domenica 27 giugno 2010

35a Pistoia-Abetone

Francesco Caroni (Runners Bergamo) si è aggiudicato la 35° edizione della Pistoia-Abetone, massacrante ultra-maratona di 50km svoltasi stamane in terra toscana, trionfando col tempo di 3h44’08" all'arrivo (1388mt) del passo appenninico.

Lo scandianese Daniele Palladino (qui immortalato in una rara fase di discesa) ha confermato le sue ottime qualità di scalatore giungendo 2° al traguardo in 3h44’53”, davanti all’ungherese Janos Zabari (3h45’54”). In campo femminile vittoria per la slovena Neza Mravlje in 4h07’27”, davanti a Paola Sanna (4h09’16”); solo 5° all'arrivo Sonia Ceretto (4h23’45”), recente vincitrice della 100km del Passatore.

L’amico Gabriele Onfiani, alla sua prima ultra-maratona in carriera, ha degnamente portato a termine la sospirata impresa, giungendo al traguardo in 5h53’54”, al 279° posto finale di una graduatoria che ha visto all’arrivo 645 atleti.

L'edizione di quest'anno è stata baciata da una giornata climaticamente eccezionale, lungo il salitone finale (17km) si respirava aria fresca ed all'arrivo la temperatura era ben inferiore ai 20°C. Personalmente, ho provato il percorso in bici e l'ho trovato difficile ma affascinante; una bella esperienza, il 2011 potrebbe essere l'anno del primo attacco al "gigante" Abetone.

venerdì 25 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo XII – Epilogo

Era la 38° edizione della 100km del Passatore: la gara si svolge sempre a fine maggio sullo stesso percorso, da Firenze a Faenza, dal 1973. Quest'anno gli iscritti erano 1.383, da Firenze sono partiti in 1.321, a Faenza sono arrivati in 1.031. Per il 5° anno consecutivo ha vinto il romano Giorgio Calcaterra (38 anni), che è arrivato a Faenza in 6h51’28”; tra le donne ha vinto per la 1° volta la genovere Sonia Ceretto (35 anni), che è arrivata a Faenza in 8h13’40”.


Daniele Palladino (39 anni) ha corso davanti a Calcaterra per i primi 10km, è rimasto a lungo coi migliori ma poi si è ritirato al Passo della Colla (km.48), dopo essere scollinato in 3:27’21”; si trovava in 5° posizione, a "soli" 8’40” da Re Giorgio.

L'amico Gian Maria Randi (36 anni) ha avuto una crisi in salita ed è rimasto bloccato mezz’ora, ha continuato e si è fermato a casa sua, al 65°km di Marradi, ritirandosi dopo 6h54’29”; era 182°. L'amica Marisa Facchini (48 anni) è arrivata a Faenza in 12h12’48”, al 342°posto, 35°assoluta tra le donne al traguardo.

L'amica Noemy Gizzi (35 anni) è arrivata a Faenza in 9h37’31", classificandosi 4° assoluta tra le donne; per la cronaca, è allenata da Luca Speciani, autore dei libri su ultra-maratona, alimentazione e ZEN a cui mi sono lungamente ispirato in questi mesi.

L’amico Fausto Finiguerra (39 anni), che avevo lasciato prima del 30°km, è andato in crisi da Borgo San Lorenzo ed ha camminato per tutta la salita; verso il 50°km, Fausto è stato raggiunto da un’amica, la modenese Greta Massari (40 anni), che gli ha forse dato la forza per arrivare fino in fondo. In discesa i due hanno continuato a camminare, e sono arrivati insieme a Faenza dopo ben 17h15’48”, alle ore 8,15 di domenica mattina… Il tempo massimo è di 20 ore.

L’amico Andrea Salà (44 anni) era partito un po’ forte, ha avuto un calo attorno al 25°km e si è fermato al 32°km di Borgo San Lorenzo, ritirandosi dopo 3h57’37”; non ce l’ha fatta, per lui il Passatore resta un sogno. Peccato, spero non si scoraggi.

Gianluca Di Meo (35 anni) è arrivato a Faenza in 11h35’44”, in 242°posizione. L’amico Leonardo Bisori (44 anni) è arrivato a Faenza in 10h27’31”, in 112°posizione, un leone.

Il mio amico e "tutor" Enrico Vedilei (46 anni), che avevo lasciato dopo il 65°km, ha avuto una crisi e si è fermato per mezz'ora, ma poi è ripartito alla volta di Faenza, dove è arrivato in 13h23’41”, accompagnando al traguardo Angela Gargano e altri 3 amici che lui ha aspettato negli ultimi km; all’arrivo era a sua volta accompagnato in motorino dall’amico Giorgio Calcaterra (…), e in macchina dalla compagna Maria Luisa.

Enrico al Passatore ha un personale di 8h43’46” (2004), mai ha sofferto come quest'anno. Maria Luisa Costetti (49 anni) non corre più ad alti livelli da qualche tempo, ma HA VINTO la 100km del Passatore nel 2002, quando arrivò a Faenza dopo 8h55’02”. Era l’anno in cui non si era potuta allenare per via di un infortunio…

Andrea Accorsi (43 anni) non ha corso il Passatore 2010, a causa di altri impegni: il 22-23 maggio ha corso la “Nove Colli Running” di 202km, giungendo 2° assoluto al traguardo di Cesenatico… Neppure Marco Barbieri (37 anni) e Monica Barchetti (42 anni) hanno corso il Passatore 2010; Monica attualmente è infortunata, ma in gennaio ha corso la TranSlovenia, gara a tappe di 230km in 4 giorni, dove si è classificata 2°.

Il mio tempo finale è stato di 11h26’30”: era la mia prima esperienza, è un risultato che mi riempie di orgoglio. Mi sono classificato al 220° posto, e, come al campionato italiano a Seregno, sono stato il primo tra gli atleti parmigiani (pochi, a dire il vero: 6) al traguardo...

All'arrivo c'era il mio amico e compagno di allenamento, Gabriele. La sua faccia sorridente è stata la prima che ho visto dopo aver messo al collo la medaglia più bella. Era lì, dietro le transenne, con la mia borsa dei ricambi, venuto apposta da casa sua per riportarmi a casa dopo la corsa... Cinque mesi fa non sapevo neppure chi fosse. Poi, un martedì sera, era il 19 gennaio, mentre mi alleno solitario al freddo e al buio, incrocio un altro podista che mi urla : “Ciao ! sei quello della 100 km ?”.

Da lì sono passati tanti km, fino a quel sabato mattina, era il 22 maggio, mi arriva un suo messaggio, in cui mi chiede se può venire a prendermi all’arrivo, sempre se non disturba... Lo chiamo subito, gli dico che se viene non solo mi fa un grande favore, ma mi fa anche tanto tanto piacere…

Certe cose non si dimenticano.

Spero di poterlo ricambiare, il suo sogno è la Pistoia-Abetone, il 27 giugno, chissà se stavolta sarò io ad andarlo a prendere…

FINE

mercoledì 23 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo XI

Faenza, sono le 2,25.

La piazza è là dietro le case, e in piazza c'è l'arrivo. Mancheranno 250metri. Sotto i piedi il pavé, lastroni di porfido.


Incrocio alcuni atleti che tornano con lo zaino e la medaglia, hanno già finito la loro corsa. Passi doloranti, volti distrutti dalla fatica, ma felici. Eccone uno, è Leonardo Bisori, lo riconosco, toscanaccio, sarà arrivato un’ora fa, ci scommetto... lo saluto, chissà se mi ha riconosciuto.

Io me lo ricordo bene, era il 30 di Gennaio, in mezzo ad una tempesta di neve, mentre provavamo insieme la salita della Colla. Eravamo in 6: io, lui, Enrico, Andrea Accorsi, Monica Barchetti e Marco Barbieri.

Quel gruppetto andava troppo forte per me, ma ero voluto rimanere con loro, avevo tenuto duro, facevo fatica, ma ero voluto rimanere con loro. Era la 1° volta che la facevo, quella salita maledetta, ed ancora non la conoscevo: era dura, dura, dura, gli altri mi avevano staccato, di 2-300metri forse, facevo veramente fatica.

Eravamo dopo Razzuolo, il tratto più duro, mancavano 3km alla cima. Vista la mia difficoltà, Leonardo aveva rallentato, era venuto indietro a prendermi ed era stato con me, poi lo stesso aveva fatto Marco, io gli dicevo di andare, ma lui rimaneva con me, poi tutti insieme si erano fermati e mi avevano aspettato all’ultima fontana, a meno di 2km dalla Colla.

Io un pivello, loro invece... era gente abituata a correre per 100km, per 12, anche 24ore, Accorsi era in grado di vincere gare di endurance, Monica aveva corso in Nazionale ai mondiali di 100km in Corea, ed io ero lì con loro… Sentire il loro conforto, la loro incondizionata e genuina amicizia mi aveva dato una forza che non sapevo di avere.

Ricordo proprio Monica, a quella fontana, che mi chiedeva come stavo, io avevo risposto “Adesso vado in fuga!”… a momenti ci finiva dentro, alla fontana. E così eravamo arrivati lassù tutti insieme, e Bisori alla Colla ci aveva fatto quella foto, che per me vale ancora ben più di una medaglia di qualsiasi maratona.


Certe cose non si dimenticano.


Ecco, entro in piazza, mi volto per vedere se c’è qualcuno che arriva da dietro… un podista c'è, ma è troppo lontano... e non mi prenderà mai, perché adesso corro, corro, corro, vedo l’arrivo.

C’è tanta gente, applaudono, salgo sul tappeto rosso, 50, 40 metri, corro, vedo il tempo sullo striscione: leggo 11h26’…, wow! Corro, corro, corro, alzo le braccia... ARRIVO!

E' finita.

Una notte magica, indimenticabile… una corsa durissima, terribile, infinita, una sofferenza mentale e fisica quasi disumana, che si sopporta solo convincendo mente e corpo che è per l’ultima volta, che non c’è domani.

Ho vinto la mia sfida e realizzato il mio sogno, onorando questa corsa meravigliosa: ho messo sul piatto tutte le mie energie fisiche e mentali, non ho mai mollato ed ho avuto pazienza, e non mi sono mai permesso di volare, se non per gli ultimi 100 metri, quando ho visto l’arrivo.
Ma subito dopo l’arrivo, due sole parole sono uscite dalla mia bocca: “MAI PIU!”.

Ma quella ERA la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembraVA non avere limiti di spazio e di tempo…

lunedì 21 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo X



Sono le 2,20 di domenica mattina.

Ecco il cartello: Km.99. Ultimo chilometro. Brividi di freddo, mi sale un groppo in gola, lo combatto, mi rilasso e respiro, apro i polmoni. Riparto, lascio andare la gambe.

Ripenso a Settembre dell'anno scorso, l’inizio della preparazione, gli allenamenti, le prime difficoltà, le gambe sempre doloranti, le prime crisi. Dopo tre settimane volevo smetterla, non stavo dietro alle maledette tabelle di Pizzolato… Ma poi sono andato avanti, con le tabelle mie.

Ottobre, la maratona di Egna in Trentino, non avevo ancora superato i 30km in allenamento, ma quel giorno ne ho fatti 42 di km, com’ero debole, ma ci ero arrivato in fondo, soffrendo... 3h47', in estate ero dimagrito tantissimo, all’arrivo pesavo 69kg, uno scheletro.

Novembre, i 46km di Salso, la mia prima ultramaratona. Più di 4 ore di corsa, mai fatte prima… Ma lì ho cominciato a correre in modo diverso, con la testa, la pazienza, a sentire il mio corpo, da lì ho iniziato a correre da “Ultra”, e non ho più smesso da allora.

Dicembre, la maratona di Reggio, ho battuto tutti gli altri che di solito mi stavano davanti nelle gare “normali”… Che bella gara, 25km di corsa “zen”, senza fatica, nelle retrovie, poi via, sono andato a riprendere tutti gli altri, uno ad uno… 3h22', all’ultimo km vado a prendere anche il Baldo, mi era spiaciuto, non neanche l’avevo visto...

Gennaio, un inverno che non finiva mai, allenamenti sotto zero, anche a –10°C, la neve tutte le sere, tutti i giorni, lunghi su lunghi, poi la 48km di Bagnacavallo, dove ho conosciuto tante persone che adesso sono miei amici, da Enrico agli altri ultramaratoneti, l’ambiente delle 100km, l’ambiente giusto…

Febbraio, la maratona di Verona, quel polpaccio che dopo 2km aveva cominciato a far male, e ha fatto male per altri 40km, fino all’arrivo, ma l’avevo corsa tutta, senza mai mollare un km... 3h19’, quante madonne che avevo tirato all’arrivo, che rabbia. Ma era un segnale del corpo, non lo avevo capito.

Stavo esagerando, e pochi giorni dopo ero stato male, malato per una settimana, l’enterite maledetta, fermo, debole come uno straccio, lavoro di mesi buttato via, mi salta la 58km del Trasimeno, mi salta tutto… Svuotato, senza forze, quel giorno ai primi di marzo che ho provato a ricominciare e non avevo la forza di correre, ho persino pianto. Poi le parole di Enrico, che mi dice che è una fortuna, che è una difesa del corpo, e che in tre settimane sarei tornato rigenerato e più forte di prima… Mah

Aveva ragione. Pian piano ricomincio, fatico, dopo 15 giorni vado a Brescia, provo a fare 30km: cavolo, 2h20’, sto meglio… Mi iscrivo alla 100km di Seregno e il 21 marzo ci vado per provare a fare 50km, ma sto veramente bene, a metà gara continuo, continuo, continuo, corro fino in fondo e faccio tutti i 100km: 10h19’, incredile, una giornata indimenticabile… mai corso così bene, stavo da Dio.

Poi, il recupero, difficile, e il calo di testa. Aprile, maratona di Russi, stanco, ho ancora Seregno nelle gambe, faccio 3h35', un flop… Dopo 5 giorni torno a provare la salita della Colla, ma in discesa non ho neppure le gambe per arrivare bene a Marradi, sono stanco, ancora Seregno nelle gambe… Poi la 50km di Romagna, coi primi caldi mi sciolgo e arrivo sfinito, 4h38', un altro flop, ancora Seregno nelle gambe…

Finalmente Maggio, provo a riprendermi calando gli allenamenti, pochi e veloci, alleggerisco le gambe, l'ultima settimana quasi non corro, la lunga attesa fino al grande giorno… Lo sapevo che ci sarei arrivato in fondo. Con tutto quello che ho fatto per arrivare fino qui, oggi non mi avrebbe fermato nessuno.

Ora sono qui, nella notte di Faenza, ho fatto 99km, sono partito ieri pomeriggio da Firenze, un caldo boia, ho scavalcato l’Appennino e adesso sono qui. Respiro forte, mi calmo. Passo un incrocio, un anziano signore mi applaude, dice “Forza! 300 metri… bravissimo”. Viene da piangere, ma combatto e respiro. Vedo il centro del paese, la piazza è là dietro, coperta dalle ultime case. La piazza è là dietro. E in piazza c'è l'arrivo.

E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…

sabato 19 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo IX

93°km. Un lungo rettilineo. E' buio, ma ci sono i lampioni ai bordi delle strade, sarà l’una e mezza. Eccolo, è sul bordo sinistro, lo vedo, corricchia piano ma va avanti. Io sono sul bordo destro, 20 metri dietro di lui.


Non posso finire questi 100km maledetti con la sua faccia davanti, col suo nome davanti al mio in classifica. No. Non posso. Questa è la MIA notte.


Corro appena, lo raggiungo subito, avanzo davanti a lui di qualche metro, ma sento che non molla. Adesso dovrei riposare e fare un minuto di passo, ma no, vado avanti di corsa, lo devo staccare a tutti i costi. Niente riposo adesso. Fuori i coglioni e tenere duro. Insisto. Lo stacco, lo stacco.


Sono a Errano, finalmente, l'ultimo paese, l'ultimo prima di Faenza. Ultima sosta. Un ragazzo esce da un tenda dell’organizzazione e mi chiede se voglio un massaggio… Mi torna in mente la storia di quel tizio di Cavriago… NO, grazie! Mai fermarsi, mai.


Ecco il ristoro, due ragazze giovani e carine. Chiedo il tè, bevo. Un po’ di marmellata, ancora zuccherini. C’è anche della nutella, bah... la lascio dov’è. Arrivano due podisti con la torcia ed il sorriso, iniziano a fare i cascamorti con le due ragazze… Non mi tiro indietro, mi ci metto anch’io, scherziamo un po’, poi riparto. Altri mille corridori arriveranno qui dopo di noi, altre mille luci in di questa lunga notte.


Questa corsa è incredibile, ormai da 40 anni la gente di queste parti convive con questa notte di fine maggio in cui i podisti invadono la SS Faentina, e questa gente li ospita con luci, colori, feste e momenti bellissimi. Qui il tempo sembra essersi fermato, ma la storia continua. Torno nel buio, per l’ultima volta. Guardo dietro, il mio nemico non c'è più, un lontano ricordo sbiadito.


Ormai sono a 95km. Dov'è il cartello... Lo cerco, deve esserci ormai. Lo vedo da lontano, DEVE esserci, ecco il cartello: 95. No-van-ta-cin-que. Ne mancano solo 5... Urlo: “sono qui!!!”.


Non posso crederci, ma sono qui. Guardo il crono: 10h57’, se spingo un po’ posso farla in meno di 11 ore e mezzo, chissà… Vado avanti, adesso i km sono segnati ad uno ad uno, non più ogni 5km. Corricchio, faccio il 96°km in 6’10”, non male per essere a questo punto... Ma rallento, non voglio morire. Conto una cinquantina di respiri, poi riparto un po’ di corsa.


Supero un altro podista, lo incoraggio, mi incoraggia, siamo qui, siamo qui. 97°km. Non ci posso credere. Sono qui. Mancano 3km, è fatta. Vedo Faenza, è fatta.


Siamo in periferia, c’è una piccola zona industriale, una rotonda, non c’è luce, quello davanti a me è spaesato, chiede dove deve andare... “dritto” gli urlo, bastava cercare la segnalazione o usare un po’ la testa… Già, la testa, ma la stanchezza fa brutti scherzi. Ma io non sono stanco. Lo sorpasso.


98°km, sono a Faenza. 11h15’, mi basta fare gli ultimi 2km in meno di 15’, adesso è un gioco da ragazzi. Cammino un po’, ma è fatta, non mi prende più nessuno, nessuno. Sono qui. Sto arrivando. Adesso mi rilasso un po’...


Penso a tutto l’inverno passato ad allenarmi. Tutte le sere. Nevicava sempre, quest’inverno. Freddo boia, tante volte non c’era modo di riuscire a correre decentemente, strade scivolose, pioggia, vento, neve, ma correvo sempre. Mai saltare un allenamento, mai fermarsi. Quanto ho corso, ogni giorno. Tutte le sere arrivare a casa per mettersi le scarpe e via in strada, sempre. Sempre.


Ma ora sono qui.


E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…

giovedì 17 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo VIII


Brisighella, finalmente.

Un vialone alberato, illuminato, ci porta dentro al paese. Mi avvicino lentamente a due podisti che ho messo nel mirino da mezzo km... Due ragazze davanti ad un bar mi incitano, mi dicono “Dai che sei più fresco, li prendi”. Hanno ragione, li prenderò, molto presto... Sapere che altre persone mi vedono “fresco” è una grande spinta.

Dieci ore di corsa. Che storia...

Procedo, ecco il traguardo intermedio, km.88, passo in 10:06’20”, 231° posizione, sto ancora andando bene. Mi fermo, sto bene ma rifiato un attimo, ancora tè caldo, zuccheri, marmellata. Accidenti, c’è anche vino e mortadella, bleeaahh… devo ripartire subito, se penso al grasso della mortadella mi sale lo schifo dallo stomaco.

Faccio due piegamenti, urlo dal male ma con un po' di impegno vivo il dolore, lo faccio mio, e le gambe si piegano e si chiudono del tutto. Zen. Apro la mente. Cancello il contorno, mi concentro sul mio corpo, lo ascolto. Lo sciolgo. Via la fatica, non esistono i 90km fatti nè le 10 ore corse, esisto solo io, qui, adesso, esistono solo le mie gambe, sane, forti, sciolte, leggere: sangue che pompa, muscoli, forza, allenamento. Sto bene. Riparto. Ciò che la mente vuole, il corpo crede.

In gennaio, ad una 21km a Reggio, e mi ero trovato a parlare con un tizio di Cavriago che aveva già corso un paio di volte il Passatore: mi aveva raccontato di quando l’aveva finita, in 13h40’, ma anche di quella volta in cui la stava finendo, era al ristoro tra il 90°km ed il 95°km, e si era fermato, seduto per riposarsi qualche minuto. Non era più riuscito a ripartire né a rimettersi in piedi… Ritirato, un vero incubo.

Passiamo dentro a Brisighella, qui c’è gente. Poi ci rimettiamo su uno stradone dritto, che punterà verso Faenza senza altre varianti. Non devo fermarmi, mai. Rallentare, rifiatare, scaldare i muscoli e fare qualche piegamento ogni 5-10km, ma fermarsi mai.

Cerco il cartello del 90°, guardo il crono, dovrei trovarlo tra massimo un minuto, eccolo, è il 90°km! Novanta chilometri. Sapevo di poter arrivare fino qui. E sapevo che se arrivavo qui, arrivavo fino in fondo. Andiamo. Forza forza forza!

Attorno al 92°km c’è un ristoro sulla strada, chiedo tè caldo come sempre, me lo danno bollente, pazienza, lo allungo con acqua fresca, zuccherini, bevo, mi rilasso un attimo, sto bene. Lo stomaco è svuotato, non entra nulla, ma sto bene. Arriva un altro podista, anche lui chiede il tè, il ragazzo al ristoro deve andare dentro a prenderlo, ci metterà 10 secondi... esce trafelato, col bicchiere pieno, ma il podista, scocciato, se n’è già andato borbottando...

Il ragazzo ci rimane un po’ male, gli dico: “tranquillo, non voleva veramente il tè, altrimenti avrebbe aspettato, voleva solo un motivo per lamentarsi, ti ha chiesto l’unica cosa che non avevi sul tavolo, l’ultimo bicchiere l'avevi dato a me. Quello vive solo per lamentarsi...”

Riparto, raggiungo quello che aveva chiesto il tè e… No! Incredibile, ora lo riconosco, è un tizio che ha sempre qualcosa da dire, da lamentarsi… a Bagnacavallo ricordo che rompeva le scatole ai ragazzi dei ristori perché il percorso non era ben segnalato… un rompiscatole, appunto.

Nelle maratone di solito mi arriva davanti di pochi minuti, alla 50km di Romagna mi aveva dato più di 20’. E adesso è qui con me. Non ci posso credere.

No. Stavolta no. Stanotte NON voglio che mi arrivi davanti per nessun motivo! No, non può battermi. Non stanotte.

E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…

martedì 15 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo VII

Km.75. Buio pesto.


Procedo. Ogni tanto cammino e respiro, ma poi mi rimetto a trottare e vado avanti. Vedo le luci degli altri podisti, delle macchine, ogni tanto il Baldo tira due madonne se ci passano accanto un po’ forte. Io non parlo quasi mai, non è ancora il momento di cantar vittoria. Ogni 10 minuti mi dà da bere altra acqua, con sali. San Cassiano, finalmente. Siamo molto avanti, ormai è mezzanotte, ma siamo messi bene, presto mi cambierò, per l'ultima volta.


Ci siamo, ecco il km.80, il ristoro, gente, luci e voci. Mi fermo un minuto, forse due, mi tolgo quasi tutto, tranne le scarpe, metto pantaloncini freschi e finalmente la canotta TRC per l’arrivo, sopra alla maglietta gialla che sta tenendo molto bene, i miei due amici mi assistono. Torno in strada, faccio due piegamenti sulle gambe, sono dure ma si chiudono, tiro due saracche, mi carico un po’ e riparto. Siamo a 9 ore di corsa, è mezzanotte.

Domenica 30 maggio.

Buio. I miei amici mi dicono che adesso mi devono lasciare, andranno alla macchina, a Faenza, a caricare le bici, per loro ci vorrà un’ora, poi sistemeranno tutto e mi aspetteranno al traguardo, fino alle 3, ora in cui loro partiranno per andare… al mare. Ma io arriverò prima delle 3, voglio arrivare prima delle 3, sicuro. All’arrivo ci sarà anche il mio amico Gabriele, di Sant’Ilario, che sta arrivando da Bologna e poi mi porterà a casa.

Sono stanco, ma va bene, procedo corricchiando, se i miei amici se ne vanno e mi lasciano affrontare gli ultimi 20km da solo significa che non sono preoccupati né in dubbio, sanno che arriverò. E’ ancora molto lunga, ma sanno che arriverò. E poi rimanere un po’ da solo mi sta bene, posso concentrarmi meglio, gli ultimi km saranno esplosivi dentro, un casino a livello mentale, dovrò respirare bene, gestire l’emozione, preferisco viverli da solo.

Vado avanti, buio. Supero per la seconda volta Gianluca Di Meo, un bolognese che di solito mi strabatte, me lo ricordo alla gara da 48km sull'argine del Lamone, a Bagnacavallo, nel finale mi staccò di 15 minuti. Eravamo stati in gruppo per quasi tutta la corsa, lui accompagnava Monica Barchetti, poi quando lei andò in crisi verso il 36°km lui la mollò per tirare gli ultimi km, aveva energia dappertutto.

Anche alla 50km di Romagna mi arrivò davanti: lui 4h20', io 4h38', una batosta... Ma oggi no, questa è una corsa diversa dalle altre, questa è la MIA corsa, questa è la notte che non perdona. Lo saluto, tiene lo sguardo basso, forse non mi riconosce, è molto stanco ed in difficoltà. Vado avanti.


La luna si staglia alla mia destra, sbuca dalle collinette ormai basse, siamo quasi in pianura… Un silenzio irreale, sono completamente solo nel buio, sento solo il rumore dei miei passi leggeri, il mio respiro. Non esiste un'altra corsa come questa... Ormai sono a nove ore e mezza di corsa, procedo. Non mi supera nessuno, e ogni tanto ne supero qualcuno. Passiamo Casale, poi ecco Fognano.


Km.85. Arrivo al ristoro, urlo "sono qui!", mi guardano. Mi fermo, bevo. Sto bene sto tenendo 35-36’ per ogni 5km, cammino ogni tanto, ma continuo anche a correre, lentamente, 7’ al km è un buon ritmo giunti a questo punto. Sto sotto le 12 ore di sicuro, forse meglio.

Adesso devo arrivare a Brisighella, verso il km.90, è l’ultimo paese grosso prima del tratto finale, ci sarà anche l’ultimo traguardo intermedio e ci sarà gente. Ci saranno le luci. Ed i colori. Forza!

E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…

domenica 13 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo VI

Marradi, 65km.

Aveva un gran raffreddore, Enrico, non stava bene, ma ha voluto correrla comunque, questa corsa maledetta.


Ora lo sto passando mentre lui non ha le forze per ricominciare a correre… Inutile chiedergli cosa farà, se pensa di fermarsi o di andare avanti: lo so, che lui andrà avanti FINO IN FONDO, dovesse anche arrivare sulle ginocchia. Lui AMA quello che fa.


Mi dice che ha patito il caldo, e che il raffreddore non gli ha dato tregua. Corsa maledetta, il Passatore, non ti perdona nulla. E’ una corsa che si prende tutto: gambe, corpo e anima, e in cambio ti dà solo sofferenza. E la solidarietà di chi ti corre a fianco.


Sto per dirgli qualcosa, forse una frase di incoraggiamento, forse di compassione, ma cosa può dire l’allievo al maestro, che questi non abbia già sentito… nulla, credo. Non so stare lì con lui o andare, sto per dirgli qualcosa, ma prima che io apra bocca ecco che è lui a dirmi : “Vai Andrea, vai, la strada è tua!”. Riparto.


Buio, vado avanti, c’è qualche sali-scendi, e spesso smetto di correre per affrontare i tratti difficili di passo veloce. Il traguardo è lontano, mancano più di 30km, è buio fitto, sono stanco, le luci dei ciclisti e degli accompagnatori accompagnano la processione dei centisti.


Adesso è dura, è il momento più duro, perché faccio fatica a correre. Il Baldo se ne accorge. Lunghi cavalcavia, sono veramente stanco, le gambe però tengono, devo alternare passo e corsa e tenere duro, più avanti starò meglio. Cammino, ma non è una resa, è il nuotatore che emerge dall’acqua per respirare una boccata d’ossigeno.


Siamo a Popolano, 70°km, qui la strada per qualche km non scende più come prima, bisogna soffrire. Bisogna correre con la testa adesso, lasciare andare le gambe e isolarsi da tutto il resto. Uomini allineati nel buio, biciclette luminose, ogni tanto passa una macchina, piano, e illumina tutta la strada…


Devo usare la testa. Devo gestire il momenti della crisi. Mai mollare, mai buttarsi giù, tenere duro sempre; nel momento in cui arriva la crisi, devo farla mia, devo entrare nella sua stanza e stare lì con lei, poi lei se ne andrà, perché sono più forte di lei. Se c’è freddo, io devo essere il freddo. Se c’è caldo, io devo essere il caldo. Io posso essere tutto, niente mi può fermare. Avanti.


Mi ricordo quando venni qui per la prima volta in macchina, da solo, col mio ‘infallibile’ navigatore sbagliai strada, e invece di arrivare da Brisighella presi un’altra provinciale, da Modigliana… Le strade erano piene di neve, scivolose, venni giù da una collina, per poco non andavo a finire nel fosso. Ma non conoscevo ancora le strade, adesso non sbaglierei più…


Adesso, guardo il crono, ormai siamo a 8 ore di corsa, corro un po’, ho ancora largo margine per stare sotto i 40’ per ogni blocco di 5km, che è il limite che non devo superare. Tengo duro, non vado male, lo capisco perché NON mi supera MAI nessuno, ogni tanto qualcuno mi affianca nei tratti in cui rifiato un po’, ma mi basta ripartire per staccarlo e non rivederlo più.


Ecco S.Adriano, gente sulla strada, mi salutano. Forza, andiamo. Mi fermo e mi cambio di nuovo la maglietta bagnata, il Baldo me ne dà una asciutta delle sue, da ciclista. È gialla, ma è confortevole; non ho MAI corso con qualcosa di giallo addosso…Km.75, tre quarti di gara.


Il traguardo è ancora molto lontano, ma 8 ore fa ero a Firenze. Ora sono qui, in Romagna, nel cuore della notte.


E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…

venerdì 11 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo V

Lascio alle spalle il Passo della Colla. Riparto, adesso è discesa vera. Corro leggero, cercando di non spingere, il Baldo mi affianca, chiacchiera. Mi dice di non rispondergli, a meno che non abbia bisogno di acqua o altro. Daniele è rimasto indietro a mettere a posto la roba.


Ogni 200m sorpasso qualcuno, in discesa vado bene, ma sto leggero col passo, non voglio spaccarmi le gambe. Adesso i km scivolano via abbastanza bene, per un po’ non si farà fatica a correre. Arriva Daniele, intorno è sera, ma non è ancora buio. E' iniziata una seconda corsa, è tutto diverso adesso. Niente più caldo, adesso c'è solo la strada, ci sono solo le gambe di chi corre. Bisogna ripartire di testa, ci provo.


Sono al km.55, adesso comincia ad esserci buio. Daniele sparisce in avanti con la sua bici, col mio zainetto con la mia roba: su alla Colla mi sono messo un maglioncino che mi fa sudare troppo, devo cambiarlo, lo dico al Baldo, che parte subito a cercare Daniele… Rimango solo, ma non sono preoccupato, conosco bene la strada...


Dove sarà andato Daniele... a telefonare, come al solito. Ecco, sono a Casaglia: qui si esce un attimo dalla strada principale e si fa una salitella di 100 metri per entrare in paese. il Baldo mi raggiunge in bici proprio mentre mi metto di passo a fare la salita, ma non ha ancora trovato Daniele. Riparte...

Qui il 10 aprile mi fermai davanti a casa di un signore, insieme a Stefano Grandi e a Maurizio Pirazzini, che ci lasciò la fontana di casa sua per dissetarci… Non solo, visto che la fontana era chiusa da tempo, andò dentro a prenderci dell'acqua. Gentilezze comuni, da queste parti, dove lo sanno tutti che c’è il Passatore, fa parte della cultura di questa gente.


Sono solo, mi fermo al ristoro, bevo e mangio, ma ormai comincia a non andarmi più niente di solido, non è il massimo, ma temo che dovrò andare ad acqua, zuccherini e tè fino alla fine. Ma va bene così, mangerò poi domani… Sto benino, provo a piegare le gambe, tutto ok. Riparto.


Continuo a scendere, non corro veloce, ma il mio passo è discreto, adesso devo pensare ad arrivare a Marradi, al km.65, è lontano ma devo arrivare là senza smettere di correre. Adesso è buio, io sono vestito di nero, il Baldo non è ancora tornato… Eccolo, lo vedo, lo chiamo, lui non mi aveva visto…


Finalmente mi cambio il maglioncino che mi ero messo su alla Colla, il Baldo lo diceva che era troppo pesante: più che altro era bagnato e adesso fa freddo, voglio roba asciutta. La strada inizia a spianare, ma devo continuare a correre, con metodo e pazienza, poi a Marradi mi fermerò qualche minuto…


Sono al 60°km, finalmente, mi fermo un attimo al ristoro, bevo tè caldo e zuccheri, adesso fa freschino, ormai sono le 22. Proseguo, rivedo le strade già fatte, i ponticelli, il Lamone, ormai ci siamo, entriamo nel paesone, l’ultimo prima di lasciare la Toscana: Marradi, finalmente. Si dice che la corsa inizia qui... Balle, è un pezzo che è cominciata, è da più di 7 ore che siamo in strada.


È tardi, ma c’è parecchia gente, guardo se trovo Gian Maria, quello della partenza, non lo trovo... Prima di fare tutto il paese la strada è lunga, ma ecco il traguardo intermedio del km.65, il chip suona sul tappeto rosso, passo. Tempo: 7h18’46”, sono 254°. Lo sapevo che in questi 17km sarei andato bene, ne ho passati tanti, però la discesa ora è finita. Ma sono avanti, molto avanti coi lavori.


Mi asciugo e mi cambio un’altra maglietta, il Baldo mi assiste, mi butta la salvietta in testa. Riparto, cammino per qualche metro per rilassare la muscolatura e abbassare il battito, ma anche solo camminando veloce mi capita a volte di superare qualche altro concorrente in difficoltà. Passo di fianco alla stazione, qui si lascia il paese, lo so bene.


Proprio qui alla stazione, mi sono trovato due volte con Vedilei e gli altri ultramaratoneti per gli allenamenti collettivi sul percorso… quella volta in gennaio nevicava, ma tanto, mentre venivo giù dalla Colla vedevo tutto grigio, avevo rischiato di congelarmi il cervello. L’altra volta, in aprile, era invece una bellissima giornata, e qui alla stazione ci ero arrivato stanco, ma avevo spinto in salita e venivo da una 42km cinque giorni prima…


Adesso invece sono qui al buio, penso che è il momento di ricominciare a correre, ma prima di farlo, ecco che supero un altro podista, di passo, gli do un’occhiata, mi sembra una fisionomia nota. Anche lui mi guarda. Smarrimento. Mi fa: “Andrea!” ed io: “Enrico!”.

Non ci potevo credere. Era proprio lui, Enrico Vedilei. Di passo, in crisi nera. Solo, nel buio della notte.


E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…

mercoledì 9 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo IV

Il Passo della Colla



Sono le 18,30, fa ancora caldo, usciamo dal paese, Borgo San Lorenzo è alle spalle, torniamo sulla statale, inizia la maledetta salita di 16km che porterà su fino al Passo della Colla. Che brutto momento, sento poca forza, il sole mi ha succhiato tanta energia. Ma non sono l’unico, attorno a me vanno tutti al rallentatore, è appena iniziata la salita, l’umore delle truppe è basso, anzi sottoterra.


Vedo due ragazzoni ad un tavolino con alcune bottiglie d’acqua, mi fermo, chiedo se posso, bevo: mi dicono: “sai che su alla Colla c’è Morotti…”. Smarrimento, ci penso un po’, faccio due collegamenti, ecco ci sono: è il “patron” della G.S.Gabbi, e io ho addosso il loro vecchio body. Rispondo: “non corro più per loro, ma il body è ancora ottimo… ma se vedo Morotti c'è lo saluto!”. Riparto, poi penso che il body in realtà non vedo l’ora di cambiarlo.


Bambini che applaudono ai margini. Siamo a Panicaglia, la salita non è ancora dura, ma in tanti camminano. Rallento il passo. Ci avviciniamo allo svincolo per Ronta, dove almeno si andrà in una zona coperta, all’ombra. Sulla strada le macchine di amici, mogli, fidanzate e accompagnatori dei podisti, che aspettano il loro eroe con l’acqua per il rinfresco…


Ogni tanto mi fermo e chiedo acqua, a chiunque ne abbia, e tutti me la danno. Ecco una ragazza ad una macchina, le chiedo una bottiglietta, me la dà. La bevo… No, è frizzante! La sputo e tiro una bestemmia… La ragazza ci rimane male, uso comunque l’acqua per bagnarmi, la ringrazio…


Entriamo a Ronta, la salita inizia a farsi rognosa, ne sorpasso parecchi, prendo un po’ di fiducia, ma c’è ancora caldo, ho i vestiti inzuppati, mi tolgo il cappellino che è fradicio e mi dà fastidio. Lo butto, addio. Due ragazze salgono accoppiate, lentamente, ma corrono, io rallento un minuto di passo ma tengo lo stesso il loro passo. Uso la testa. Non devo sprecare energie. Un minuto di passo ogni tanto non è una vergogna, è ossigeno puro.


Più o meno sono le 19,30, comincio a sentire un po’ d’aria, forse non va così male. Conosco bene la strada, mi fermo alle fontane. Arriviamo al km.40, Madonna dei Tre Fiumi. Il sole viene finalmente coperto dalle montagne, respiro. Nel novembre dell’anno scorso venni qui da solo, per la prima volta a provare la salita, ricordo l’hotel, fuori in strada ci sono gli anziani proprietari a guardare i corridori, a guardare anche me.


Li saluto, ma di sicuro non si ricordano di me; la signora era un po’ sorda, in compenso quando parlava era in un toscano talmente stretto che non si capiva un tubo; per prenotare al telefono impiegai mezza giornata; il marito invece non parlava proprio; con loro, tanti bambini… brava gente.


Non fu un’esperienza facile, quella volta: ero partito a piedi da Borgo, poi mi ero fermato all’inizio dei tornanti, un paio di km dopo Ronta, ed ero tornato indietro, già stanco. La sera avevo freddo e mi faceva male dappertutto. Era stato il mio primo approccio col percorso del Passatore, traumatico. Mi promisi di tornare qui per vincerla, questa salita. Oggi è quel giorno.


Mancano 8km di salita, i più duri, e poi sarò in vetta. Sto un po’ meglio, fa fresco, si avvicina la sera. Inizio a spingere, lascio lì alcuni compagni di viaggio, salgo su bene, la salita è ripida, sistematicamente alterno tratti di passo veloce ad altri di corsa leggera, recupero. Sono le 20, ci sarà il telegiornale. Prendo fiducia, ritrovo luoghi e strade conosciute, sono al 45°km, insisto, la vetta si avvicina.


Forza, non sono venuto fin qui per fermarmi; non fa più caldo, non c’è più bisogno di bere. Ormai sono a Razzuolo, gli ultimi tornanti più duri; di fianco ad una macchina vedo Maria Luisa Costetti, la moglie di Vedilei, la saluto, mi dice che Enrico è avanti di poco; troppo gentile, ma non le credo, penso che sarà avanti di 10km ormai...


Attorno si fa sera, fresco, sto meglio, ne supero altri, se non fosse per i vestiti bagnati, che fastidio, insisto…Ultime rampe, c’è gente, 700metri alla vetta, forza forza, vado avanti, ai lati della strada c’è gente, è incredibile, mi incitano, salgo, è l’ultima curva, ecco il Passo, ci sono!


Vedo il passo, lo vedo, l’ultima curva è dietro di me, vado, spingo, tanta gente che urla, che applaude, sembra un GPM del Giro d’Italia, è bellissimo. Sono arrivato, 915m, la salita è finita, maledetta. Avevo detto ai miei amici che sarei arrivato qui dopo le 20.30, non prima… Guardo l’orologio, 5h40’ di gara, non mi ero sbagliato. Vedo Daniele, mi chiama, vedo il Baldo, sono saliti fin quassù in bici da Faenza, mi fermo da loro.


Daniele mi chiede come sto, sto bene, anzi tiro una bestemmia, vado dietro un’ambulanza e mi butto per terra, mi asciugo tutto, mi cambio tutto, ma proprio tutto: via le scarpe, le calze, mi metto il body nero da triathlon, confortevole, il Baldo passa il chip dalle scarpe vecchie a quelle nuove, mi metto una felpina asciutta, ho un po’ freddo; respiro, mi calmo. Si riparte, dopo una sosta di 6’, necessaria e vitale.


Rilevamento al 48°km: 5h41’46”, sono 338°. In salita ho recuperato 103 posizioni. Sono un toro.

E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…

lunedì 7 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo III

Finita la discesa. La strada adesso spiana, siamo al 25°km. Passiamo Polcanto, più avanti c’è Faltona, ci avviciniamo a Borgo San Lorenzo; in pianura continuo a correre senza spinta, ma procedo, ormai siamo a tre ore di gara.


Con Fausto parliamo di quel gruppetto di Seregno: c’era anche una ragazza bionda, anche lei non era male, aveva della grinta, era intenzionata a fare una bella corsa ed arrivare tra le prime: stava bene, ma dal 55°km in poi aveva iniziato a far fatica, ce lo ricordiamo tutti e due. Al 70°km correva ancora, ma aveva una faccia da funerale… Si era fermata al 75°km, prima dell’ingresso nel Parco di Monza, dove c'era l'Autodromo. Un peccato, ma lei era andata oltre, e aveva pagato.


Poi in quel gruppetto c’era un tizio col pizzetto, sui 40 anni, simpatico, che ci provava con la biondina… Si era fermato anche lui, forse all’80°km, bloccato con le gambe. Fausto si ricorda benissimo di come io feci 10 minuti di sosta, a metà gara, a Seregno, per cambiarmi e rinfrescarmi, mentre loro avevano continuato senza sostare. Dalla macchina gli avevo gridato: "tanto poi vi riprendo!"… Poi li avrei davvero ripresi tutti, anche lui, che verso il 65°km già cercava salame e mortadella ai ristori (brutto segno…), ma poi alla fine non era andato male, anzi.

Di quel gruppetto eravamo arrivati solo noi due, ed ora eravamo lì, io e lui: gli dico che oggi sarà dura farla in meno di 12 ore, mi dice che rispetto all’anno prima lui sta andando molto meglio; nel 2009 aveva finito addirittura in 15h34’, ma era andato in crisi ed era voluto arrivare. Ma quest’anno non succederà più, mi dice. Lo saluto, adesso vado, lui va pianino, e non mi sembra che sia in gran condizione. In bocca al lupo.


In questo tratto in pianura non vado male, non mi sono piantato dopo la discesa, perché sono venuto giù piano e leggero; ci sono dei dossi, tratti di 100-200metri con salitelle, vedo che tanti le camminano… In un paio rallento anch’io e vado di passo per un attimo, rifiatare non mi fa male, anzi. Ma fa caldo.


Ecco il ristoro del 30°km… ed ecco le prime scene di sbraco totale tra i concorrenti, che si rovesciano mastelle di acqua addosso. Anch’io raccolgo per strada mezze bottiglie d’acqua e borracce altrui per bagnarmi, devo tenere la temperatura del corpo sotto controllo, il caldo non mi deve succhiare le energie. Arrivo ad una fontana, vedo un tizio con la canotta della Lupatotina di Verona, fermo e attaccato al rubinetto… Ma sì, è Andrea Salà!


E' un buon ragazzo, Andrea: lo chiamo da lontano, mi saluta, quasi mi abbraccia: ci siamo conosciuti alla Maratona di Russi, l'abbiamo fatta insieme per metà, poi lui è arrivato 2 minuti prima di me; poi ci siamo visti alla 50km di Romagna, dove quasi mi prendeva, è arrivato 1 minuto dopo di me. Ma oggi gli darò almeno un’ora, in una 100km lo massacro, lui non ne ha mai corso una; mi ricordo a Russi quando mi raccontava che quest’anno ci avrebbe provato per la prima volta col Passatore, il suo sogno.


Gli dico: “ma cosa ci fai qui ? dovevi partire più piano!”. Lui si mette a ridere, mi dice: “Lo so, hai ragione, ma mi sono lasciato prendere e adesso sono un po’ stanco…”. Che matto... Lo saluto, vado, ma per lui la vedo un po’ male. Mangio un'altra banana al ristoro, poi la sputo, preferisco 2-3 confezioni di marmellata, tè.


Ancora 2km, ecco, finalmente arriviamo a Borgo San Lorenzo, 32°km; è un paesone, in paese c'è parecchia gente, passiamo in centro nel borghetto… La strada sale un attimo e molti già camminano, è il 1° traguardo intermedio, c’è il tappeto per il Chip. Passo, il cronometro dice 3h26’42”, sono 441°, uno schifo.


Caldo boia, sono stanco. Vedo alcuni che si fermano. Non ripartiranno più. Io proseguo.


E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…

sabato 5 giugno 2010

"La Notte del Passatore", Capitolo II

Fiesole


Partiti. Non c’è ressa, nessuno ha fretta. Passiamo intorno al Duomo, imbocchiamo Via dei Servi.


Ho preparato solo ed unicamente questo obiettivo. Dal 7 settembre ad oggi, in 38 settimane, ho corso per 3207km. Non ho mai mollato. E oggi non mollerò mai. Dovesse essere la mia ultima corsa, a Faenza ci arrivo e basta. Quel traguardo lo passo, a braccia alzate! Ce la posso fare in meno di 12 ore, inutile pensare di andar forte oggi, sarà già tanto sopravvivere…


Certo, a Seregno avevo finito in poco più di 10 ore, ma non c’erano salite, c’era fresco, pioggerellina, il mio tempo ideale. Oggi invece si cuoce; e adesso non ho più la stessa freschezza di due mesi fa, perché quei 100km mi sono rimasti nelle gambe, da allora non ho più ritrovato la forma che avevo. Pazienza, tornerà.


Corro con cautela, dopo neppure 4km lasciamo Firenze e si comincia a salire per Fiesole: rallento, mi bagno e bevo ancora, tengo una bottiglietta d’acqua nella sacca posteriore. Salita dura, ma salgo leggero nelle retrovie, insieme a podisti che di solito finiscono la gara in 14-15 ore, tengo un basso profilo. Corro con la testa, le gambe mi serviranno dopo. Mi superano in tanti, ma sbagliano, è presto.


Un tizio scrive un SMS mentre sale di passo, gli passa a fianco una ragazza che gli dice “io non capisco per quale motivo si debba usare il telefonino anche in questi momenti…”; il tizio, con calma, finisce il messaggio, lo invia, rimette il telefono in tasca e, dopo una ventina di secondi risponde: “per lo stesso motivo per cui certa gente non si fa i xxxxx suoi!”. La ragazza non ribatte, anzi rallenta intimidita; io lo guardo, lui mi guarda, ridiamo… Saliamo.

Esco dal gruppo e raggiungo una fontana oltre il fosso, mi bagno, inzuppo il cappellino e lo rimetto in testa. Che spettacolo la collina di Fiesole, la Piazza piena di gente… Caldo, superiamo il paese, siamo al 9°km, è finita la salita dura. Ora inizia la seconda parte della salita, meno dura ma lunga circa 9km, che porterà verso Olmo e poi Vetta le Croci, a 518mt. Non sto benissimo, sono sudato fradicio e non riesco ad ingranare un buon passo, ma adesso è importante continuare a bere.


Ecco il cartello del 10°km, finalmente. Guardo il crono, segna 1h10’, mamma mia… Ma devo correre con la testa, non con il cronometro. Mi bagno, mi fermo al ristoro e mangio qualcosa. Caldo, la salita è al sole, parlo con altri corridori. Ho il body inzuppato, apro la parte alta, corro a torso nudo. Raggiungo una coppia di ragazzi giovani, sui 20 anni, lei è di colore. Le sto dietro per un po’, ha una bottiglietta d’acqua piena a metà, la tiene in mano, la butta. Mi fermo, la raccolgo, mi bagno di nuovo.


Scambio chiacchiere con tanti sconosciuti, è tutta gente che va molto più piano di me, non capisco se oggi sono io che sto andando piano o se sono loro che stanno andando troppo forte, ma credo sia giusta la seconda ipotesi: io sono sottoritmo e loro stanno correndo in modo “normale”, ma più avanti pagheranno, perché questa NON è una corsa normale.


Chiacchiero a lungo con un toscano, che mi racconta della Pistoia-Abetone, una corsa durissima. Oggi proverà a fare la sua prima 100km, vuole chiuderla in 13-14 ore, gli dico che secondo me è un po’ in anticipo e che forse dovrebbe calare il ritmo. Lui mi dice che no, che sta correndo normale. Appunto.


La salita molla decisamente, questo è falsopiano, ma è un tratto lunghissimo esposto al sole. Ecco, ci siamo, adesso sale un po’, c’è il bivio, c’è il ristoro e c’è parecchia gente, finalmente arriviamo al km.18, la salita è finita, stringo le scarpe, mi rilasso un attimo, bevo ancora, ora si comincia a scendere.


Inizio a correre meglio, la discesa mi è amica, stacco subito quelli che erano con me, ne riprendo altri e altri ancora, in 5km di discesa raggiungo quelli che di solito finiscono la gara in 12-13 ore, ma non spingo, non voglio e non ne ho le forze, fa troppo caldo. Adesso corro normalmente, come fosse un “lungo” di allenamento, supero un tizio del Casone Noceto che non conosco, lo saluto…


Supero un podista, con la canotta della Pico Runners, ma lo riconosco, è un ragazzo modenese: si chiama Fausto Finiguerra. Mi fermo, mi saluta, ci stringiamo la mano. Che bello ritrovarlo, abbiamo corso insieme la 100km di Brianza, il 21 marzo, si ricorda benissimo, io arrivai 84° in 10h19’, lui arrivò 104° in 10h44’, ma dal 20°km al 60°km l’avevamo fatta insieme.


E’ un tipo intelligente e cordiale, iniziamo a parlare, rimango con lui anche se potrei andare giù più forte, ma rallentare un po’ adesso non mi farà male, tra qualche km mi serviranno le gambe per la pianura. Parliamo di Seregno: dal 20°km ci eravamo trovati in un gruppetto di 6, tutti allo stesso ritmo, si era creata una bella compagnia, anche perché c’erano due ragazze.


C’era un milanese un po’ anziano, che si fermò ai 50km. Poi c’era una ragazza mora carina, che subito era con lui, con Fausto, ma che attorno al 30°km era sparita nel nulla; gli chiedo che fine ha fatto, anche perchè era una bella ragazza, lui mi spiega che era… la sua fidanzata, che aveva avuto problemi di stomaco, poverina, e che si dovette ritirare, portata via dall’ambulanza.

E’ la notte del Passatore, lunga, infinita, una notte che sembra non avere limiti di spazio e di tempo…