martedì 1 gennaio 2013

2012 - GRAZIE A TUTTI

"When you want something in life, you just gotta reach out and grab it..." (Into the wild)
"SE VUOI QUALCOSA NELLA VITA, ALLUNGA LA MANO E PRENDILA..."

04 marzo: Placentia Marathon

25 marzo: Ferrara Marathon

01 aprile: Maratona del Lamone, Russi (RA)

09 aprile: “8ore” 1° Maratona del 50° AIAS, Bologna

25 aprile: 50km di Romagna, Castel Bolognese (RA)

19/20 maggio: Nove Colli Running, Cesenatico (FC)

14/15 luglio: 100km del Monte Grappa, Asolo (TV)

22 settembre: Maratona del Mugello, Borgo San Lorenzo (FI)

07 ottobre: Verona Marathon

14 ottobre: Maratona d’Italia, Carpi (MO)

27 ottobre: 12ore, Ultramaratona del Tricolore, Reggio Emilia

01 dicembre: 24ore di San Benedetto del Tronto (AP)

09 dicembre: Maratona di Reggio Emilia

16 dicembre: Pisa Marathon

31 dicembre: Maratona di San Silvestro, Calderara di Reno (BO)


venerdì 19 ottobre 2012

Sunto di un’estate, Mugello, Verona, Carpi e adesso… 12 ORE !!


di Andrea Boni Sforza

Dopo il bellissimo, indimenticabile BIS alla 100km del Monte Grappa (era il 15 luglio), è arrivata un’estate afosa ed un lungo periodo senza gare, con allenamenti brevi, mai oltre i 12km… Insomma, 45 giorni di relax.
Poi, dai primi di settembre, la lenta “ripartenza” verso le distanze più lunghe. Subito la 17,5km di Ponte Alto (MO), poi la 22km di Santa Vittoria (RE) ed il 16 un primo test “lungo” coi 27km percorsi alla “Maratona del Presidente” di Forlì, organizzata dal Club Super Marathon Italia.

Sabato 22 settembre, Maratona del Mugello
Una bellissima giornata di sport tra amici, anche se tecnicamente la mia gara è stata un’autentica débacle. Umidità pazzesca, percorso durissimo pieno di salite, cambi di ritmo e sterrato, alla fine un tempo di 4h08'26", una seconda metà portata a termine quasi di passo in oltre 2h10', forse la mia peggiore 42km in 15 anni... comunque un 158°posto su 325 arrivi al traguardo di Borgo San Lorenzo (FI), di quella che è tra le più prestigiose e la Maratona più antica d'Italia con 39 edizioni all'attivo.

Domenica 23 settembre, Maratonina di Taneto
Solo 15 ore di riposo dopo il Mugello, ed ero a correre i 21,097Km della classica “Marcialonga”.
Tempo finale 1:48’11”, di per sé niente di speciale, ma con alcuni amici si era lanciata una vera SFIDA con la “Combinata Mugello-Taneto". La somma dei tempi realizzati nelle due gare, avrebbe dichiarato il Vincitore assoluto della sfida… e la medaglia della 1° edizione è andata proprio a me, col tempo complessivo di 5h56’37”, un’inezia i 19” di vantaggio sul 2° classificato, l’ultra-trailer e triatleta Giulio Bottone (5h56’56”).

Domenica 7 Ottobre, Maratona di Verona
15 giorni dopo il Mugello, sono tornato su una 42km, prima esperienza ufficiale nel ruolo di Pace-Maker, col “palloncino” delle 4h00’. Una bella avventura, impegno e concentrazione assoluta per 240 minuti da correre tutti allo stesso ritmo, senza sbavature, un occhio al cronometro, un altro occhio, una voce ed entrambe le orecchie ai podisti in gara da assistere e supportare. Verona Marathon 2012 ha visto 1699 concorrenti all’arrivo, per me la gioia di arrivare all’Arena con l’obiettivo raggiunto, sul cronometro 3h59’41”.

Domenica 14 Ottobre, Maratona di Carpi
7 giorni dopo, altri 42km, ancora da Pace-Maker, stavolta col palloncino delle 4h30’, per conto del gruppo Running Zen di Ignazio Antonacci. Un vero “lungo lento”, una gara tecnicamente “facile” per il ritmo blando, ma anche in questo caso concentrazione ed impegno sullo sforzo altrui, oltre all’attenzione continua sul cronometro. Fare il Pace-Maker significa distogliere il corpo e la mente dalla propria gara e trasferire le proprie energie sulla gara altrui. Indescrivibile la soddisfazione di arrivare al traguardo insieme a quelli che lungo la strada diventano amici. Il popolo delle 4h30’ dà soddisfazioni senza precedenti. Tempo finale 4h29’58”, all’arrivo di Carpi 886 concorrenti.

Sabato prossimo 27 ottobre,
E' ora di smettere di giocare coi palloncini e tornare a mettersi in gioco, mettere a frutto i lunghi fatti in questo periodo e l’esperienza accumulata in questo tipo di gare. Si tratta della 12ore in programma per la UltraMaratona del Tricolore organizzata da Antonio Tallarita, mitico ed inarrivabile ultrarunner reggiano (di adozione). Si correrà all’infinito nel circuito di 1022mt del Campo Volo di Reggio Emilia. L'obiettivo è quello di percorrere almeno 100km. Non sarà facile.

domenica 12 agosto 2012

La corsa di endurance ed i farmaci antinfiammatori

di Andrea “Darta” Zambon
Questo articolo nasce per caso. Seduto con lo sguardo assente, la testa a Cesenatico per la Nove Colli Running, il corpo ferito, immobile su una sedia con un’armatura che mi tiene immobile mezzo busto. Così alle 23 di venerdì sera ho avuto la brillante idea di accendere il PC e di mettermi a cercare, come spesso mi capita informazioni su corse, personaggi, materiali. Dopo una veloce ricerca mi imbatto sul giovanissimo ultrarunner Kyle Skaggs detentore del record della Hardrock 100 Endurance Run vinta nel 2008 in 23:23:30 abbassando di circa tre ore il record della corsa stabilito da Scott Jurek nel 2007 e rifilando al secondo oltre 6 ore.
La ricerca poi ha preso un’altra strada e il fenomeno Skaggs è stato solo marginalmente coinvolto ma si è rivelato pedina fondamentale per raccogliere molte informazioni.
Di Skaggs ce ne sono due e la mia attenzione ricade sul fratello Erik iniziando così una nuova ricerca.
Ho tradotto articoli vari e leggendo ricerche condotte da specialisti del settore, integrando con nozioni personali sono giunto a fare un sunto di tutto che riporto di seguito su una questione a mio avviso importante visto il continuo incremento di gare di endurance.
Sono le 5:40 del mattino e spero che questo lavoro possa servire a far cambiare idea anche a uno solo di voi.



Perché l'ibuprofene e la corsa di resistenza sono una combinazione pericolosa?

Studi sugli ultrarunners hanno dimostrato che i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) aumentano il rischio di insufficienza renale. Nei giorni seguenti la sua vittoria al USATF 2009 100K Campionato Nazionale Trail al Where's Waldo 100K vicino a Eugene, Oregon, Erik Skaggs, 27 anni, avrebbe dovuto essere celebrato e festeggiato per il suo risultato. Invece, si trovava rintanato in casa con sensazioni di nausea, debolezza, spossatezza e vomito. "Sentivo che qualcosa non andava già appena tagliato il traguardo” ha detto Skaggs all’Oregon Mail Tribune " poco dopo la gara."Mi sono sentito debole e strano tre volte, ma ho pensato che fosse un problema di elettroliti. Non avevo mai vomitato prima durante una corsa, proprio mai." Giorni dopo, in un ospedale di Ashland, a Skaggs è stata diagnosticata un'insufficienza renale acuta. I liquidi in eccesso, gli elettroliti e i materiali di scarto si accumulavano nel suo sangue. Dopo sei giorni di trattamento, Skaggs potè recarsi a casa per iniziare una lunga e lenta ripresa. Skaggs è un esperto ultrarunner con una conoscenza approfondita del proprio corpo, segue una corretta alimentazione, è capace di affrontare lo stress e, come in questa competizione, di correre per oltre 62 miglia. Skaggs aveva spinto il suo corpo agli estremi per il ottenere record nazionale di trail in 9 ore e 11 minuti ma comunque avrebbe potuto fare di piu’ non avendo sfruttato completamente le proprie capacità.

Ma allora che cosa è andato storto?

I medici attribuiscono che la crisi di Skaggs sia dovuta all’uso di ibuprofene, di farmaci over-the-counter (OTC) non steroidei, farmaci anti-infiammatori (FANS) durante la gara. "Ho avuto una lieve sofferenza al bicipite femorale che è peggiorata durante la gara", dice Skaggs. "Così ho preso circa 1000 mg di ibuprofene in nove ore, che in realtà non è molto, ma combinato con la disidratazione e la corsa dura ha prodotto alcuni effetti collaterali spiacevoli".Per ottenere un vantaggio nella competizione, oppure per rendere l'esperienza più confortevole e meno traumatica, è ormai prassi comune tra gli ultrarunners ricorrere all’IBUPROFENE (venduto come Brufen, Nurofen, Advil, Motrin e altre marche) per prevenire o alleviare il dolore e l'infiammazione. Tuttavia, alcuni esperti mettono fortemente in guardia gli atleti da questa pratica, classificandola come un "uso improprio" del farmaco. "Non vi è alcuna prova che i FANS riducano il danno muscolare e il dolore, ma gli atleti insistono sul loro utilizzo per tale motivo," dice il Dott. Marty Hoffman, direttore di ricerca per la Western States 100-Mile Endurance Run.

In effetti, i ricercatori che assistono i corridori presso i ristori e le postazioni mediche alla Western States 100-Mile Endurance Run non hanno rilevato differenze significative nella percezione del dolore tra i corridori che avevano assunto l'ibuprofene e quelli che non l’avevano preso.Tuttavia, i corridori non lo ascoltano e anzi molti credono fermamente che l’uso dei FANS sia parte integrante del loro successo. "Ho un flusso costante di ibuprofene nelle mie vene in ogni momento. Se io non l'avessi preso durante le gare, penso che avrei potuto ritirarmi", scherza Sarah Jurgaitis di Marengo, Illinois, che ha preso 4000 mg quest'anno durante il Vermont 100 (la dose massima giornaliera raccomandata è di 1200 mg). Ma gli effetti collaterali non vanno sottovalutati.


Perché è pericoloso l'ibuprofene?

L’ibuprofene e gli altri FANS sono generalmente sicuri quando si prendono per alleviare il dolore e lesioni correlate e l'infiammazione nel breve termine. Tuttavia, l'uso quotidiano è considerato dannoso e non sicuro, il farmaco infatti aumenta il rischio di sanguinamento gastrointestinale e interferisce con la produzione di collagene, che rende difficile per i muscoli, i tessuti e le ossa di guarire correttamente dopo lesioni o recuperare dopo un duro allenamento. Durante un evento faticoso come un’ultramaratona, i FANS mettono ulteriore stress sui sistemi del corpo che sono già compromessi a causa di disidratazione, affaticamento e stress ambientali come il caldo. Per mantenere un sano equilibrio dei fluidi, l'organismo perde il 2-3 per cento del proprio peso in acqua. Tuttavia, il bere troppa acqua, specialmente se combinata con ibuprofene, può portare ad iponatremia (gli elettroliti sono troppo diluiti). "I FANS potenziano l'azione dell’ormone vasopressina arginina e inducono i reni a trattenere l'acqua e spingere fuori il sodio, che può essere quello che necessiti e vuoi se sei disidratato", dice Hoffman."Ma se non sei disidratato, hai molte piu’ probabilità di causare l’iponatremia."
Idratarsi è importante, ma esagerare con i liquidi può sortire l’effetto opposto e arrecare danni più che vantaggi. Succede se si stimola eccessivamente la diuresi, impoverendo l’organismo di elementi essenziali per il suo buon funzionamento, ma si può arrivare anche a casi più estremi, in cui l’ingestione eccesiva di liquidi può causare l’iponatremia, un’intossicazione da acqua. Si verifica quando l’assunzione di liquidi è eccessiva e continuata e i reni non riescono a sopportarne il carico filtrando tutta l’acqua. In questo modo l’eccesso di liquidi passa al sangue e ai tessuti con effetti pericolosi: perdiamo sodio ed elettroliti e nei casi più estremi i tessuti arrivano a gonfiarsi e si producono anche danni alla respirazione.

Ma cos’è l’iponatremia?

L'iponatremia è la causa più grave di collasso come conseguenza dell'attività sportiva. In linea di massima sopraggiunge a seguito dell'assunzione di liquidi ipotonici, che non contengono sodio o in minima parte, per far fronte alla perdita di sudore generalmente ipertonico. I casi più comuni si verificano nelle gare di resistenza particolarmente lunghe e sono più frequenti fra le donne, i corridori più lenti e tutti coloro che assumono acqua invece di sports drink addizionati con sodio. I sintomi di iponatremia dipendono dalla gravità della mancanza di sodio. Una concentrazione normale di sodio nel sangue va da 135 a 145 mEq/L, e il grado di iponatremia può essere da leggero a grave:
1. Leggero (sodio = 131-134 mEq/L), di solito non ha sintomi;
2. Moderato (sodio = 126-130 mEq/L), possono comparire fastidi, nausea, stanchezza, confusione mentale e la cosiddetta "andatura a fantasma" ovvero movimenti involontari e ripetuti delle gambe in fase di riposo);
3. Grave (sodio <126 anche="anche" apoplettico="apoplettico" colpo="colpo" coma="coma" e="e" la="la" meq="meq" morte.="morte." provocare="provocare" pu="pu">


Gli esami del sangue effettuati su un atleta iponatremico rivelano, solitamente, una temperatura rettale inferiore ai 39°C e pressione sanguigna e frequenza cardiaca nei valori normali. Il livello di coscienza va sempre a diminuire allorquando si passa da una fase moderata ad una più grave. L'iponatremia causata da un eccesso di liquidi provoca nell'atleta gonfiori e la sensazione che gli anelli, l'orologio e le scarpe siano più stretti che in precedenza: in questo caso si è verificato un deciso aumento di peso nel corso della competizione. Tuttavia, gli atleti iponatremici possono anche essere disidratati o avere un minor volume sanguigno e ciò si spiega con il fatto che hanno recuperato solo in parte le perdite di sudore con i liquidi ipotonici che hanno assunto. Questo tipo ipotonico di iponatremia è piuttosto comune tra i corridori più veloci. L'esperienza ci insegna che si può parlare di iponatremia se la temperatura rettale, la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca sono su valori normali per l'atleta che ha subito un collasso e presenta un abbassamento del livello cosciente. Quando l'atleta dà segni di iperidratazione, bisogna assolutamente evitare la somministrazione di liquidi per via endovenosa in quanto si rischia di danneggiare il cuore o addirittura arrivare alla morte. Quando l'atleta sembra disidratato e si presume abbia un volume sanguigno basso, una somministrazione endovenosa di soluzione salina serve a ripristinare acqua e sali. Nei casi più gravi, si può optare per soluzioni saline altamente ipertoniche (3-5%) da iniettare molto lentamente (meno di 50 ml/h) tenendo sotto continuo controllo le condizioni generali dell'atleta. La maggioranza degli atleti che presentano forme anche piuttosto gravi di iponatremia recuperano da soli nel giro di 1-3 ore di riposo e cure di sostegno. Quando l'urina diventa abbondante e chiara, l'atleta è in fase di recupero. Ritornando al nostro articolo Hoffman sostiene che nei casi più gravi questa condizione provoca l'accumulo di acqua nei polmoni e nel cervello e può condurre a convulsioni, coma e morte.Un corridore che sta passando solo piccole quantità di urina scura e ha le gambe gonfie, le caviglie e i piedi sta mostrando segnali di pericolo di un'altra condizione dannosa. "L'evidenza suggerisce che l'iponatremia aumenta il rischio di rabdomiolisi ovvero la disgregazione muscolare che produce prodotti di scarto che intasa i reni e che può portare ad insufficienza renale acuta", dice Hoffman.Tra il 2002 e il 2006, il dottor DC Nieman, direttore del laboratorio di performance alla Appalachian State University, ha condotto uno studio che confronta i tempi dei finisher, il tasso di sforzo percepito e gli stati fisici (con campioni di sangue pre e post-gara) tra due gruppi di concorrenti alla Western States 100-Mile Endurance Run. I membri di un gruppo hanno preso tra i 600 e i 1200 mg di ibuprofene prima e durante la gara, e i membri dell'altro gruppo non hanno preso alcun antidolorifico.Lo studio del Dr. Nieman ha trovato poco variazione tra i due gruppi quando si trattava di dolore muscolare o di prestazioni, ma ha trovato più casi di infiammazione e endotossiemia (quando si ha perdita di tossine nel flusso sanguigno attraverso il colon) tra gli uitilizzatori di ibuprofene.
"L’ibuprofene non ha avuto effetti benefici sul dolore muscolare", dice Nieman. "Quando ho presentato questi risultati a un seminario per i corridori della Western States 100-Mile Endurance Run, praticamente tutti hanno detto che avrebbero continuato ad usare l'ibuprofene."Altri hanno chiesto a Nieman dei sostituti dell’ibuprofene e la sua ricerca ha dimostrato che una combinazione di quercetina, estratto di tè verde e olio di pesce puo’ essere molto efficace.


Potrebbe accadere a me?

Purtroppo, questi casi pericolosi non sono così infrequenti. L’anno scorso alla Western States 100-Mile Endurance Run su 399 partecipanti, cinque sono stati ricoverati in ospedale con iponatremia e rabdomiolisi. L'uso frequente di farmaci può essere problematico, infatti recenti ricerche hanno dimostrato che l'uso di ibuprofene a lungo termine incrementa il rischio di malattie cardiache. Hoffman, quattro volte finisher alla Western States 100-Mile Endurance Run, è in missione per salvare vite umane attraverso l'educazione nella comunità dei trail runners circa i pericoli connessi all'uso di FANS durante le gare. "Abbiamo esaminato i finisher del 2009, alla Western States 100-Mile Endurance Run e al Vermont 100-miglia, e di 701 intervistati, il 56,3% ha dichiarato di utilizzare i FANS durante la corsa,". Hoffman dice: "Credo che il numero dovrebbe essere pari a zero."

giovedì 2 agosto 2012

Ancora 6 ORE, stavolta SOTTO LE STELLE !

Sabato prossimo 4 agosto, con partenza alle ore 24.00 e conclusione alle 6 del mattino di domenica, a San Benedetto del Tronto (AP) si terrà la 2° edizione della la “6 Ore sotto le stelle”, organizzata da Francesco Capecci, il "factotum" della Maratona sulla Sabbia e della 24ore Telethon di Dicembre.
L’anno scorso, 81 ultramaratoneti parteciparono alla gara, vinta da Luca Passamonti (70,2km percorsi) e da Angela La Torre (59,4km) tra le donne. Si tratta di un vero e proprio ritrovo “estivo” per gli appassionati delle “ultra” in circuito.
Il nostro “specialista” Andrea Boni Sforza sarà alla partenza, una buona occasione per “spezzare” il caldo opprimente di questo periodo, e tornare a macinare Km “notturni” a 20gg di distanza dalla 100km di Asolo. 
In bocca al lupo a tutti gli amici!

sabato 21 luglio 2012

100 KM DI ASOLO, il racconto

INTRODUZIONE
di Andrea Boni Sforza

La 100km del Monte Grappa, come amo chiamare questa fantastica gara, quest'anno mi ha regalato emozioni indimenticabili, e nuovi bellissimi amici di corsa.
Il grande Emil Zátopek diceva che "La vittoria è grande, ma ancora di più lo è l'amicizia."
Io dico che le Ultramaratone, le gare di resistenza da 100km ed oltre, vanno interpretate. 
A volte si corrono per se stessi.
A volte si corrono con qualcun altro.
A volte si corrono per qualcun altro. 
Nel terzo caso, per me non è una missione, è una vera gioia. E la vittoria, è infinitamente più grande.
Simone Leo, un nuovo amico di corsa, ha descritto nelle righe a seguire la SUA "100km di Asolo"
Mi sento di poter dire che la sua, è diventata la MIA 100km di Asolo.
Il suo racconto è il mio racconto, quest'anno non c'è bisogno che io ne scriva uno anch'io.
Grazie.




100 KM DI ASOLO
di Simone Leo

da http://spostandoillimite.weebly.com/i-miei-articoli.html


 
Prima di cominciare il racconto della 100 km di Asolo è per me d'obbligo fare alcune premesse.

Innanzitutto ho deciso di partecipare a questa gara solamente pochi giorni prima del via e questo ha comportato un avvicinamento alla stessa molto diverso dal solito. Nessuna informazione,nessuna ricerca sul percorso. Solo alcune visite al sito che comunque riportava pochi dati.

Il 4 luglio,a due giorni dalla chiusura delle iscrizioni,ho fatto il bonifico ed il mio nome è comparso nella starting list. Subito dopo ho scoperto che questa 100 km aveva la nomea di “più dura d'Italia se non d'Europa”.

Un'altra premessa che mi sento di fare è che il mio secondo Passatore corso a fine maggio,seppur sempre duro e molto affascinante,non mi aveva impegnato più di tanto e questo aveva acceso in me la ricerca di qualcosa di più difficile. Così la mia attenzione è caduta su questa gara.

L'unica cosa certa e sicura che volevo era un accompagnatore che mi seguisse lungo tutto il percorso,non sono in grado di correre una 100 km senza assistenza. Dopo varie ricerche,avevo trovato nel mio amico Heros la persona giusta al posto giusto.

Presa la decisione di correre questa gara spostando nuovamente il mio limite e sistemata la squadra,mi sono occupato delle logistiche più dirette soltanto pochi giorni prima del via: auto al seguito,prova dei nuovi integratori,accessori,cambi,magliette e bandiera della Via della Felicità e quant'altro potesse servire per gestire al meglio la 100 km.

Così è nata la mia “100 km di Asolo”.

Nei giorni precedenti la gara avevo “conosciuto”,tramite i social network,quelli che sarebbero diventati i miei compagni di questa avventura: Alina e Andrea.

Di Alina avevo sentito dire che era una tosta, l'avevo incrociata a qualche maratona dove faceva la pace. Mentre Andrea aveva nel suo curriculum sportivo,oltre alla prima edizione di Asolo della quale ci ha fornito parecchi aneddoti,anche la mitica Nove Colli corsa solo un paio di mesi prima.

Il 14 luglio mattina,puntuale come solo lui sa fare,alle 8 precise Heros è sotto casa mia a Milano. Scendo le scale dopo aver salutato Rada con una borsa per i cambi,una per accessori e cibo,un portascarpe e uno scatolone con i libretti della Via della Felicità da distribuire.

Partiamo alla volta di Asolo ed il viaggio passa velocemente tra musica,chiacchiere e una pausa caffè a Verona. La curiosità di Heros su queste gare estreme mi stimola a raccontargli molti aneddoti sulle mie gare. Questa è la terza 100 km che corro,quarta se contiamo il Sahara a tappe. Credo di aver capito come si affronta uno sforzo del genere:si parte pianissimo e non si guarda mai l'orologio. Solo così io riesco ad arrivare in fondo.

Arriviamo al campo da rugby di Asolo dove c'è il ritiro pettorali e dove troveremo docce,pasta party e brandine per riposare all'arrivo.

Ritiro il mio numero 65 e vengo omaggiato di un bel pacco gara,anche se non contenente ciò che era scritto sul sito. Nicola,l'organizzatore,mi dirà in seguito che lo sponsor principale non ha mantenuto fede agli accordi presi con lui e che quindi alcuni gadget sono saltati. Mi tengo lo zaino e la maglietta di cotone della gara,regalo ad Heros un paio di occhiali da sole di un altro degli sponsor della manifestazione. Se lo merita.


Alle 12 in punto,a due ore dall'inizio della gara,Nicola tiene un briefing su quello che sarà il percorso. Avrei preferito non ascoltarlo! Salita,salita e poi ancora salita...si arriva fino ai 1700 e rotti metri della cima del Monte Grappa. Poi una discesa spacca gambe di 25 km ed infine,tra l'80° ed il 90° km un'altra bella salita al 15% novità assoluta di quest'anno. Che fortunato che sono.

Alle 13,finalmente arrivano Andrea e Alina e da quel momento diventeremo una squadra. La corsa,specie quella di endurance,regala anche questo:dei perfetti sconosciuti fino ad un attimo prima che diventano un team affiatato come pochi. La sofferenza,la strada,la gloria finale uniscono più di mille bandiere.

Alle 13.30 salgo sulla navetta che ci porterà alla partenza,scortato dal fedele Heros che da quel momento sarà la mia ombra ed il mio angelo custode. Mi preparo ad affrontare questi terribili 100 km e tutto sommato sono tranquillo. Ricevo un messaggio di Rada che,da Milano,mi trasmette una assoluta serenità. E' quello che ci vuole.

Ore 13.58:con due minuti d'anticipo inizia la sfida. Parto pianissimo,Heros corre con me i primi 500 metri fino alla macchina che era parcheggiata poco più avanti. Da quel momento affianco Alina e,come dirà lei,sarò una presenza costante ma discreta. Andrea per i primi km non lo vediamo e sarà così per tutta la prima parte di gara.

Si comincia a salire quasi subito e le pendenze non saranno delle più corribili. Seguo Alina che imposta una serie di andature al passo ogni tot minuti di corsetta leggera. Così facendo scolliniamo la prima salita,quella che porta a Monfumo. Sto bene,molto bene. I ristori sono regolari e ricchi di bevande e frutta. Heros,come per magia,appare puntuale ad ogni nostro pit-stop ed ogni volta ci regala battute e buonumore...in gare come Asolo,questo può fare la differenza.

La strada continua,ci stiamo avvicinando alla terribile salita chiamata “Salto della Capra”,capirò più tardi come mai viene chiamata così. In lontananza si sentono i tuoni del temporale che sta arrivando e che ha accompagnato tutte le mie gare del 2012.

I km passano uno dopo l'altro,si chiacchiera con Alina di gare fatte e di esperienze vissute attraverso la corsa. Lei mi racconta dei suoi triathlon e delle gare ciclistiche,io le parlo del team di campioni che ho messo insieme e che correranno per La Via della Felicità a New York.

Nel frattempo ci raggiunge anche Andrea,Heros è una presenza costante ai ristori.

Al 24° km o giù di lì inizia la salita.

Non ho mai visto nulla di simile.

Nei primi km si riuscirebbe anche ad alternare la corsa al passo ma,man mano che si sale,diventa difficoltoso anche solo camminare. Come se non bastasse inizia a piovere forte ed in breve tempo siamo fradici. Viste le precedenti esperienze alle 100 km,mi ero preparato “facendo il bagno” nella vaselina per evitare le vesciche e avevo pensato ad un piccolo cambio in cima alla salita. Naturalmente il nubifragio che ci ha colpito a metà dell'ascesa ha scombussolato tutti i miei piani. Nella sfiga l'unica nota positiva è Heros che,lasciata la macchina in cima al Salto della Capra,ci è corso incontro in discesa per portarci i k-way. Ha scelto il tratto di gara più duro e,appena partito,si è pure beccato una lavata memorabile. Un mito.

Comincio a chiedermi,come sempre,chi me l'ha fatto fare. E,come sempre,non riesco a dare una risposta a questa domanda. Penso che sia un modo originale di passare una notte di mezza estate. Penso.

Coperti grazie all'aiuto provvidenziale del nostro angelo custode,riprendiamo la faticosa salita e dopo poco intravediamo un ristoro nel quale,per la prima volta,trovo pane e salame. Una manna dal cielo,avevo una fame che non ne potevo più.


Dopo non so più quante ore e con un ultimo tratto con pendenze anche superiori al 20%,finalmente arriviamo al culmine del Salto della Capra. Siamo avvolti dalle nuvole e probabilmente c'è anche un filo di nebbia. E' tutto così surreale...e siamo solo al 38° km.

Arriviamo al ristoro dove c'è un capannone che fa da riparo per chi si vuole cambiare. Per la prima volta nella mia vita podistica devo cambiare pressoché tutto:cappellino,maglia e persino i pantaloncini. Decido di non cambiare calze e scarpe nonostante siano zuppe d'acqua. Purtroppo comincio a sentire il dolore tipico di chi corre molte ore:vesciche. Avevo fatto di tutto per evitarle,al mio secondo Passatore ci ero riuscito. Avevo letteralmente immerso i piedi nella vaselina. Ma la pioggia torrenziale ha rovinato tutto.

Vado avanti così perché ci aspettano alcuni km in piano e poi di nuovo salita per altri 7-8 km fino alla cima del Monte Grappa ,al 50° km. Metà gara.

Questo per me fisicamente è forse il momento peggiore. Mi sento stanco,non ne posso più di salire e comincia pure a fare freddo. Io odio il freddo quando corro. Ricordo ancora il freddo intenso al mio primo Passatore. Mi è rimasto dentro.

Andrea corre come se stesse facendo una passeggiata e anche Alina sta benone,in alcuni momenti li perdo di vista e con fatica li riprendo poco dopo. Per fortuna,dopo una serie infinita di ripidi tornanti,iniziamo a vedere dei runners con le luci frontali già posizionate in testa che stanno scendendo in direzione opposta alla nostra:siamo vicini alla vetta,loro stanno già tornando.

Dopo pochi minuti,finalmente siamo in cima al Monte Grappa.

Non si vede nulla,tutto ovattato.

C'è un rifugio all'interno del quale si trova un ristoro al caldo. C'è di tutto:pasta al ragù,pasta in bianco,minestrone,pane,formaggio,salame,prosciutto e tante altre stupende vettovaglie. Mi siedo e mangio due piatti di pasta.

Heros,eroico,mi porta la borsa e comincio a cambiarmi. Stavolta,per prima cosa,cambio calze e scarpe. Controllo:due vesciche,una abbastanza grossa. Pensavo peggio. Cambio di nuovo la maglia,ne metto una a maniche lunghe e metto uno smanicato. Fa freddo,ma non freddissimo. Poi,scendendo,sicuramente la temperatura si alzerà. Speriamo.

Saluto Heros che risale in macchina e ci aspetterà al prossimo ristoro. Riparto con Alina e Andrea. Ora ci aspettano 25 km di discesa, che in alcuni casi è peggio della salita.

Purtroppo veniamo continuamente superati da un tizio che nella salita e anche dopo,in discesa,continua a farsi dare un passaggio in macchina dalla moglie. Prima del Grappa ci aveva detto che si sarebbe ritirato ma è ancora lì,incurante degli insulti che gli lanciamo contro. Tiene nascosto bene il pettorale,per non farcelo vedere così non riusciamo a farlo squalificare. Poveretto. Dovrebbe cambiare sport,l'ultramaratona è per uomini veri. Lui,chiunque sia,di certo non lo è.

Scendendo mi sento bene e con Alina ci mettiamo anche a cantare. E' un bel momento. Ogni 6-7 km c'è un ristoro e ad ogni ristoro c'è Heros. Chiede sempre come va,sta facendo egregiamente il suo lavoro,per fortuna c'è lui.

Al ristoro del 65° km riesco persino a prendere la linea e chiamo Rada che è già rientrata a casa a Milano. Il fatto di saperla a casa,tranquilla mi fa stare bene. Lei,che ormai sa interpretare i miei momenti durante la corsa,mi dice che ho una bella voce,che mi sente bene. In effetti è cosi,sto bene. Mancano 35 km al traguardo,sembrano pochi. Bevo anche un caffè.

Alina ha una piccola crisi,l'aspetto. Siamo d'accordo così. Stiamo fermi al ristoro per 20 minuti,ne approfitto per sedermi un po'. Nel frattempo arriva Andrea che pensavamo fosse davanti,invece ha sbagliato strada e ha allungato di 3 km la sua gara.

Ben ristorati ripartiamo,sarà solo discesa per almeno altri 10 km. Alina conta i tornanti e i km,io non ci riesco. Però scendiamo,scendiamo sempre. Ogni tanto andiamo al passo per sciogliere un po' le gambe.


Al 75° km la discesa finisce,qui la gara cambia. Lo scorso anno,mi è stato detto,da qui si prendeva la statale e la strada era in piano fino alla fine. Però era molto pericolosa per le macchine che sfrecciavano a pochi metri dai podisti.

L'organizzazione ha preferito aggiungere un tratto durissimo,togliendo quello pericoloso. Io non avevo studiato il tracciato e non sapevo cosa mi stesse aspettando. Al ristoro ci danno una cartina con gli ultimi 25 km. Heros ha sonno,gli dico di riposarsi un po'. Ci raggiungerà appena si sarà ripreso.

Riparto fiducioso ma poco dopo vedo che la strada sale ancora con pendenze impossibili. Va bene che stiamo correndo la 100 km più dura d'Europa ma ora mi sembra che si stia esagerando. Mi arrabbio,me la prendo ingiustamente con l'organizzatore e lo maledico. In realtà l'errore è mio che non ho dato un'occhiata,se non di sfuggita,all'altimetria. Inoltre Alina,che nel frattempo si è ripresa alla grande,incontra una sua amica che correrà con lei fino al traguardo. Sta benissimo e ha forze da vendere. Io fisicamente sto bene ma ho perso energie per l'arrabbiatura che,con la stanchezza,non mi passa. Con il senno di poi,mi rendo conto che la spossatezza non mi ha fatto rimanere lucido facendomi perdere forze preziose per niente. E poi si sa,nell'endurance,la testa conta tutto. Molto più delle gambe.

Alina per un po' mi aspetta,poi al ristoro dell'85° km viene da me,mi abbraccia e se ne va. All'inizio ci rimango un po' male ma mi passa subito. Lei ci tiene tantissimo a questa gara e se non tiene il suo passo rischia di saltare per aspettarmi. Non glielo avrei mai permesso.

Per una Alina che “perdo”,trovo un grandissimo Andrea. Lui,finisher della Nove Colli,mi aspetta e mi sopporta. Mi dice che,giustamente,il tracciato era quello. Che dovevo sapere che era dura. Ma lo dice con gentilezza,con la calma dei forti.

Corriamo a buon ritmo e,appena la strada sale,camminiamo. Le gambe stanno tutto sommato bene,non so quanti km mancano alla fine. Di certo non sono molti,ormai.

Gli ultimi 15 km corsi con Andrea sono una delle pagine più belle della mia storia con la corsa,magari questa gara non la correrò più ma di sicuro mi rimarrà dentro a lungo.

Heros,commovente,si ferma con la macchina ogni 2-3 km e ad ogni bivio (che è comunque ben segnato). Ha paura che dopo 13 ore di corsa,la stanchezza possa tirarci qualche brutto scherzo. Non finirò mai di ringraziare questo nuovo amico appassionato come me che mi ha accompagnato in questa avventura.

Quando davanti a noi vediamo il cartello di ingresso di Asolo non credo ai miei occhi,ce la sto facendo ancora una volta. Ci attende una salitona di 2 km ma ormai non ci ferma più nessuno. Peccato solo che ad un certo punto mi volto e vedo un'auto ferma. Poco dopo,da dietro l'angolo,spunta una ragazza che corre al triplo della nostra velocità e ci supera in scioltezza. Sono sicuro,anzi super sicuro che dietro di noi non ci fosse nessuno fino a poco prima. La solita furbetta. Fanculo a lei e a quelli come lei,io all'arco dell'arrivo ci vado con le mie gambe. Fanculo.

Finita la salita ci fermiamo al volo all'ultimo ristoro,poi ci buttiamo in discesa al buio. Bellissimo quest'ultimo pezzo nel bosco. Quando ritorniamo alle luci della città manca meno di un km alla fine. Ci supera il campione Antonio Mazzeo,chapeau. E' un onore essere superati da lui.

C'è l'ultimo rettilineo,ci siamo.

A 400 metri dall'arrivo Heros mi passa dall'auto la bandiera della Via della Felicità che quest'anno ha sventolato dappertutto,in tutte le mie gare. Abbraccio Heros e riparto per l'ultimo tratto,quello della gloria.

Batto un cinque al grande Andrea e sono onorato quando prende la bandiera per un lembo e passiamo così insieme il durissimo traguardo. Anche questa è fatta.

100 km di Asolo,la più dura d'Europa. Finita. 14 ore e 18 minuti di corsa da pazzi.

Bacio per terra,abbraccio Andrea e Alina che ci ha aspettato all'arrivo per quasi mezzora!


Abbraccio Heros e lo ringrazio per il prezioso ed insostituibile lavoro,un pezzo di gloria è anche per lui. Mi danno la medaglia,il vino(che non bevo) e il diploma di finisher.

La ragazza dell'arrivo mi dice:”bravo!”. Si,ha ragione. Siamo stati bravi davvero. Gara tostissima,aveva ragione Andrea. Il Passatore a confronto è una passeggiata.

Finalmente posso svestirmi,faccio una doccia caldissima che forse è la più bella di sempre.

Mi vesto e indosso una maglia fatta stampare per l'occasione con scritto “Only the brave”,soltanto i coraggiosi. Soltanto i coraggiosi possono fare questo,forse siamo pazzi per qualcuno. Ma mi piace sempre ricordare che “i pazzi osano dove gli angeli temono di andare”.

Mangio un piatto di pasta al ragù incredibilmente buono,saluto Andrea(e gli regalo una copia del mio libro) e Alina (che già ce l'ha) che tornano subito a casa. Io invece vado a dormire sulle brandine messe a disposizione dall'oratorio vicino all'arrivo. Butto il mio corpo stanco sopra uno di quei lettini che,ora,sembrano comodissimi. Heros si piazza di fianco a me,esattamente come ha fatto per 14 ore là fuori.

Mi addormento subito,stavolta sono molto stanco. Dopo tre ore circa ci svegliamo e torniamo a casa. Nel viaggio di ritorno si parla dell'impresa e nasce in Heros la voglia di correre una maratona o due in primavera per poi tentare l'assalto al Passatore a fine maggio. Mi ricorda me stesso di un paio di anni fa.

Arrivo a Milano a mezzogiorno e venti,sono contento. Ho concluso una gara molto difficile,ho spostato il limite un po' più in là. Il diploma,che metto in bella mostra a casa, è lì a dimostrarlo.

Là,sulle montagne venete,ho trovato tre nuovi amici con i quali ho condiviso un'esperienza unica,stupenda ed irripetibile che ci rimarrà sempre nel cuore.

Grazie Asolo,con le tue salite impensabili e le tue discese spacca gambe.

Grazie Alina,piccola grande donna. Tosta da far paura,concentratissima nel centrare l'obiettivo. Ho imparato molto da te.

Grazie Andrea,uomo della Nove Colli. Prezioso compagno di corsa e di un pezzo importante di strada. Che mi hai aspettato e hai passeggiato per 100 km.

Grazie Heros,semplicemente il migliore che potessi trovare. Presenza importantissima nella riuscita di questa nuova impresa. Sei già reclutato per le prossime.

Siamo stati tutti bravi, buone corse!

domenica 15 luglio 2012

100km del Monte Grappa - i risultati

Belle notizie da Asolo (TV), dove il nostro ULTRA Andrea Boni Sforza ha portato a termine per il 2° anno consecutivo la durissima 100km del Monte Grappa, chiudendo la gara in 14h18’.

 
Una medaglia davvero “pesante” e una bellissima soddisfazione personale, a sole 8 settimane di distanza dai 202km della NoveColli Running.

La vittoria è andata al cremonese FEDERICO BORLENGHI, al traguardo in 9h11’, e tra le donne, alla padovana LISA BORZANI in 10h13’. La classifica è già disponibile su: http://www.asolorunning.it/

giovedì 5 luglio 2012

100km del Monte Grappa - il percorso

Sabato 14 e domenica 15 luglio si svolgerà la 2° edizione della 100km di Asolo, nota anche come “La 100km del Monte Grappa”. Di seguito una breve analisi del percorso del nostro ULTRA, Andrea Boni Sforza, che anche quest’anno sarà alla partenza dalla 100km più dura d’Italia !!!
Per ulteriori informazioni: http://www.asolorunning.it/


1° parte: Asolo-Possagno, 24km
Si parte alle 14, al caldo, ma dovrebbe essere ventilato e non troppo umido; subito 2km in dolce discesa, ma poi si affrontano 3 salite, una da 4km, un’altra da 3km, ed un altro strappo da 2km, colline secche e non dolci, con pendenze alte, del 7-10%. C’è anche un po’ di discesa, ma questi 24km sono già una gara, un piccolo “lungo” collinare, le gambe sono fresche ma spingere e spendere energie adesso per guadagnare qualche minuto significa buttare via l’intera 100km. Meglio tenere l’andatura sotto controllo e aspettare il fresco. GESTIONE ENERGETICA, corsa leggera.

2° parte: Salita Monte Grappa, 24km
La prima parte della salita, da Possagno al Salto della Capra, è lunga 12,2km, si passa da 268mt a 1445mt, pendenza media del 9.7%, è più dura dello Stelvio. Normalmente dura all’inizio, diventa sempre più ripida, i 2-3km finali sono al 18-20%, in alcuni tratti la salita sembra catapultarti all’indietro. Alcuni km si percorrono di passo in 10-12 minuti.
Solo dopo il salto della Capra ci sono 3km in leggera discesa, paesaggio spettacolare al crepuscolo, poi riprende dolcemente a salire, questi km non sono durissimi, ma gli ultimi 2-3km tornano all’8-9% prima di arrivare, col buio, ai 1740mt del Monte grappa. Salita epica. Servono ORE, a cui vanno aggiunti i minuti per la sosta necessaria a rifocillarsi e cambiarsi al 48°km della vetta, dove si entra nella notte. Per qualcuno è meglio cambiarsi al Salto della capra (37°km, tempo limite 7h30’), sul monte fa buio e fa freddo molto presto.

3° parte: Discesa Monte Grappa, 27km
Si scende da 1740mt a poco meno di 200mt, discesa non ripida, pendenza costante, chi ha le gambe per correre sciolto può recuperare bene. Attenzione a ripartire freddi dalla vetta del Grappa, le gambe possono risultare BLOCCATE da ore di salita “anomala” e dalla sosta, riprendere il ritmo non è facile, bisogna farlo con calma, senza andare in affanno, controllando che giunture, articolazioni e muscolatura tornino ad un movimento costante di corsa.

I primi 15-16km scendono sempre, sono infiniti, nel cuore della notte; poi dal 65°km al 75°km ci sono alcuni falsopiani, e il tratto finale della discesa è pericolosamente ripido. Serve calma e continuità nella corsa, la notte è lunga, la gara è ancora lunghissima, il traguardo lontanissimo. L’obiettivo è salvare le caviglie e le ginocchia.

4° parte: gli ultimi 25km
Finita la discesa, le gambe sono bloccate. Quadricipiti durissimi, è difficile riprendere confidenza con una corsa spinta, dopo tante ore le gambe sono molto stanche, correre può risultare difficile sia muscolarmente che fisiologicamente. Meglio riprendere fiato ed energie e provare a correre solo nei tratti più facili. Saranno necessarie molte soste in questa parte di percorso, è notte fonda, il corpo è debole, caffè contro il sonno. Da qui all’arrivo si susseguono due salite, una  non ripida ma lunga (4-5km) che riporta da 200mt a 400mt, poi al 92°km si torna alla collinetta che riporta su ad Asolo, 2km di salita mortale all’8-10%. Ma l’arrivo è finalmente vicino. ARRIVIAMO !!


lunedì 25 giugno 2012

Doping nelle Ultramaratone: annullare fatica e dolore è una scorciatoia

da ATLETICAWEEK.IT di Venerdì 22 Giugno

di Gianluca Di Meo


Mi ero sorpreso di vedere qualche settimana fa alla partenza in via de' Calzaiouli quel forte maratoneta lombardo barbuto e con l’orecchino, dall’aspetto piratesco e simpatico, che ho sempre visto volare nelle maratone e con un personale di tutto rispetto: 2ore e 24’ ottenuto a Marengo nel 2006. È Pietro Colnaghi.

Già l’anno passato mi sorprese la presenza non priva di polemiche di Alberico Di Cecco, fortissimo maratoneta olimpionico, incappato in un episodio doping che lo aveva costretto a scontare una squalifica qualche anno prima. Ed era stata una sorpresa vederlo sfidare un Calcaterra alla 100km del Passatore. Fu così meno agevole per l'atleta romano arrivare  primo in piazza del Popolo a Faenza rispetto alle precedenti cinque edizioni. L’affacciarsi ogni anno di questi forti maratoneti nel mondo dell'ultramaratona mi aveva fatto pensare, da una parte al movimento in crescita positivamente per la nostra nazionale, ma anche con un po’ di diffidenza,  riflettendo poi sul motivo di questo spostamento di interesse di forti atleti, rispetto alle vecchie 100km eroiche, in cui c'era spirito di conquista, di follia, di genuinità, un po’ come  i vecchi Giri d’Italia ciclistici di Coppi e Bartali con i tubolari attorcigliati al corpo e la fame negli occhi, lontani anni luce dai noiosi, livellati, bombati del ciclismo dei giorni nostri.
Non sono qui a scrivere puntando il dito contro nessuno, né tantomeno su Colnaghi che aspetta ancora il verdetto delle controanalisi, e neanche in quel caso mi sentirei di giudicare una persona che può avere sbagliato, anche in buona fede, anche ingenuamente. Spesso si può ignorare la composizione di un prodotto assunto per fini terapeutici o dimenticarsi di consegnare il certificato di assunzione prima dello svolgimento della competizione. Anche se la lista delle scuse e di certificati post positività ha una lunga e datata coda: dal  pianto  di Merckx nella stanza d’albergo di Albisola per una borraccia “scambiata”, al Lipopil per digerire le fettuccine di mamma Peruzzi, alle caramelle peruviane alla cocaina di Simoni, allo shampoo al Nandrolone di Fernando Couto… e così via.
Ci sono varie categorie di doping, che si sono arricchite ed evolute nel tempo: dagli stimolanti che annullano il senso di fatica, anabolizzanti che aumentano la sintesi proteica e incrementano la forza, ai betabloccanti che riducono il consumo di ossigeno e abbassano i battiti usati negli sport di concentrazione, alle sostanze coprenti di altre sostanze come i diuretici, agli ormoni, corticosteroidi  con effetto antinfiammatorio, anestetici, all’emotrasfusione del sangue e il doping di nuova generazione, la manipolazione farmacologica del sangue, quello più pericoloso e difficile da rintracciare perché sempre in continuo sviluppo, un passo avanti rispetto ai controlli.

Frequento il mondo dello sport da 25 anni, da ragazzo come ciclista, ed è sempre stato così: uno schifo. Prima però si tendeva ad insabbiare le positività scomode, a fare controlli finti e culminate con la chiusura per anni anche del nostro laboratorio di analisi più importante, l’Acqua Acetosa. Col tempo nei tribunali molti ex vuotarono il sacco. Si parlava di urine scambiate, nascoste in bagno nella carta igienica o addirittura urine di altri nascoste nel sedere in preservativi; si parlava del finanziamento da parte delle nostre maggiori istituzioni sportive alla ricerca di come l'eritropoietina potesse influire sulle prestazioni sportive e modificare i parametri umani sul recupero. Chiaramente si dichiarò che non si sapeva cosa si stesse finanziando per miliardi ma le nostre nazionali, soprattutto del ciclismo, in quegli anni vincevano tutto: dalla Milano Sanremo di inizio stagione al Giro di Lombardia che la chiudeva. Potrei addentrarmi anche più specificamente e precisamente su fatti ben accertati, ma è un argomento tanto vario ed interessante che lascio la discussione per un'altra occasione.

Il doping nello sport è figlio di una cultura, di una società, scarsa di principi, di valori, una società in cui violare le leggi, cercare scappatoie, sfruttare amici e conoscenti in tal posto per aggirare l'ostacolo, non rispettare il prossimo e cercare di incularlo sembra la strada migliore.

Medici di società che fungevano da controfigura a veri santoni, stregoni dell’illecito il cui motto era: "tutto quello che non viene trovato ai controlli non è da considerare doping”.
Anche i media hanno le loro responsabilità, perché non hanno esitato a esaltare le gesta eroiche dei campioni “farciti” guardando con fastidio e screditando chi invece parlava di frode sportiva, rischi per la salute e doping.

E non voglio quindi puntare il dito su un atleta trovato positivo e usarlo come capro espiatorio, come se fosse l'unico a farlo, come è stato crocefisso prima che si decidesse di cambiare il sistema marcio, un ragazzo senza capelli dal cuore d’oro che gettava la sua bandana prima di attaccare e farci emozionare, bersagliato come dopato dai media e, conseguentemente, dalla gente comune.

Si, perché la gente non riesce a capire la differenza tra una sostanza e l’altra, sulle leggi non scritte di un sistema di ipocrisia, falsità, omertà che fortunatamente sta cambiando.

Per lo spettatore medio il doping è la bomba di Fantozzi, qualche sostanza in grado di darti energia, di farti sentire Superman, come gli spinaci di braccio di ferro. Per lo spettatore medio una polverina che siano sali minerali, maltodestrine, creatina o un ormone sono la stessa cosa; e vedi amatori che comprano i prodotti vincenti e sembra che il sudore, la fatica, i sacrifici, la genetica servano molto meno di una bibita energizzante. Li vedi assumere prodotti colorati che potrebbe essere anche acqua sporca e immediatamente si sentono vitali, dei superman.

Sembrerà troppo banale e retorico, ma è proprio la cultura della società in cui viviamo che crea questa tendenza in ogni ambito della nostra vita. Dalla politica, alle frodi fiscali e allo sport.
Bisognerebbe partire dalle scuole, educando i bambini, bisognerebbe insegnare loro che vincere è bello ma è anche importante come; con lealtà, con il rispetto delle regole, il rispetto per l'avversario, accettando i propri limiti e riconoscendo chi è più forte di noi e, conseguentemente, avendo il rispetto di se stessi. Ed invece si insegna ai piccoli come imbrogliare l’arbitro, simulando, con la complicità degli stessi allenatori, si insegna a picchiarsi in campo, ad essere scorretti e questo atteggiamento parte in primis da chi invece dovrebbe educarli. Bisognerebbe insegnare loro le conseguenze di questi gesti, delle scorrettezze e della non lealtà.

Quel signore un po' in soprappeso che quest'anno alla 100km del Passatore è arrivato mezz'ora prima della mia ragazza saltando nel buio della notte in auto 2 o 3 volte per accorciarsi il percorso crede di non essere stato visto? Forse è stato l’unico? Il problema è un Colnaghi o un Di Cecco o il problema siamo noi? SIAMO TUTTI NOI? Quel signore che soddisfazione potrà avere avuto a finire una 100km in quel modo? Non aveva pazienza di metterci 3 ore in più? Ognuno ha la sua dignità e il rispetto per se stessi è soggettivo. Il doping non è altro che un problema iceberg di una cultura del biscotto, la cultura dell'aggirare le regole. I valori dello sport sono altri. Invece si improvvisano nel mondo amatoriale tapascioni che lo sport non sanno neppure cosa voglia dire, persone che per finire una gara devono prendere per forza antinfiammatori, stimolanti, creme e cremine, alcuni tagliano il percorso, qualcuno dà il chip all'amico più forte e quando perdono, invece di dire “bravo lui, io dovrò allenarmi di più!” sento dire “beh bisogna trovare il modo di raggiungerlo..…bè dovrei usare quel prodotto quella crema, quella pillola... quelle calze compressive..” e si poi per ultimo anche allenarmi di più.
E alla frase: “l'antinfiammatorio non mi fa andare più forte, e poi è lecito…" rispondo che anche l'autoemotrasfusione era lecita fino al 1984 e Moser ci ha fatto un record dell’ora. E per ogni disciplina ci sono sostanze più determinanti di altre. Per esempio nel tiro con l’arco un betabloccante che rilassa è fondamentale, mentre a un rugbista che fa dell'aggressività il suo pane lo farebbe scadere di prestazione.
Io corro da 10 anni le ultramaratone.

L’ultramaratona per me è poesia, eroismo, fatica, dolore, sudore, passione, .
Ma l’ultramaratona è anche dolore. E più si corre con passione e spostando l’asticella più in alto, più si rischia di incorrere nel dolore, che è parte integrante di questo sport.

Quindi, se per un ciclista un'anfetamina che non FA SENTIRE LA FATICA è determinante, per l’ultramaratoneta, che ha come chiave della riuscita dell’impresa la resistenza alla fatica e la sopportazione al dolore, che è pari al sudore versato negli allenamenti, allora anche un antinfiammatorio, che per me è sinonimo di farmacia, lo considero moralmente un aiuto. Fatica e dolore nel mio sport vanno di pari passo, ma è chiaro che per aggirare l'ostacolo come al solito bisogna prendere qualcosa che copra l'ostacolo. .
Da non dimenticare, inoltre, il pericolo che si corre “cancellando” temporaneamente il dolore con un antidolorifico, portando però il corpo al limite quando internamente qualcosa non va, sottovalutando l’insorgere invece di un problema, che sia un tendine infiammato o uno strappo muscolare o qualsivoglia dolore. Prendere un antidolorifico che ti permette di finire la tua gara non ti protegge dal rischio di farti ancora più del male, perché se in quel momento ad esempio il tuo tendine è “al limite” e lo porti all’estremo, peggiori ulteriormente le cose, col rischio di doverti fermare per settimane se non mesi. Ne vale la pena? Da atleta che corre per amore di questo sport credo proprio che sia da coglioni, perché si deve pensare al dopo, al domani, alla gioia che proverai a correre di nuovo.

Da ultramaratoneta ci dovresti correre sopra, vedere fino a che punto riesci con le tue forze e la tua volontà a resistere, ma con la tua intelligenza dovresti anche capire quando è il caso di fermarti. Prendendo un antidolorifico finisci la tua gara, magari col tempo che speravi, ma  rischi di farti ancora di più del male, perché vuoi camuffare un tendine che è magari al limite, ma se lo porti all’estremo, rischi invece di doverti fermare per settimane se non per mesi. Ne vale la pena? E’ ancora sport? Da atleta che corre per amore di questo sport credo sia da coglioni, pensando invece al dopo, al domani, al piacere che invece proverai correndo di nuovo rispetto alla rabbia di doverti fermare.
Tornando però al discorso sull’aiutino lecito o non lecito, proviamo a immaginare un dialogo con un atleta che la pensa diversamente.
Io: "Perché se senti dolore e non riesci a sopportarlo non ti limiti a fare i 10000mt?"
Risposta: "Perché non mi diverto."
"Si ma se devi andare in farmacia per finire un ultramaratona …?”
“Ma non voglio neanche che un'ultramaratona divertente diventi un'agonia portandomi un dolore dietro”.
Io:  "L'ultramaratona ha il rischio quasi certo di sentire dolore, di incontrare delle crisi, non sappiamo quando, non sappiamo in che forma si manifesteranno, ma sappiamo che le dovremmo superare con il nostro fisico e soprattutto con la nostra forza di volontà, per sconfiggerle e arrivare alla fine. La chiave dell’ultramaratona è resistere alle condizioni negative che ci arrivano dall'esterno come possono essere grandine, caldo afoso, freddo, vento o dall’ interno, come può essere un dolore a un ginocchio, crampi, un tendine infiammato, una crisi gastrointestinale, lo si sa. L’ultramaratona è sfidare se stessi in condizioni difficili. Se bisogna anestetizzare il dolore che è parte integrante della sfida di resistenza, parte integrante della forza di volontà e di sopportazione, perché non usiamo anche cortisone, anfetamina, insulina, una bella puntura di EPO…che non ci fa sentire neppure la fatica? Caspita, perché non ci ho pensato prima? Oltre il dolore, anche la fatica si può anestetizzare. La risposta più banale potrebbe essere: “Se fossero leciti, come è lecito l'Aulin si, lo prenderei. Ma allora basta che una sostanza sia lecita? Dicono che anche salire in auto per qualche km sia vietato dal regolamento."
La sua risposta: "eh no, ma quella è un'altra cosa, quella è scorretta!"
Io rispondo: "Se fosse lecita e non ti squalificassero e la facessero tutti saliresti in auto? basta che sia lecita o no una cosa per essere eticamente o no scorretta? Aggirare un ostacolo tagliando un percorso oppure usando una sostanza che non ti fa sentire la fatica e ti migliora il recupero che è illecita oppure usare una sostanza lecita che non ti fa sentire un dolore, che è un evento conseguente al tuo grado di allenamento ed è un fattore limitante nello sport di lunga distanza…che differenza c’è?"
Per me non esiste più o meno grave. Per me un aiuto per non accettare se stessi e il proprio livello di allenamento, per non accettare un fattore limitante che può essere la distanza, o la fatica o il dolore, è sempre una scorciatoia.
E come mi ha insegnato il mio maestro dell’ultramaratona, A.A., le SCORCIATOIE possono darti vantaggio in quel momento, ma a te stesso non ti arricchiscono, le SCORCIATOIE NON SERVONO A NULLA.
Per cui, prima di puntare il dito su Colnaghi che può anche aver sbagliato, prima di sparare sui campioni, che per quello che posso vedere molti sono figure positive dello sport, come ad esempio un Ivan Cudin e Monica Carlin solo per citare i primi due che mi vengono in mente ora, prima di additare un atleta che sbaglia, facciamoci un esame di coscienza sulla nostra cultura dello sport e guardiamoci attorno nelle retrovie, persone che insultano giudici, i vigili, i passanti distratti , quegli atleti che si lamentano coi volontari ai ristori, persone maleducate, nervose, che bestemmiano perché la loro gara non va come speravano; e poi guardiamo i primi della classe che si stanno giocando le posizioni di testa del Passatore, sorridono, ringraziano e portano avanti i valori più alti dello sport. Generalizzare è sempre sbagliato. Infatti non tutti sono così. Spero che mio nipote Thomas possa crescere in un mondo migliore, che possa giocare al gioco dello sport con impegno, sudore, ma anche col sorriso, senza barare, senza cercare la scappatoia lecita per aggirare le regole, che collabori a far sì che il mondo dello sport, di cui ho amato e amo tutt’ora  la parte poetica, romantica, faticosa e onesta, migliori, rinasca sul marcio e che a nessuno venga in mente che lo sport sia  aggirare gli ostacoli e farmacia. Utopia? Io sono un romantico.
Gino Bartali prima di spegnersi, osservando come si stava evolvendo l’uso di sostanze sempre più pericolose disse: “VERRA’ UN GIORNO CHE SU DUE CORRIDORI UNO FINIRA’ IN PRIGIONE E L’ALTRO AL CIMITERO. NON SI POSSONO FARE COSE SUPERIORI A QUELLO CHE CI DICE IL NOSTRO FISICO"