un giro di vantaggio sull’”amico suo” (e chi è?) e due giri su Arzenton. Scoprirò che l’”amico suo” è tale Luca Luberto, uno del posto che ha fatto la 12 ore coprendo 99,8km. Immaginavo di essere nei primi 2-3, perché non avevo mai notato nessuno che mi superasse dopo la 6° ora. Non ne sono sorpreso, ma la cosa mi intriga…
Dopo 8-10 minuti riparto, lì dal ristoro si sparge la voce che io sarei il 1°, ma a quel punto nego, perché sostengo che durante la mia sosta gli altri due mi avranno superato. Infatti Adriano dopo un po’ mi riprende e va via, io preferisco camminare, ho appena mangiato. Ogni giro si passa davanti ad uno schermo dove controlli giri e km percorsi, è tutto corretto, ed è tutto molto bello e ben organizzato. Fatto proprio bene.
Notte. Verso le 3-4 di notte arrivano le crisi di sonno… si comincia ad ondeggiare mentre cammini, ed hai due possibilità: ti fermi per un po’, oppure resisti e vai avanti piano. Resisto. Prendo uno, due caffè. Faccio un giro, ne predo un altro. Mangio sempre qualcosa, ad ogni giro.
Alcuni si fermano per dormire, ma per me è letale, per qualche ora spariscono dalla gara, il risveglio è sempre più difficile del previsto, e ripartire non è semplice. Io cammino, vado avanti. A tratti marcio, a brevi tratti corricchio, se c’è leggera discesa, e solo se produco una velocità che giustifichi lo sforzo. Non ha senso correre ai 7 all’ora se puoi camminare ai 6 all’ora: correre può esaurirti le energie in un nulla, camminare lo puoi fare all’infinito, se il tuo fisico e la tua mente sono allenati per farlo. Io finora sono arrivato a 15 ore, a Fano. Oggi voglio fare di più.
Sono le 2 di notte, siamo a 15 ore, sono a 120km, cioè 2km in meno di Fano, ma là c’era più gara, più motivazione, e qui sono partito più prudente perché voglio arrivarci in fondo. Adesso ho 5 ore esatte per arrivare ai 150km che sono il mio obiettivo minimo.
Devo fare tante brevi soste, ma NON fermarmi mai del tutto. 75kg, sono pesante per correre, alto e rigido, ma ho compasso lungo, devo lavorare su questo. Camminare se non posso correre, ma continuare. Le soste servono per rifocillarsi, rilassarsi, darsi tregua. Metto i guanti. Cominciano a farmi male le caviglie, la sx soprattutto. Passerà, penso. Mai fermarsi, devo continuare. Metto via il cellulare, ora voglio rimanere proprio da solo.
La Giuliana riparte, dopo lunga sosta. Riparte anche l’Adele, con la sciarpa di Telethon, mi chiede come abbia fatto a non fermarmi mai. Adriano continua a corricchiare sempre, ha un ritmo appena più veloce del mio, se non si ferma per una sosta lunga, non ho alcuna possibilità di prenderlo, avrà già un paio di giri di vantaggio ed io non ho margine di miglioramento, ma posso continuare all’infinito. Continuo.
Cerco l’alba, che non arriva. Adriano mi dice che le ore più difficili sono dalle 5 alle 7 del mattino, quando cerchi la luce del sole ma non arriva. Ed è così, questa è una notte lunghissima.
Cammino, continuo. Muscolatura indolenzita. Guai a toccarmi un polpaccio o un quadricipite, scottano e sono tesi come corde di violino. Ma la parte superiore risponde bene, spingo con braccia, petto, addominali e dorsali. Le gambe seguono il movimento del corpo. Mesi e mesi di duro lavoro. Pagano. Giro in 11-12 minuti, comunque 6 all’ora minimo. Sono a 20 ore finalmente, 150km esatti. Questo era il mio obiettivo. Ce l’ho. Vado avanti.
C’è luce, alle 7 è finita la lunga notte. Ma adesso è veramente dura. Le caviglie dolgono, quella sinistra fa male. Il polpaccio destro fa male, nella parte alta mi tira e fa davvero male. Non riesco più ad alzare i piedi, posso solo camminare. C’è una discesina di 5 metri alla fine del parco, non la posso correre sennò mi esplode il polpaccio.
Cammino. È la prima volta che porto il mio corpo oltre i 150km, sono nell’ignoto ed inesplorato. Non posso far altro che avanzare ed imparare a mie spese. Il mio corpo imparerà, le mie gambe, i miei muscoli, la mia testa impareranno, oggi soffriranno, ma la volta prossima no.
Avanti, cerco e trovo sostegno negli altri… David Luberto, immagino sia il fratello di quello che si è fermato a 12 ore, spesso lo incrocio, a volte mi supera, nella notte si è fermato 4-5 ore, mi marcia davanti… Due parole con la Giuliana, due con Marina, due con Adele sempre divertente…
Adriano mi passa ancora, gli dico che è stato grandissimo, non si è mai fermato, gli stringo la mano come si fa ad un giovane amico…
Ultime due ore… faccio i conti, se tengo duro finisco a 174km… però no, adesso voglio mollare, sento che i muscoli mi stanno esplodendo, mi metto a 13 minuti al giro, verso i 5 all’ora, una camminata più sciolta con meno sforzo…
Ultima ora… penso di fermarmi per cambiarmi e mettermi la divisa TRC, ho addosso una maglietta vecchia, magari fanno la foto… ma no, vado avanti, magari se mi chino alla borsa non trovo la maglietta e mi inchiodo con la muscolatura. Non riesco ad alzare legambe, ma cammino.
Ultimo giro, mancano 20 minuti… sì, sono a 23h40’, infinita. Mi raggiunge Adriano, forse ha preso 5-6 giri su di me, mancano 500metri… decidiamo di finire insieme.
L’arrivo è bellissimo. C’è gente, tanta gente che applaude, ci aspettano, siamo il 1° ed il 2° e finiamo insieme… è bellissimo. Taboga finale di 100 metri, Adriano accenna una corsetta, mi dice di venire con lui… no, non ce la faccio, non posso correre, lo lascio andare. Arriva lui, poi arrivo io. È finita. 24 ore.
Non ci posso credere… ho finito: km.171,795 in 23h54’27”. Un’impresa sovrumana, più di 4 maratone in un giorno solo… inconcepibile, una distanza IMPOSSIBILE da fare con le proprie gambe. Ma l’ho fatta. Magia della passione.
Abbraccio Adriano, abbraccio e bacio Francesco Capecci, che mi dà la medaglia. Sono emozionato, e felice. Forse anche loro due sono emozionati… Adriano è esperto, ha già finito la Nove Colli e credo anche qualcos’altro, ma forse è la prima volta che vince una corsa, chissà cosa prova...
Abbraccio mesi e mesi di lavoro, abbraccio infiniti chilometri di passione, abbraccio idealmente Enrico, e con lui tutti coloro che col cuore mi hanno "portato" a questa corsa, e che non mi hanno lasciato MAI SOLO.
Tutto il resto è emozione. Magia della passione.
Classifica maschile:
1. Adriano Arzenton km.178,995
2. Andrea Boni Sforza km.171,795
3. Franco Marozzi km.151,395
Classifica femminile:
1. Adele Rasicci km.148,995
2. Marina Mocellin km.146,595
3. Giuliana Montagnin km.103,395
sabato 26 novembre 2011
ANCORA 24 ORE...
Il nostro ULTRA Andrea Boni Sforza torna a cimentarsi su una 24ore a meno di due mesi di distanza dai Campionato Italiano FIDAL svoltisi a Fano. L’obiettivo minimo è migliorare la prestazione realizzata in ottobre (120,4km, ancorchè in 14h39') e portarsi verso distanze che permettano di “vedere” più da vicino gli obiettivi 2012, rappresentati dalle ultramaratone di oltre 200km.
Il circuito di 1173mt si snoda all’interno dell’isola pedonale intorno a Piazza Giorgini e Viale Buozzi. La manifestazione ha come finalità la raccolta di fondi, il cui ricavato andrà interamente devoluto per la ricerca sulla distrofia muscolare e le altre malattie genetiche di TELETHON. L'orario di partenza è fissato alle 11 di Sabato, e si concluderà alle 11 di domenica 4 dicembre.
sabato 15 ottobre 2011
SPARTATHLON 2011

Ho tanti dubbi, condizione non eccezionale, noie muscolari non recuperate dopo la 100km, paura che i problemi avuti in Olanda si ripropongano..., ma una grande certezza dopo i problemi a persone care di questa primavera ed estate ora ho recuperato totalmente la mia serenità! E' fondamentale per questa corsa!
la notte prima della gara 2 lacrime una sul viso mio una su quello di Michela si fondono
Sopra il partenone l'alba, parto con lo sguardo ammirato verso l'acropoli, che mi sovrasta.
parto per ultimo come sempre
sensazione di pesantezza e fastidio alle gambe per i primi 40km
incontrare e scambiare parole con gli italiani in gara mi sprona e mi da fiducia
piacevole conversazione per 5km con il grande Talmann
caldo secco e molto ventoso, pericolo disidratazione: bevo ben oltre un litro all'ora nelle ore calde
il mare turchino invita a un tuffo ristoratore
le solite scolaresche ci incitano
Sull'istmo la sensazione è quella di volare
Jon Harald ha mezz'ora di vantaggio, vado del mio passo, se aumentassi so che rischierei di non arrivare
A Corinto antica trovo Sakai, era più in condizione di me, ma allarga le mani, lo passo anche stavolta, capisce di aver tirato troppo, reggerà fino alla fine
Adoro l'Arcadia con i suoi vigneti e uliveti centenari, le montagne mi affiancano
A due passi da Nemea antica vedo Jan-Albert , si trascina, gli chiedo se ha bisogno che lo accompagni fino al ristoro, mi dice di proseguire, per lui la gara è compromessa. Livio vivrà questo momento dall'auto spronandomi ed incitandomi
All'alba Lantink mi aveva salutato, conversando allegramente e ci eravamo augurati -Good luck-, scherzando sul fatto che tra noi due in gara sarebbe stato un incontro di pugilato
Ricordo in questo momento le parole del grandissimo Boris: raccontandomi dell'ultramaratona che aveva vinto in Sardegna aveva vissuto una situazione identica, ne avevamo parlato prima della partenza
A Soulinari una signora anziana si ricorda di me, la bacio, anche quest'anno mi regala un rametto di basilico portafortuna
Mi sento chiamare per nome, le persone ai ristori mi salutano, non si sono dimenticate la mia faccia
si fa sera, Andrea Bernabei dall'Italia ordina a Michela di farmi cambiare abiti, eseguo!
Mi godo un tramonto rosso acceso
Nei villaggi più interni sono iniziate le feste, le persone sono calorosissime, ci salutiamo e sorridiamo reciprocamente
flotte di bimbi mi affiancano per diversi chilometri in bicicletta
alcuni bambini mi corrono a fianco e mi chiedono l'autografo
in salita soffro, è dura, lo stomaco è scombussolato, in discesa ho ancora problemi, penso a Emma, a Michela, mi riprendo e volo nelle prime ore della notte
sulla montagna soffia un vento possente, per fortuna sono vestito pesante, ho sofferto un pò di caldo in salita, ma sono cosciente di aver evitato problemi allo stomaco che avrebbero potuto pregiudicare la gara, come successo a Winschoten. Certo che con queste temperature gli dei si conservavano bene e a lungo!!!
ai ristori è sempre una festa: faccio foto con la gente, stringo la mano a tantissime persone, qualche bacio, il cuore si scalda
Enrico Vedilei dall'Italia invia i distacchi e mi dà utili consigli grazie all'intermediazione di Michela
Michela e Gianni i miei assistenti, fondamentali: lei agitatissima e sempre in pensiero, lui la pace in terra, pacato quasi assente ma una sicurezza
ai ristori a cui è permesso che gli assistenti aspettino, vengono coinvolti in feste paesane e mangiate collettive, anche loro vivono a pieno le meraviglie della Spartathlon con la gente locale
sono scortato dalla polizia per oltre 60km, non posso tagliare le curve
ultima salita, ancora mal di stomaco e ora anche mal di testa, devo tener duro, passerà
rallento, ormai il distacco è di oltre un'ora, devo solo godermi appieno le emozioni che iniziano a ribollire in me
entro a Sparta, vengo salutato da chiunque incontro, contraccambio con un sorriso che viene da dentro
non mi rendo più conto di cosa faccio, gli ultimi 3km passano senza che me ne accorga
vedo la lapide che porta anche il mio nome, pochi si vantano di avere una lapida prima di essere trapassati ;)
ricordo solo di aver fatto 3 inchini per ringraziare tutte le persone greche che mi hanno sostenuto, i volontari, di aver salutato gianni e Michela
e poi...esplodo, so di aver baciato un piede...rivivo quei momenti nei vari video delle televisioni locali, ero emozionatissimo, ma lo sono ancora nel rivedere quel filmato
la seconda volta vivo le stesse emozioni ma stavolta le posso condividere
dalla statua mando un saluto a Livio e Maria, che hanno voluto vivere dal di fuori questa gara, vivendo tutti i momenti topici
il sindaco di sparta mi chiede se mi voglio sedere, se riesco a rimanere 1 minuto con loro per le interviste, gli rispondo che nella mezz'ora successiva non ho impegni e posso stare tranquillamente in piedi
la dottoressa che parla italiano mi festeggia
ai controlli sanitari si meravigliano del mio ottimo stato
la notte premiazione a Sparta, cerimonia splendida ma lunga, i podisti dormono, un inno italiano molto essenziale e abbreviato mi fa comunque venire la pelle d'oca, mentre canto a squarciagola
il giorno successivo visita all'arroccatissima Mistras, alcune persone mi dicono che si sono meravigliati poco dall'avermi visto vincere, ma tanto dalla mia elasticità di movimento arrampicandomi a Mistra, mentre gli altri runners non riescono a fare 100m fuori dall'albergo
con gli italiani è gran festa alla premiazione finale
una signora presente ai ristori, mi si avvicina, mi regala due portafortuna: uno affinché la mia stagione agonistica si allunghi per molti altri anni, l'altro perché possa gioire di del fatto di avere accanto sempre belle persone...
mi dice che sono due pensieri per ringraziarmi della gentilezza con cui li saluto ai ristori, cosa dovrei dire o regalare loro visto quello che fanno per permetterci di correre questa meravigliosa corsa!!!
lunedì 19 settembre 2011
6 ORE individuali di Seregno - i risultati
Sabato 17 settembre si è svolta la 12° edizione della “6 ore individuali” di Seregno, competizione che si svolgeva su un circuito di 2025mt ricavato all’interno del Parco Porada.
Una prova resa molto impegnativa da condizioni atmosferiche proibitive (30°C afosi nelle prime tre ore e un acquazzone nelle ultime due ore di gara) che hanno condizionato le prestazioni cronometriche.
Dopo il ritiro di enzo Barbugian, vincitore della scorsa edizione, sulla piazza più alta del podio è salito Valerio Fatatis (Road Runners Club Milano) che ha percorso km.74,456; 2° posto per Ludwig Boewer (71,957) davanti a Luca Sala (71,390); 7° posto per Ciro Di Palma (69,355).
Il nostro ULTRA Andrea Boni Sforza ha portato a casa un bel 23° posto nella classifica assoluta maschile (108 gli uomini al traguardo) percorrendo 61,454km, di fatto il suo primato personale sulla distanza.
Nella gara femminile (17 arrivate), schiacciante vittoria per Roberta Orsenigo con km.72,262, davanti a Barbara Galimberti con km.66,132 e Jennifer Fossati con km.62,869.
lunedì 8 agosto 2011
POPOF DAY 2011 – Percorsi 130km!!
di Andrea Boni Sforza
Nello scorso week-end si è svolto a Perugia il 2° POPOF-DAY (and Night!!!), con inizio alle h.12 di sabato e conclusione alle h.12 di domenica 7 agosto, presso il “Percorso Verde” di Pian di Massiano. La manifestazione NON era competitiva, si trattava di un allenamento collettivo, a partecipazione libera, al quale hanno partecipato gli amici dell'Avis Perugia e – in momenti diversi – tanti appassionati di sport.Approfittando dell’evento e soprattutto dell’ospitalità dell’amico Filippo Poponesi, ho affrontato la manifestazione come una prova di approccio alla “24 ore”, distanza “culto” di molti appassionati di ultramaratona, che vedrà lo svolgimento dei Campionati Italiani di specialità in quel di Fano, nel weekend del 8-9 ottobre.
L’esito è stato più che interessante: superati i 50km in 6h05’ ed i 100km dopo 13h18’, ho ceduto il passo solo dopo le 15 ore di gara, proseguendo comunque sino alle prime luci dell’alba, al raggiungimento di una distanza finale di 130,560km dopo 18h28’ di gara, pari a 32 giri del circuito, misurato in 4.080mt. Era la prima volta che superavo quota 100km, non ho ritenuto di andare oltre per rispettare una gradualità nella preparazione e “salvare” il prosieguo del mese di Agosto.
A dire il vero, le condizioni ambientali erano proibitive: 34°C alla partenza, umidità pazzesca che si è protratta per lunghe ore anche nella notte, ed un percorso per metà asfaltato e per metà ghiaiato che non era dei più semplici. Lo stesso “Popof”, dopo una lunga crisi notturna, ha chiuso la prova – accompagnato dagli amici dell’Avis Perugia – con un totale di 46 giri,vale a dire km.187,680, a fronte di un obiettivo personale che era di 200km.
La 24ore è una gara molto diversa dalle “normali” ultramaratone e dalle corse di 100km: si tratta di una prova di resistenza fisica, uno “sport estremo” a detta di molti, in cui intervengono fattori come la gestione energetica, l’alimentazione continua, i cambi e le soste fisiologiche, le crisi di sonno, altre problematiche muscolari, fisiche e strutturali che non hanno nulla a che vedere con il normale running di medio fondo.
Si tratta di una disciplina che avvicina il runner alle gare su strada di 200-250km, come Nove Colli Running, Spartathlon, Badwater. Per dare comunque un’idea di eccellenza nel settore, la MPI (Miglior Prestazione Italiana) è di Ivan Cudin, assoluto specialista di questa distanza a livello mondiale, che nel maggio 2010 a Brive (F) ha percorso km.263,840.
sabato 30 luglio 2011
“POPOF DAY”, prove generali di 24 ore
Sabato prossimo 6 agosto a PERUGIA si svolgerà la 2° edizione del “POPOF DAY” (and Night!!!), presso il “Percorso Verde” in località Pian di Massiano.

Si tratta di un allenamento collettivo, a partecipazione libera: la partenza è alle 12 in punto, la manifestazione si protrarrà nella notte sino a concludersi alle ore 12 di domenica 7 agosto. L’anno scorso presenziarono circa 200 persone.
I partecipanti potranno correre (o camminare) a proprio piacimento lungo i 4,5km del circuito, a far compagnia a quel Filippo Poponesi, che già l’anno scorso s'inventò questa prova come allenamento per i 246km dellla “Spartathlon” (dove giunse 3° degli italiani alle spalle di Ivan Cudin e Ciro Di Palma) e per la 24ore di Fano, dove si aggiudicò la vittoria finale.

Il nostro ULTRA Andrea Boni Sforza sarà presente all’appuntamento unitamente ad altri amici di “Popof”, all’esplorazione delle proprie capacità sulla corsa di resistenza oltre i “soliti” 100km, per mettere nel mirino gli obiettivi più ambiziosi...
mercoledì 27 luglio 2011
100km Rimini extreme
Nello scorso weekend si è disputata la 6° edizione della 100km Rimini Extreme: alle h.22 di sabato 23 luglio, ai nastri della partenza all’Arco di Augusto, si sono presentati oltre 200 ultramaratoneti in rappresentanza di 13 nazioni.

La gara si è sviluppata come sempre nel corso della notte, illuminata dal solo chiarore della luna, lungo l’affascinante entroterra collinare dell’Emilia Romagna e delle Marche. Ai 1000 metri s.l.m. di Villagrande di Montecopiolo era posto il traguardo intermedio dei 48km, al traguardo finale il dislivello complessivo era di 2689 metri. Un forte vento ha caratterizzato lo svolgimento della manifestazione.
Lo slavo Bostjan Urankar sembrava avere una marcia in più ma il 34enne milanese Marco Bonfiglio (2° classificato alla recente “Nove Colli Running”) nella discesa di San Leo cambiava ritmo volando letteralmente sul traguardo di Marina di Rimini in 7h44’22” conquistando la palma d’oro della 6° Rimini Extreme. Alle sue spalle è giunto Paolo Massarenti (vincitore della scorsa edizione) in 8h20’, poi Valerio Conori in 8h21’, Stefano Ciotti in 8h26’ e Bostjan Urankar in 8h30’
Nella Rimini Extreme rosa ha trionfato la fuoriclasse lombarda Monica Casiraghi, azzurra di 100 km e della 24 ore, che con una gara solitaria ha siglato anche il nuovo record del percorso in 8h56’07” davanti alla sorprendente faentina Silvia Ancarani (10h02’) e la slovena Ruth Podgornik (10h11’). Al traguardo della 100km si sono presentati 107 concorrenti.
Nella Marathon Extreme di 48 km , che ha visto al traguardo 66 concorrenti, ha primeggiato il romagnolo Maurizio Tacchi in 4h13’20” davanti al marchigiano Roberto Tarini (4h19') ed al compagno Marco Righetti (4h27'). Nella gara femminile la lombarda Ilaria Fossati in 4h17’30” ha prevalso su Nadia Tosi (4h50') e l’italo-statunitense Francesca Muccini (4h56').
giovedì 21 luglio 2011
100km del Monte Grappa, il racconto – 2° Parte
di Andrea Boni Sforza
Sono le 21,30 passate, e sono in cima al Monte Grappa. Buio, sembra ci sia pure la nebbia… e freschino, ci saranno 12-14°C, forse. Però 48km sono alle spalle, i più duri. Metà gara.
Su al rifugio c’è gente, un bel ristoro, cerco subito la sacca coi ricambi, entro in una camionetta e mi tolgo i vestiti bagnati. Devo togliere e ri-spillare di nuovo il pettorale, pirla, un altro minuto buttato. Mi metto il giubbettino giallo, la luce lampeggiante, vestiti asciutti, maniche lunghe.
Le gambe stanno bene, non sono tanto stanco per aver già fatto così tanta strada. Vado a mangiare qualcosa, è ora di far benzina. Un piatto di pasta, c’è il ragù – bleahh – chiedo se ce l’hanno senza, no, non ce l’hanno, ragù o niente. La signora mi dice: “sono proteine!”. No comment. Hanno anche il riso freddo, naturalmente con “spezzatino” di cotto e wurstel… non è giornata per il vegetariano che c’è in me.
Pazienza, tolleranza. Bevo. Mangio un altro piatto di pasta. Anzi due, che è meglio di uno, faccio il pieno. Mi rilasso un po’ le gambe, chiacchiero. Ci sono i due ragazzi veneti alla loro prima 100km, li vedo bene. Per me una bella sosta, poco più di 15’, inutile fare le cose di fretta. Saluto e riparto.
C’è talmente buio che mi devo far dire dov’è la strada, non la trovo, vago per un minuto attorno al rifugio, poi finalmente inizio a scendere. Ora inizio a correre. No, c’è qualcosa che non va. Freddo, le ossa bloccate. Brutto momento. Brutto, brutto. Cammino e riprovo. Mamma mia che brutto, non ho il controllo del mio corpo, non riesco a rimettermi in moto… c’è freddo, ma non così tanto, cosa succede ? Mi sento bloccato. Un minuto terribile, per un attimo penso di tornar su al rifugio e fermarmi un po’… No dai, ce la faccio. Il sangue torna a circolare, riparto piano…

Ricomincio a correre, pianino, ma riparto. Sono in strada, scendo.
Non sono a posto, mi tolgo e mi rimetto il giubbetto, non ho abbastanza freddo per tenerlo, non sto abbastanza bene per stare senza… Ci si vede poco o nulla. Una macchina si ferma, una signora mi vede e mi chiede “dove si va ?”… Non so cosa risponderle, faccio già fatica a trovare la mia strada, le dico :”non lo so, giù di quà, su di là…”, sembra uno scioglilingua.
La luce lampeggiante sul braccio sinistro non mi piace, la metto sul destro ma… ecco, si spegne. Schiaccio, niente da fare, è andata. Non si riaccenderà più. Rimango al buio… Pirla. Avrei dovuto provarla ieri.
Non mi vede nessuno, solo se tengo il giubbettino giallo le macchine mi illuminano, ma non c’è altro che faccia luce sul mio corpo. Bravo pirla. Però non ho problemi a vedere la strada, dopo un km di discesa, c’è la luna che illumina il monte, il più è mettersi a lato quando arriva una macchina.
Passano ciclisti, uno ogni tanto, come alla Nove Colli di notte, appassionati che salgono e scendono dal Grappa al sabato notte, armati di luci e colori… Quando passano mi fanno i complimenti, ed io li faccio a loro, perché la salita è lunga e durissima. Si scende dal versante della strada provinciale, quella che porterà a Romano d’Ezzelino, tra 25km, questa strada è la “classica” dei ciclisti di questa zona.
Resto solo, a lungo. Su tutto il percorso ci saranno 100 podisti, dal primo all’ultimo, non certo 1500 come al Passatore, difficile trovarsi con gli altri…
Buio, silenzio. Campanacci che suonano, sono le mucche al pascolo… Suggestivo. Quando arriva una macchina la si sente da mezzo km… Passa un ciclista, vede che sono senza luce, mi rimprovera, mi urla: “la luce !”, ed io “mi ha lasciato!”
Schiaccio il Garmin per vedere se mi ha lasciato pure lui… No, è vivo. km.54 in 7h28’, adesso sto correndo con continuità, leggero, sto meglio, Sono dentro la corsa, presente con la mente ed il corpo, adesso recupero i minuti “persi” sul Grappa. La gara si è rivelata molto ma molto più dura del previsto, non avevo messo in conto una salita così dura e neppure i due colli all’inizio, penso che impiegherò più di 13 ore, ma va bene così.
Sento arrivare passi da dietro, sono i due ragazzi veneti. Mi prendono, stanno scendendo bene, forse troppo forte. Dico loro di rallentare, se non vogliono “bloccarsi” a fine discesa… Vanno ai 5-5’10”/km, sto con loro 2-3km, ma poi rallento, devo stare leggero, inutile fare la loro corsa, devo fare la mia. Ma ci rivedremo…
Troviamo Antonio Mazzeo, lo saluto, è un po’ preoccupato perché col buio non vede niente ed ha paura di perdersi. I due ragazzi vanno, io resto con lui… Due parole con questo grandissimo, qualche km al suo fianco valgono più di una 100km percorsa da solo. Se penso a quello che fa quest’uomo…. se avessi solo la metà della sua forza d’animo, potrei andare in capo al mondo.

Antonio ha un passettino breve ma costante, quasi una marcia, ma non si ferma mai, va piano ma sano e lontano, in salita ha guadagnato, ma in discesa è penalizzato; io al contrario ho un passo lungo, ma ho fatto parecchie soste nelle prime 7 ore, adesso recupero. Dopo alcuni km di falsopiano insieme a lui, lo lascio, poco dopo il cartello del 65°km, che Antonio mi dice di aver visto, è contento, perché non trovava i km ed era preoccupato…
È mezzanotte, nove ore di gara.
Domenica 17 luglio
Riprendo i due ragazzi veneti ad un ristoro. Stanno bene, ripartono subito, io mi fermo alcuni minuti a rimettere in sesto le gambe, ora si affrontano gli ultimi 10km di discesa dopo alcuni km di falsopiano. Mi rifocillo, ho ancora fame, zuccheri, mi risciacquo il sudore vecchio, mi rinfresco. Reset.
Le signore al ristoro sono gentilissime, come su tutto il percorso lo sono stati tutti i volontari. L’organizzazione ha messo in moto interi paesi, sembra di essere al Passatore, ma la gente è molto più gentile, quando arrivi ai ristori ti applaudono come se fossi un campione… è bellissimo.
Mi bevo un caffè bollente. Ancora zuccheri, Me ne faccio dare un altro. Riparto.
La strada torna a scendere. Corro, ma ogni tanto respiro. Fino al 75°km sarà discesa, devo gestire le energie per presentarmi a posto quando la strada spianerà. Gli ultimi 5km vanno giù bene. Recupero un po’ sulla media. Dopo il 70°km riprendo i due ragazzi. Sto con loro, per un po’ penso di continuare la corsa fino in fondo in loro compagnia, conoscono la strada sino all’arrivo, io no, non voglio perdermi.
Ma poi capisco che non è buona idea, in una 100km è impossibile tenere lo stesso ritmo di corsa, passo e soste degli altri. Infatti a fine discesa li stacco. Eccoci al km.75, tempo 9h59’… Ci siamo, 10 ore di corsa.
Romano d’Ezzelino. Siamo tornati in “pianura”, dopo 2 ore di discesa. Vediamo come stanno le gambe. Bene, cammino un po’ per rilassarmi, sciolgo. I due ragazzi mi ripassano e mi vanno via, loro continuano a correre. Riparto, prudente, cercando respirazione e “ritmo” da pianura per i km a venire. Ora serve testa.
Sento un po’ di fastidio agli addominali, gli obliqui. Già, è da un paio di mesi che ho smesso di farli in palestra, ormai ci vado solo a fare stretching. Infatti oggi pago, qualche mese fa erano più forti. Pirla.
Siamo a Borso del Grappa. Al ristoro riprendo un attimo i due ragazzi, ma mi fermo un paio di minuti a bere e mangiare. Adesso la strada riprende leggermente a salire, e continuerà così per 7-8km, fino al km.85 di Castelcucco, credo. Loro ripartono subito anche stavolta, io vado prudente alternando passo a corsetta, inutile spendere energie adesso.
È uno stradone lungo, quello che sto facendo, non riesco a correre perché sale… Ma vado di passo veloce, tranquillo, aspetto che il percorso mi dia più soddisfazione. Suona il cell… Chi sarà? Penso ad Enea, speriamo di no. È un numero sconosciuto. Rispondo, è il Maranga, al secolo Emanuel Marrangone, è insieme a Massimiliano Naummi: sono due ragazzi di Parma, anzi di Felegara.
Emanuel è uno che va forte, Max ha il mio passo, ma quest’anno hanno affrontato la loro prima maratona, seguono le mie lunghissime con interesse e soprattutto FANNO IL TIFO PER ME e sono due amici. È per questo che mi hanno chiamato, per fare il tifo… Gli dico che sono all’80°km e tra un po’ arrivo, provo a dire loro che sto correndo, ma non sono credibile, la voce è troppo ferma, sto camminando. Mi incitano, grazie ragazzi.
La salita continua. Supero l’ultimo check point, quello delle 14ore, credo intorno al km.82, mi dicono che tra un po’ la strada scenderà. Proseguo, ma vedo che ancora non molla. Ma non mollo neanch’io. Supero un paesino, forse Paderno del Grappa: ormai si inizierà a scendere, lo sento. Buio, 20°C, non c’è freddo, qualche macchina sul percorso, non troppe.
Km.85, siamo a 11h22’, faccio i conti, impiegherò 13h-13h20’. Mi chiedo se sia il caso di “tirare” un po’ per stare sotto le 13 ore, mi rispondo che NO, non se ne parla proprio. Voglio arrivare con le gambe a posto, questo è solo un “lunghissimo”, i miei obiettivi sono più lontani. Voglio star bene nei prossimi giorni. Avanzo tranquillo, ogni tanto corricchio, negli ultimi 10km avrò superato 4-5 podisti, ormai ognuno è solo.
Ed ecco che si scende. Corro, tranquillo. Ristoro del km.88, un tizio solitario mi accoglie e mi offre caffè e tutto ciò che si possa desiderare. Gentilissimo, mi chiede notizie sulla corsa, chiacchieriamo un paio di minuti. Gli dico che sto bene, mancano 12km, non avrò problemi, e poi adesso spiana. Mi dice “No, ne mancano 8. Adesso andate verso Asolo, risalite in paese nella piazzetta, e poi scendete all’arrivo a Casella”.
Non fa una piega, 100mt prima avevo visto un cartello “Asolo 5”, se poi la strada è quella, all’arrivo non possono esserci più di 8-9km. Anche se sapere di dover affrontare un’altra salita… Vabbè.
Saluto, riparto. Corricchio. Sto attento alle frecce per terra, non voglio sbagliare percorso proprio adesso. Sono ai piedi di Asolo, ecco, ad una rotondina si gira a sinistra, è la salita finale in paese, dal 91° al 93°km.
Sono contento di come è andata la gara, soprattutto negli ultimi km, in cui stavo viaggiando ai 6’-7’/km; certo, ora ricomincio a camminare, la salita è dura, ma arrivare al 90°km così mi sta bene.
Ultimo sforzo, ecco, sto tornando al luogo della partenza, più di 12 ore dopo. Erano le 3 del pomeriggio, adesso sono le 3 di notte e ci ritorno. Ecco la piazzetta, c’è gente, il ristoro… ecco un podista che beve, si volta, è Bruno!! Proprio lui, Bruno Nicolussi! Sono sorpreso di trovarlo qui, lo credevo avanti di almeno mezz’ora’, infatti mi dice che ha sbagliato strada, deve aver fatto 3-4km in più ed è tornato indietro sul percorso… è dispiaciuto, sta bene, ma è proprio rammaricato. Mi dispiace per lui, glielo dico.
Ripartiamo insieme, ancora mezzo km in falsopiano e poi si scenderà, io però non voglio correrli questi 500mt, non voglio forzare, dico a Bruno di andare da solo se vuole. Ci pensa un attimo e poi va, è giusto così, sta bene.
Scendiamo, adesso inizio a correre anch’io, Bruno me lo tengo davanti a 50mt, ha la luce davanti e dietro ed è un bel riferimento. Sarà così fino all’arrivo.
Entriamo a Casella d’Asolo, fine discesa. Superiamo il km.95. Penso che però, se non ci fanno fare un circuito o un taboga in paese, tra un km siamo davvero all’arrivo, e quel tizio al ristoro aveva ragione… Poco dopo, vedo un signore ad un incrocio, mi applaude, mi dice “750 metri a destra c’è l’arrivo”.
Vabbè, mi sarebbe piaciuto farli tutti e 100km, ma mi accontento di finirla così.
Ecco, ci sono. Ultimo incrocio, si gira a destra, vedo i tendoni e l’arrivo, mancheranno 100metri. C’è Bruno che sta arrivando al gonfiabile Diadora, al buio, niente tabellone cronometrico, niente giudici, niente persone, solo 3-4 addetti ai lavori. Una ragazza segna il mio numero ed il tempo (a minuti, con l’orologio) su un foglio, una signora consegna le medaglie, un tizio guarda e applaude. È l’arrivo.
Finita. 12h43’34”, sono 96km totali al mio Garmin, lo faccio notare alle persone all’arrivo, come se mi avessero privato di qualcosa. Ma di questo non importa niente a nessuno. È finita.
Un percorso durissimo. Almeno 2000-2200mt di dislivello, ma è il salitone del Monte Grappa che mi è rimasto dentro. Mi mettono la medaglia al collo, sono contento di esserci arrivato in fondo.
Chissà dov’è Enea. Si fosse ritirato, mi avrebbe forse chiamato, e sarebbe stato qui… Immagino che sia ancora in ballo. Bene, lo chiamo sul cell. Suona. Suona. Quindi il cellulare è vivo. Lo sarà anche Enea ?? Suona ancora. Dopo una decina di squilli, finalmente risponde: “Pronti !!”. Ed io “ Enea! Sei vivo ? Dimmi che stai correndo… “ E lui: “Ma certo! Sono al 78°km!” Lo sento vitale, gli dico: “Vai Enea! Forza! E’ finita!!”
Mi ricordo quando feci l’assistenza alla Nove Colli, a seguito di Ciro Di Palma, ogni tanto il suo allenatore chiamava sul mio cell., per sapere come andavano le cose. Quando ormai era l’alba, e iniziavano a mancare “solo” 50km alla fine, Enzo mi pregava di dire a Ciro “Forza, è finita!” e ancora dirgli “Forza, è finita!” E scandiva queste poche parole dando loro il vero significato che hanno. “Forza! È Finita.” Non lo dimenticherò mai.
Penso che Enea ci metterà almeno altre tre ore, ma arriverà. Vado a recuperare la borsa e mi avvio alla macchina, poi torno a farmi una bella doccia e mi riposo un po’. Fuori dalle docce ci sono due ragazzi bergamaschi che conobbi alla Nove Colli, due autentici scalatori… Avranno finito la corsa un’ora prima di me, non sono veloci, ma sono infiniti. Ci salutiamo, due chiacchiere, anche se quando parlano devo sempre far ripetere 2-3 volte perché NON capisco mai cosa dicono…
Mangiamo un piatto di pasta, c’è Bruno, i due ragazzi veneti, contentissimi ma stanchi, faccio loro i complimenti. Uno dei due si chiama Ivan, l’altro Tiziano, credo.
Mi rilasso, torno in macchina e dormicchio un po’ mentre si fa giorno. Faccio i conti, ormai Enea dovrebbe essere su in piazza ad Asolo. Verso le 6 riparto con la macchina e decido di tornare su ad Asolo, a salutarlo…
Infatti lo trovo proprio lì, al ristoro in piazzetta. Affaticatissimo, ma vivo. Distrutto, ma in piedi. Gli dico che “mancano solo 4km”. Mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite e dice “ANCORA 4km ?!?. Vuoi farmi morire ?!?!”. Capisco che sta bene. Gli prendo la giacca a vento e la pila, ormai non gli servono più, e lo lascio andare verso l’arrivo. Vedo che ricomincia a correre. Ottimo segnale. Torno giù.
Mentre aspetto al traguardo, ci sono le solite 3-4 persone, alle quali si è aggiunto un ragazzo con un bel fisico, che sembra il padrone di casa. Lo è, è Nicola Andreose, l’organizzatore. Lo saluto, faccio due chiacchiere, anche qualcosa in più. Nicola è un grandissimo runner, un autentico fondista. Gli faccio i complimenti per lo spiegamento di forze e volontari sul percorso. Sono contento di aver messo il mio nome nella sua 100km, che io però chiamerei la “100km del Monte Grappa”. Una corsa epica…
Ormai ci siamo. Non sono neppure le 7, quando Enea prende la via del traguardo, gli ultimi 100metri. Eccolo che arriva, 15h57’, neanche male per un esordiente. Alza le braccia, per lui un trionfo. E la sua foto all’arrivo gliela faccio io. E’ finita.
Enea è contentissimo. Dice che ha fatto tanta fatica in discesa, ma dal 70°km è ripartito alla grande! Ha tribolato coi cancelli cronometrici, è arrivato al check-point delle 6 ore, quello del “salto della capra”, in 5h59’, e quando è stato lì gli hanno detto che tanto lasciavano passare tutti… ed allora se l’è presa comoda, ed al rifugio, al cancello delle 8 ore, è passato tardissimo, e c’era un freddo boia!
È un fume in piena. Tiene la medaglia addosso, non se la toglie più. Bravo Enea, è finita.
NDR: Franco Catellan ha vinto la 1° edizione della “Asolo 100km” col tempo di 9h26’, davanti ad Andrea Zambon (9h27’) ed a Tiziano Marchesi (9h54’), che è arrivato con lo stesso tempo della 1° donna, Barbara Galimberti. Fabio Busetti ha impiegato 9h59’, classificandosi 6°. Monica Baldi è arrivata al 14° posto assoluto, 2° tra le donne col tempo di 11h15’, sembra che abbia sbagliato strada anche lei. Tiziano Marangon e Ivan De Pieri (i due veneti), si sono classificati rispettivamente al 24° e 25° posto col tempo di 12h36’. Bruno Nicolussi 28° in 12h43’. Andrea Boni Sforza 29° in 12h44’. Antonio Mazzeo 43° in 13h27’. Enea Righi 73° in 15h57’. Arrivati al traguardo: 85.
All’anno prossimo!