sabato 21 luglio 2012

100 KM DI ASOLO, il racconto

INTRODUZIONE
di Andrea Boni Sforza

La 100km del Monte Grappa, come amo chiamare questa fantastica gara, quest'anno mi ha regalato emozioni indimenticabili, e nuovi bellissimi amici di corsa.
Il grande Emil Zátopek diceva che "La vittoria è grande, ma ancora di più lo è l'amicizia."
Io dico che le Ultramaratone, le gare di resistenza da 100km ed oltre, vanno interpretate. 
A volte si corrono per se stessi.
A volte si corrono con qualcun altro.
A volte si corrono per qualcun altro. 
Nel terzo caso, per me non è una missione, è una vera gioia. E la vittoria, è infinitamente più grande.
Simone Leo, un nuovo amico di corsa, ha descritto nelle righe a seguire la SUA "100km di Asolo"
Mi sento di poter dire che la sua, è diventata la MIA 100km di Asolo.
Il suo racconto è il mio racconto, quest'anno non c'è bisogno che io ne scriva uno anch'io.
Grazie.




100 KM DI ASOLO
di Simone Leo

da http://spostandoillimite.weebly.com/i-miei-articoli.html


 
Prima di cominciare il racconto della 100 km di Asolo è per me d'obbligo fare alcune premesse.

Innanzitutto ho deciso di partecipare a questa gara solamente pochi giorni prima del via e questo ha comportato un avvicinamento alla stessa molto diverso dal solito. Nessuna informazione,nessuna ricerca sul percorso. Solo alcune visite al sito che comunque riportava pochi dati.

Il 4 luglio,a due giorni dalla chiusura delle iscrizioni,ho fatto il bonifico ed il mio nome è comparso nella starting list. Subito dopo ho scoperto che questa 100 km aveva la nomea di “più dura d'Italia se non d'Europa”.

Un'altra premessa che mi sento di fare è che il mio secondo Passatore corso a fine maggio,seppur sempre duro e molto affascinante,non mi aveva impegnato più di tanto e questo aveva acceso in me la ricerca di qualcosa di più difficile. Così la mia attenzione è caduta su questa gara.

L'unica cosa certa e sicura che volevo era un accompagnatore che mi seguisse lungo tutto il percorso,non sono in grado di correre una 100 km senza assistenza. Dopo varie ricerche,avevo trovato nel mio amico Heros la persona giusta al posto giusto.

Presa la decisione di correre questa gara spostando nuovamente il mio limite e sistemata la squadra,mi sono occupato delle logistiche più dirette soltanto pochi giorni prima del via: auto al seguito,prova dei nuovi integratori,accessori,cambi,magliette e bandiera della Via della Felicità e quant'altro potesse servire per gestire al meglio la 100 km.

Così è nata la mia “100 km di Asolo”.

Nei giorni precedenti la gara avevo “conosciuto”,tramite i social network,quelli che sarebbero diventati i miei compagni di questa avventura: Alina e Andrea.

Di Alina avevo sentito dire che era una tosta, l'avevo incrociata a qualche maratona dove faceva la pace. Mentre Andrea aveva nel suo curriculum sportivo,oltre alla prima edizione di Asolo della quale ci ha fornito parecchi aneddoti,anche la mitica Nove Colli corsa solo un paio di mesi prima.

Il 14 luglio mattina,puntuale come solo lui sa fare,alle 8 precise Heros è sotto casa mia a Milano. Scendo le scale dopo aver salutato Rada con una borsa per i cambi,una per accessori e cibo,un portascarpe e uno scatolone con i libretti della Via della Felicità da distribuire.

Partiamo alla volta di Asolo ed il viaggio passa velocemente tra musica,chiacchiere e una pausa caffè a Verona. La curiosità di Heros su queste gare estreme mi stimola a raccontargli molti aneddoti sulle mie gare. Questa è la terza 100 km che corro,quarta se contiamo il Sahara a tappe. Credo di aver capito come si affronta uno sforzo del genere:si parte pianissimo e non si guarda mai l'orologio. Solo così io riesco ad arrivare in fondo.

Arriviamo al campo da rugby di Asolo dove c'è il ritiro pettorali e dove troveremo docce,pasta party e brandine per riposare all'arrivo.

Ritiro il mio numero 65 e vengo omaggiato di un bel pacco gara,anche se non contenente ciò che era scritto sul sito. Nicola,l'organizzatore,mi dirà in seguito che lo sponsor principale non ha mantenuto fede agli accordi presi con lui e che quindi alcuni gadget sono saltati. Mi tengo lo zaino e la maglietta di cotone della gara,regalo ad Heros un paio di occhiali da sole di un altro degli sponsor della manifestazione. Se lo merita.


Alle 12 in punto,a due ore dall'inizio della gara,Nicola tiene un briefing su quello che sarà il percorso. Avrei preferito non ascoltarlo! Salita,salita e poi ancora salita...si arriva fino ai 1700 e rotti metri della cima del Monte Grappa. Poi una discesa spacca gambe di 25 km ed infine,tra l'80° ed il 90° km un'altra bella salita al 15% novità assoluta di quest'anno. Che fortunato che sono.

Alle 13,finalmente arrivano Andrea e Alina e da quel momento diventeremo una squadra. La corsa,specie quella di endurance,regala anche questo:dei perfetti sconosciuti fino ad un attimo prima che diventano un team affiatato come pochi. La sofferenza,la strada,la gloria finale uniscono più di mille bandiere.

Alle 13.30 salgo sulla navetta che ci porterà alla partenza,scortato dal fedele Heros che da quel momento sarà la mia ombra ed il mio angelo custode. Mi preparo ad affrontare questi terribili 100 km e tutto sommato sono tranquillo. Ricevo un messaggio di Rada che,da Milano,mi trasmette una assoluta serenità. E' quello che ci vuole.

Ore 13.58:con due minuti d'anticipo inizia la sfida. Parto pianissimo,Heros corre con me i primi 500 metri fino alla macchina che era parcheggiata poco più avanti. Da quel momento affianco Alina e,come dirà lei,sarò una presenza costante ma discreta. Andrea per i primi km non lo vediamo e sarà così per tutta la prima parte di gara.

Si comincia a salire quasi subito e le pendenze non saranno delle più corribili. Seguo Alina che imposta una serie di andature al passo ogni tot minuti di corsetta leggera. Così facendo scolliniamo la prima salita,quella che porta a Monfumo. Sto bene,molto bene. I ristori sono regolari e ricchi di bevande e frutta. Heros,come per magia,appare puntuale ad ogni nostro pit-stop ed ogni volta ci regala battute e buonumore...in gare come Asolo,questo può fare la differenza.

La strada continua,ci stiamo avvicinando alla terribile salita chiamata “Salto della Capra”,capirò più tardi come mai viene chiamata così. In lontananza si sentono i tuoni del temporale che sta arrivando e che ha accompagnato tutte le mie gare del 2012.

I km passano uno dopo l'altro,si chiacchiera con Alina di gare fatte e di esperienze vissute attraverso la corsa. Lei mi racconta dei suoi triathlon e delle gare ciclistiche,io le parlo del team di campioni che ho messo insieme e che correranno per La Via della Felicità a New York.

Nel frattempo ci raggiunge anche Andrea,Heros è una presenza costante ai ristori.

Al 24° km o giù di lì inizia la salita.

Non ho mai visto nulla di simile.

Nei primi km si riuscirebbe anche ad alternare la corsa al passo ma,man mano che si sale,diventa difficoltoso anche solo camminare. Come se non bastasse inizia a piovere forte ed in breve tempo siamo fradici. Viste le precedenti esperienze alle 100 km,mi ero preparato “facendo il bagno” nella vaselina per evitare le vesciche e avevo pensato ad un piccolo cambio in cima alla salita. Naturalmente il nubifragio che ci ha colpito a metà dell'ascesa ha scombussolato tutti i miei piani. Nella sfiga l'unica nota positiva è Heros che,lasciata la macchina in cima al Salto della Capra,ci è corso incontro in discesa per portarci i k-way. Ha scelto il tratto di gara più duro e,appena partito,si è pure beccato una lavata memorabile. Un mito.

Comincio a chiedermi,come sempre,chi me l'ha fatto fare. E,come sempre,non riesco a dare una risposta a questa domanda. Penso che sia un modo originale di passare una notte di mezza estate. Penso.

Coperti grazie all'aiuto provvidenziale del nostro angelo custode,riprendiamo la faticosa salita e dopo poco intravediamo un ristoro nel quale,per la prima volta,trovo pane e salame. Una manna dal cielo,avevo una fame che non ne potevo più.


Dopo non so più quante ore e con un ultimo tratto con pendenze anche superiori al 20%,finalmente arriviamo al culmine del Salto della Capra. Siamo avvolti dalle nuvole e probabilmente c'è anche un filo di nebbia. E' tutto così surreale...e siamo solo al 38° km.

Arriviamo al ristoro dove c'è un capannone che fa da riparo per chi si vuole cambiare. Per la prima volta nella mia vita podistica devo cambiare pressoché tutto:cappellino,maglia e persino i pantaloncini. Decido di non cambiare calze e scarpe nonostante siano zuppe d'acqua. Purtroppo comincio a sentire il dolore tipico di chi corre molte ore:vesciche. Avevo fatto di tutto per evitarle,al mio secondo Passatore ci ero riuscito. Avevo letteralmente immerso i piedi nella vaselina. Ma la pioggia torrenziale ha rovinato tutto.

Vado avanti così perché ci aspettano alcuni km in piano e poi di nuovo salita per altri 7-8 km fino alla cima del Monte Grappa ,al 50° km. Metà gara.

Questo per me fisicamente è forse il momento peggiore. Mi sento stanco,non ne posso più di salire e comincia pure a fare freddo. Io odio il freddo quando corro. Ricordo ancora il freddo intenso al mio primo Passatore. Mi è rimasto dentro.

Andrea corre come se stesse facendo una passeggiata e anche Alina sta benone,in alcuni momenti li perdo di vista e con fatica li riprendo poco dopo. Per fortuna,dopo una serie infinita di ripidi tornanti,iniziamo a vedere dei runners con le luci frontali già posizionate in testa che stanno scendendo in direzione opposta alla nostra:siamo vicini alla vetta,loro stanno già tornando.

Dopo pochi minuti,finalmente siamo in cima al Monte Grappa.

Non si vede nulla,tutto ovattato.

C'è un rifugio all'interno del quale si trova un ristoro al caldo. C'è di tutto:pasta al ragù,pasta in bianco,minestrone,pane,formaggio,salame,prosciutto e tante altre stupende vettovaglie. Mi siedo e mangio due piatti di pasta.

Heros,eroico,mi porta la borsa e comincio a cambiarmi. Stavolta,per prima cosa,cambio calze e scarpe. Controllo:due vesciche,una abbastanza grossa. Pensavo peggio. Cambio di nuovo la maglia,ne metto una a maniche lunghe e metto uno smanicato. Fa freddo,ma non freddissimo. Poi,scendendo,sicuramente la temperatura si alzerà. Speriamo.

Saluto Heros che risale in macchina e ci aspetterà al prossimo ristoro. Riparto con Alina e Andrea. Ora ci aspettano 25 km di discesa, che in alcuni casi è peggio della salita.

Purtroppo veniamo continuamente superati da un tizio che nella salita e anche dopo,in discesa,continua a farsi dare un passaggio in macchina dalla moglie. Prima del Grappa ci aveva detto che si sarebbe ritirato ma è ancora lì,incurante degli insulti che gli lanciamo contro. Tiene nascosto bene il pettorale,per non farcelo vedere così non riusciamo a farlo squalificare. Poveretto. Dovrebbe cambiare sport,l'ultramaratona è per uomini veri. Lui,chiunque sia,di certo non lo è.

Scendendo mi sento bene e con Alina ci mettiamo anche a cantare. E' un bel momento. Ogni 6-7 km c'è un ristoro e ad ogni ristoro c'è Heros. Chiede sempre come va,sta facendo egregiamente il suo lavoro,per fortuna c'è lui.

Al ristoro del 65° km riesco persino a prendere la linea e chiamo Rada che è già rientrata a casa a Milano. Il fatto di saperla a casa,tranquilla mi fa stare bene. Lei,che ormai sa interpretare i miei momenti durante la corsa,mi dice che ho una bella voce,che mi sente bene. In effetti è cosi,sto bene. Mancano 35 km al traguardo,sembrano pochi. Bevo anche un caffè.

Alina ha una piccola crisi,l'aspetto. Siamo d'accordo così. Stiamo fermi al ristoro per 20 minuti,ne approfitto per sedermi un po'. Nel frattempo arriva Andrea che pensavamo fosse davanti,invece ha sbagliato strada e ha allungato di 3 km la sua gara.

Ben ristorati ripartiamo,sarà solo discesa per almeno altri 10 km. Alina conta i tornanti e i km,io non ci riesco. Però scendiamo,scendiamo sempre. Ogni tanto andiamo al passo per sciogliere un po' le gambe.


Al 75° km la discesa finisce,qui la gara cambia. Lo scorso anno,mi è stato detto,da qui si prendeva la statale e la strada era in piano fino alla fine. Però era molto pericolosa per le macchine che sfrecciavano a pochi metri dai podisti.

L'organizzazione ha preferito aggiungere un tratto durissimo,togliendo quello pericoloso. Io non avevo studiato il tracciato e non sapevo cosa mi stesse aspettando. Al ristoro ci danno una cartina con gli ultimi 25 km. Heros ha sonno,gli dico di riposarsi un po'. Ci raggiungerà appena si sarà ripreso.

Riparto fiducioso ma poco dopo vedo che la strada sale ancora con pendenze impossibili. Va bene che stiamo correndo la 100 km più dura d'Europa ma ora mi sembra che si stia esagerando. Mi arrabbio,me la prendo ingiustamente con l'organizzatore e lo maledico. In realtà l'errore è mio che non ho dato un'occhiata,se non di sfuggita,all'altimetria. Inoltre Alina,che nel frattempo si è ripresa alla grande,incontra una sua amica che correrà con lei fino al traguardo. Sta benissimo e ha forze da vendere. Io fisicamente sto bene ma ho perso energie per l'arrabbiatura che,con la stanchezza,non mi passa. Con il senno di poi,mi rendo conto che la spossatezza non mi ha fatto rimanere lucido facendomi perdere forze preziose per niente. E poi si sa,nell'endurance,la testa conta tutto. Molto più delle gambe.

Alina per un po' mi aspetta,poi al ristoro dell'85° km viene da me,mi abbraccia e se ne va. All'inizio ci rimango un po' male ma mi passa subito. Lei ci tiene tantissimo a questa gara e se non tiene il suo passo rischia di saltare per aspettarmi. Non glielo avrei mai permesso.

Per una Alina che “perdo”,trovo un grandissimo Andrea. Lui,finisher della Nove Colli,mi aspetta e mi sopporta. Mi dice che,giustamente,il tracciato era quello. Che dovevo sapere che era dura. Ma lo dice con gentilezza,con la calma dei forti.

Corriamo a buon ritmo e,appena la strada sale,camminiamo. Le gambe stanno tutto sommato bene,non so quanti km mancano alla fine. Di certo non sono molti,ormai.

Gli ultimi 15 km corsi con Andrea sono una delle pagine più belle della mia storia con la corsa,magari questa gara non la correrò più ma di sicuro mi rimarrà dentro a lungo.

Heros,commovente,si ferma con la macchina ogni 2-3 km e ad ogni bivio (che è comunque ben segnato). Ha paura che dopo 13 ore di corsa,la stanchezza possa tirarci qualche brutto scherzo. Non finirò mai di ringraziare questo nuovo amico appassionato come me che mi ha accompagnato in questa avventura.

Quando davanti a noi vediamo il cartello di ingresso di Asolo non credo ai miei occhi,ce la sto facendo ancora una volta. Ci attende una salitona di 2 km ma ormai non ci ferma più nessuno. Peccato solo che ad un certo punto mi volto e vedo un'auto ferma. Poco dopo,da dietro l'angolo,spunta una ragazza che corre al triplo della nostra velocità e ci supera in scioltezza. Sono sicuro,anzi super sicuro che dietro di noi non ci fosse nessuno fino a poco prima. La solita furbetta. Fanculo a lei e a quelli come lei,io all'arco dell'arrivo ci vado con le mie gambe. Fanculo.

Finita la salita ci fermiamo al volo all'ultimo ristoro,poi ci buttiamo in discesa al buio. Bellissimo quest'ultimo pezzo nel bosco. Quando ritorniamo alle luci della città manca meno di un km alla fine. Ci supera il campione Antonio Mazzeo,chapeau. E' un onore essere superati da lui.

C'è l'ultimo rettilineo,ci siamo.

A 400 metri dall'arrivo Heros mi passa dall'auto la bandiera della Via della Felicità che quest'anno ha sventolato dappertutto,in tutte le mie gare. Abbraccio Heros e riparto per l'ultimo tratto,quello della gloria.

Batto un cinque al grande Andrea e sono onorato quando prende la bandiera per un lembo e passiamo così insieme il durissimo traguardo. Anche questa è fatta.

100 km di Asolo,la più dura d'Europa. Finita. 14 ore e 18 minuti di corsa da pazzi.

Bacio per terra,abbraccio Andrea e Alina che ci ha aspettato all'arrivo per quasi mezzora!


Abbraccio Heros e lo ringrazio per il prezioso ed insostituibile lavoro,un pezzo di gloria è anche per lui. Mi danno la medaglia,il vino(che non bevo) e il diploma di finisher.

La ragazza dell'arrivo mi dice:”bravo!”. Si,ha ragione. Siamo stati bravi davvero. Gara tostissima,aveva ragione Andrea. Il Passatore a confronto è una passeggiata.

Finalmente posso svestirmi,faccio una doccia caldissima che forse è la più bella di sempre.

Mi vesto e indosso una maglia fatta stampare per l'occasione con scritto “Only the brave”,soltanto i coraggiosi. Soltanto i coraggiosi possono fare questo,forse siamo pazzi per qualcuno. Ma mi piace sempre ricordare che “i pazzi osano dove gli angeli temono di andare”.

Mangio un piatto di pasta al ragù incredibilmente buono,saluto Andrea(e gli regalo una copia del mio libro) e Alina (che già ce l'ha) che tornano subito a casa. Io invece vado a dormire sulle brandine messe a disposizione dall'oratorio vicino all'arrivo. Butto il mio corpo stanco sopra uno di quei lettini che,ora,sembrano comodissimi. Heros si piazza di fianco a me,esattamente come ha fatto per 14 ore là fuori.

Mi addormento subito,stavolta sono molto stanco. Dopo tre ore circa ci svegliamo e torniamo a casa. Nel viaggio di ritorno si parla dell'impresa e nasce in Heros la voglia di correre una maratona o due in primavera per poi tentare l'assalto al Passatore a fine maggio. Mi ricorda me stesso di un paio di anni fa.

Arrivo a Milano a mezzogiorno e venti,sono contento. Ho concluso una gara molto difficile,ho spostato il limite un po' più in là. Il diploma,che metto in bella mostra a casa, è lì a dimostrarlo.

Là,sulle montagne venete,ho trovato tre nuovi amici con i quali ho condiviso un'esperienza unica,stupenda ed irripetibile che ci rimarrà sempre nel cuore.

Grazie Asolo,con le tue salite impensabili e le tue discese spacca gambe.

Grazie Alina,piccola grande donna. Tosta da far paura,concentratissima nel centrare l'obiettivo. Ho imparato molto da te.

Grazie Andrea,uomo della Nove Colli. Prezioso compagno di corsa e di un pezzo importante di strada. Che mi hai aspettato e hai passeggiato per 100 km.

Grazie Heros,semplicemente il migliore che potessi trovare. Presenza importantissima nella riuscita di questa nuova impresa. Sei già reclutato per le prossime.

Siamo stati tutti bravi, buone corse!

8 commenti:

  1. Bravissimo Simone,Alina, Andrea e..... fanculo a chi bara, che peste li colga!

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  2. Grazie Ciro!! Mancavi solo tu... :-)

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  3. Risposte
    1. Ciao Simone,
      voglio sorprenderti ancora.
      Non ho barato in gara.
      Ti sei proprio sbagliato nel giudicarmi.
      Senti il mio racconto.

      100 km di Asolo

      Mi sembra ancora un sogno ma ho portato a termine la durissima 100 km del Monte Grappa chiudendo la gara in 14h09’.

      "E’ una gara come un’altra" – mi son detta mille volte per cercare di convincermi.

      Era arrivato il giorno ,non so ancora se atteso o no, ma so solo che non potevo più tirarmi indietro, era in gioco la scommessa fatta con me stessa.
      Un’ora prima dell’inizio della gara mi sono guardata come al solito intorno cercando lo sguardo degli altri compagni d’avventura ed in tutti ho notato una certa serenità, per i turisti di Asolo eravamo quasi considerasti come degli extraterrestri. Per scaricare un po’ di tensione ho cercato persino di tranquillizzarli dicendo loro che siamo gente normale, con una passione in comune, convinti e tutti pronti a partire anche verso l’ignoto. Ben presto diedero lo sparo d’inizio, che allontanò da me ogni paura, ogni indecisione, allontanò anche tutti i propositi riguardo il ritmo di gara, i presunti obiettivi, ero lì anche per sostenere una mia amica alla sua prima esperienza, ero li soprattutto per divertirmi.

      1° parte: Asolo-Possagno, 24km
      Siamo partiti alle 14, la temperatura era ideale considerando le precedenti giornate torride;subito 2km in dolce discesa quasi a riscaldar le gambe e testar la performance prima di affrontar le prime 3 salite, una da 4km, un’altra da 3km, ed un altro strappo da 2km, colline secche e non dolci, con pendenze alte, del 7-10%. Tutto correndo sempre con calma, chiacchierando ed ammirando il paesaggio. C’è anche un po’ di discesa eh, ma questi 24km sono già una gara, un piccolo “lungo” collinare, le gambe sono fresche ma spingere e spendere energie adesso per guadagnare qualche minuto sarebbe significato buttare via l’intera 100km. Meglio tenere l’andatura sotto controllo e aspettare la scalata del Grappa.
      GESTIONE ENERGETICA, corsa leggera.
      Teniamolo sempre in mente !

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  4. 2° parte: Salita Monte Grappa, 24km
    La prima parte della salita, da Possagno al Salto della Capra, è lunga 12,2km, si passa da 268mt a 1445mt, pendenza media del 9.7%, dicono sia più dura dello Stelvio. Non posso fare confronti ma per una come me che adora correre in salita, vi dico che ho dovuto rassegnarmi e camminare. L’ arrivo della pioggia battente mi ha tanto fatto sperare che smettesse per poter proseguire l’avventura. Questa salita normalmente dura all’inizio, diventa sempre più ripida, i 2-3km finali sono al 18-20%, in alcuni tratti la salita sembra quasi catapultarti all’indietro.
    Solo dopo il salto della Capra ci sono 3km in leggera discesa, il paesaggio doveva essere spettacolare al crepuscolo, ma una fitta nebbia ci permise a mala pena una visuale a 100 m, che freddo brrrrr, 10 minuti per il cambio, pile ,cappellino, guanti, 5 minuti per un panino, un caffè e pronti sempre a proseguire. Uno sguardo al cielo, sorpresi alla vista che aveva smesso di piovere, col sorriso fra le labbra riprendiamo dolcemente a salire, questi km non sono durissimi, ma gli ultimi 2-3km tornano all’8-9% prima di arrivare, col buio, ai 1740mt del Monte grappa. Salita epica. Qui al 48° km della vetta è servita una mezz’oretta per la sosta necessaria a rifocillarsi e cambiarsi, un ambiente riscaldato ed accogliente ci ha spazzato via dalla mente l’idea di terminar la gara lì, ci ha spinti sempre più ad entrare nella notte, non c’era più nebbia, sarebbe bastato lasciarsi andare in discesa, il cielo era diventato sereno, lo spettacolo con le luci dei paesi sottostanti, il silenzio della notte avrebbe distratto anche le gambe dalla fatica.
    3° parte: Discesa Monte Grappa, 27km
    Cosa mi è successo !!!
    Le gambe risultavano BLOCCATE !!!
    Forse per le tante ore di salita “anomala”, forse per la pioggia, l’umidità o forse per la sosta prolungata !!! riprendere il ritmo non è stato facile, ho dovuto farlo con assoluta calma, senza andare in affanno, controllando che giunture, articolazioni e muscolatura tornassero ad un movimento costante di corsa. Ho ripreso piano piano a correre. Si scende da 1740mt a poco meno di 200mt, discesa non ripida, pendenza costante all’inizio. I primi 15-16km scendono sempre, sono infiniti, nel cuore della notte; poi dal 65°km al 75°km ci sono alcuni falsopiani che spezzano il ritmo, e il tratto finale della discesa è pericolosamente ripido. E’ servita calma e continuità nella corsa, la notte era lunga, la gara era ancora lunghissima, il traguardo lontanissimo. Il primo obbiettivo era salvare le caviglie e le ginocchia.

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  5. 4° parte: gli ultimi 25km
    Finita la discesa, sentivo di averne ancora per poter correre, le gambe come per incanto risultavano sciolte, avevano recuperato alla grande. Affronto le due salite, una non ripida ma lunga (4-5km) che riporta da 200mt a 400mt, mi avvio verso il 92°km, sapevo che si sarebbe tornati alla collinetta che riporta su ad Asolo, qui decido di camminare perché so che sono gli ultimi i 2km di salita mortale all’8-10%, voglio quasi godermi il centro storico di notte e gustare la mia soddisfazione di avercela fatta anche questa volta. Ripenso per un attimo ai mesi precedenti l’evento.
    Avevo speso molto in termini di tempo e fatica, 7 settimane prima avevo tagliato il traguardo della 100 km del Passatore, non pretendevo altro da me stessa che esser presente. Alla partenza non avevo fatto piani, non mi ero data dei limiti, ero partita con la consapevolezza che dovevo arrivare, il tempo era l’ultimo dei miei pensieri, ho corso con le gambe, la testa e soprattutto con il cuore, quel cuore che alla fine ha gioito di un’emozione così grande ed intensa da pensare di non riuscire a controllarla. Volevo arrivare senza traumi e con la testa lucida per provare a capire cosa avevo fatto, prendere coscienza di quello che ero e che ora invece sono diventata. Un ‘altra parte di me è venuta fuori con prepotenza ha oscurato per 100 km la parte che fino a quel momento pensavo fosse Graziella e ha condotto lei il gioco. Posso assicurarvi che nonostante gli allenamenti fatti non si è mai sicuri che tutto andrà per i verso giusto, perché gli inconvenienti possono presentarsi in qualsiasi momento. 100 km con 2.600 m di dislivello non sono una passeggiata anzi tutt’altro, sono sicuramente e lo dico solo ora che li ho fatti “la realizzazione di un sogno “ costruito con mesi di fatica , sudore, allenamento dopo allenamento. Non pensiate che correre la 100 km di Asolo sia cosa facile perché non è così, ognuno di noi può pensare di correrla ma secondo me pochi la possono fare!! In 100 km ci sono stati parecchi momenti in cui ho quasi pensato di mollare, non lo nascondo eh, ma in cuor mio sapevo che sarei arrivata anche solo camminando. Vedevo le mie gambe andare, avevo un senso di leggerezza che un po’ mi spaventava sembrava appartenessero ad un’altra persona, le sensazioni che provavo hanno fatto la differenza. L’aiuto di Adelaide, un’altra GRANDE, che mi ha sostenuto accompagnandomi per 73 km in corsa e negli ultimi chilometri in bicy, il tifo degli amici, uniti alla mia voglia di arrivare alla fine, hanno fatto il resto! Il giorno della verità era arrivato bisognava solo correre 100 m per coronare il mio sogno, che poi è diventato realtà una volta passato il traguardo.
    Che gioia immensa !!!!
    In queste gare sei solo tu a lottare per il tuo sogno tu contro LUI!!
    Per questo posso dire:

    NON SMETTETE MAI DI SOGNARE
    PERCHÉ
    I SOGNI POSSONO DIVENTARE REALTA’
    E
    LA REALTA’ è VITA !!

    by
    Graziella Fortuna

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